La Redazione

L’8 marzo è la giornata della Donna

Si è fatto un gran parlare in questi ultimi tempi di donne e soprattutto di violenza ai loro danni

Sono temi che non possono essere dimenticati l’8 marzo che,come molte ricordano,non è una festa ma una giornata…

Tanti auguri a tutte le Donne

di Antonio Lia

Caro Direttore,

ho letto su vari giornali che tutti cercano di discolparsi della responsabilità per questo triste avvenimento che si è abbattuto su Tricase perché non si tratta solo del crollo di un edificio ma dell’ACAIT, della storia esaltante e dolorosa perchè ha causato la morte di 5 persone che combattevano per non perdere il lavoro, di un monumento alla crescita, al progresso che vedeva coinvolto tutto il Capo di Leuca, da un luogo che da più di 100 anni era simbolo della capacità di stare insieme, di consorziarsi, di fare rete come si usa dire oggi. Voglio ricordare che l’ACAIT non sta a cuore solo ai cittadini di Tricase ma a tutto il Capo di Leuca. In quell’ opificio hanno trovato lavoro cittadine e cittadini di tutti i paesi del Territorio che, grazie all’ACAIT, hanno potuto soddisfare le loro esigenze familiari. L’ACAIT sta a cuore anche a noi di Specchia che sentiamo il dolore, per quanto è accaduto, allo stesso modo delle Cittadine e Cittadini di Tricase, perché Specchia negli anni ’50 era ACAIT, a Specchia il Consorzio aveva fatto costruire il Magazzino “Palummaru”. Di Specchia è stato il primo Presidente dell’ACAIT, il Conte Domenico Bartolomeo Risolo.

La verità, niente di più sovversivo. Diciamola: senza puntare il dito contro nessuno.

Quando al Comune di Tricase venne eletto il dottor Antonio Musarò si aprì finalmente un dialogo con il GAL. Ero Presidente di quella struttura che doveva, al momento della sua Istituzione, essere localizzata a Leuca; siccome ho guardato sempre a Tricase come Città a capo di un’area vasta, quella del Capo di Leuca,  con il Consiglio di Amministrazione decidemmo che la sede del GAL doveva essere a Tricase. La prima sede del GAL furono proprio gli Uffici dell’ACAIT, poi fittammo alcune abitazioni e poi con l’aiuto di Emanuele Chiuri fummo ospitati al piano terra di Palazzo Gallone dove il GAL ha ancora la sua sede.

Il Sindaco Musarò credeva nel GAL e a quello che avremmo potuto fare insieme.

Il Sindaco di Specchia, per essere stato tra i primi ad aderire alla FilmCommission, aveva un posto in Assemblea. La FilmCommission, tra le tante vulcaniche iniziative, doveva localizzare 2 Cineporto, uno a Bari e l’altro era previsto a Lecce; in Assemblea riuscì a far comprendere la necessità di guardare alle periferie spiegando che dopo Lecce ci sono altri cento Comuni e che Leuca  dista da Lecce ben 80 Km che sarebbe stato opportuno avvicinarsi verso i Comuni del Capo di Leuca e istituire il 2° Cineporto a Tricase. Chiesi, per questo, un sopralluogo e il Direttore Generale Maselli si disse disponibile; parlai della mia proposta al Sindaco di Tricase e gli suggerii che per il Cineporto potevano essere messi a disposizione alcuni locali dell’ACAIT; il Sindaco si disse disponibile. Fissai un appuntamento con Maselli a Tricase presso il Municipio dove il Sindaco ci aspettava; insieme andammo all’ACAIT, visitammo tutto il complesso e Maselli si dimostrò entusiasta del recupero di parte dell’opificio. Mentre ci avviavamo all’uscita, entrammo nella nursery e a Maselli spiegammo che quello era l’asilo nido aziendale; l’ACAIT aveva creato una struttura prima che una legge nazionale o regionale lo prevedesse. Maselli restò attratto e rapito nello scoprire che, nell’estremo sud del Mezzogiorno d’Italia, un’Azienda fosse così all’avanguardia nei servizi all’infanzia e chiese al Sindaco se poteva prendere una sediolina dei bambini per portarla a Bari in modo che in Assemblea avrebbe potuto dire la sua impressione positiva del sopralluogo, mostrare e raccontare quel che aveva saputo sul Consorzio. Il giorno successivo un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno parlava di furto all’ACAIT: “hanno rubato una sediolina della vecchia nursery”. Il dottor Maselli mi telefonò incazzatissimo dicendomi che per i Cineporto tutto restava come prima con le sedi di Bari e Lecce: “mi avete fatto passare per un ladro, scordatevi il Cineporto”.

Il Ministero dell’Industria, dopo la chiusura del Ministero della Cassa per il Mezzogiorno, divenne depositario delle risorse economiche, circa 100 Miliardi; con quei denari potevano essere recuperati edifici ormai dismessi. Ancora una volta pensai all’ACAIT; parlai con il Sindaco di Tricase della mia idea e trovai il dottor Musarò ancora una volta disponibile. D’accordo con il Sindaco invitai a Tricase l’Assessore Regionale all’Agricoltura Enzo Russo con il quale ci recammo al Consorzio, lo visitammo tutto. Russo restò colpito dall’edificio e si disse disponibile ad avanzare una proposta: i soldi ci sono, disse; possiamo benissimo accedere ai fondi ex Cassa per il Mezzogiorno perché le Regioni possono presentare proposte e questa mi sembra un’idea eccellente. L’Assessore Russo dopo poco tempo fu sostituito all’Assessorato con altro Consigliere Regionale con il quale non riuscimmo mai a parlare e procedere sull’idea di recupero dell’ACAIT.

Con l’Architetto Prof. Paolo Caputo docente al Politecnico di Milano, vecchia famiglia tricasina trapiantata a Napoli, ci siamo recati decine di volte a vedere dall’esterno il complesso ACAIT; abbiamo un poco anche fantasticato su quello che poteva essere realizzato; decidemmo di parlare con il Sindaco Musarò e il Professore Caputo gli spiegò alcune sue idee; Musarò si disse disponibile, poi si sciolse il Consiglio Comunale ed il Prefetto nominò il dott. Aprea Commissario. I rapporti con il GAL e  l’Architetto Caputo continuarono; presentammo, dopo averlo depositato al Comune (lavoro offerto al Comune di Tricase gratuitamente da Caputo), nella Sala del Trono il progetto per la riqualificazione del Complesso ACAIT: fummo quasi derisi e beffeggiati da alcune persone che avevano rivestito cariche pubbliche e da altri che le hanno rivestite dopo, tanto che il professore Caputo, amareggiato che la sua Tricase si era comportata in quel modo di fronte ad una offerta gratuita di un progetto che avrebbe potuto salvare e mettere in sicurezza e funzione l’ACAIT, andò via e non ha voluto in seguito più parlare di quell’argomento.

Il GAL nel 2011 aveva nel suo portafoglio più di 2 milioni di Euro da spendere nei Comuni che facevano parte della Società, incontrai i Sindaci per spiegare che, dividendo tra tutti i Comuni quella somma, non avremmo raggiunto nessun obiettivo per il territorio; se invece avessimo speso quella somma per un progetto che vedeva tutti i Comuni convolti e protagonisti avremmo realizzato un progetto che avrebbe dato risposte a tutto il territorio; i Sindaci si dissero d’accordo. L’idea, condivisa dal Commissario, era quella di ristrutturare buona parte dell’ACAIT, quella crollata era inclusa, fare nell’ACAIT la sede del GAL, creare un ambiente per un grande cervello elettronico da collegare con i Comuni aderenti al GAL, realizzare una galleria per promuovere i prodotti dell’Agricoltura e dell’Artigianato con una esposizione che durava tutto l’anno. Era previsto il recupero del frantoio oleario e il suo funzionamento con molitura ma che avrebbe potuto ospitare i turisti in degustazioni e farne un punto di commercio del prezioso alimento.

Andò via il Commissario e si tennero le nuove elezioni amministrative; fu eletto il nuovo Sindaco, si interruppe il dialogo che il Sindaco Musarò aveva avviato e si interruppero i rapporti con l’Assessore Regionale all’Agricoltura.

L’ACAIT ora è proprio incazzata per tanta trascuratezza, per tanto abbandono; così ha deciso pian piano di autodistruggersi. Ha già cominciato. Vogliamo fermarla mettendo in modo tutte le nostre forze e le nostre idee? Senza però demagogie ma con spirito di servizio per ridare vita a questo complesso pregnante di storia dell’intero territorio? Lo dobbiamo, sono sicuro che con molti saremo pronti a ricominciare.

Undici milioni e mezzo saranno gli investimenti sulle opere pubbliche previste dal Comune di Tricase per l’anno in corso.

E’ questo uno dei punti del Programma annuale approvato dalla Giunta Comunale il 15 febbraio.

Alla spesa si farà fronte con fondi comunali per 56 mila euro, con mutui della Cassa Depositi e Prestiti per circa 470 mila euro; circa 10 milioni deriveranno da entrate aventi destinazione vincolata per legge (Fondi comunitari, Contributi regionali e provinciali) ed euro 420.000 con fondi interreg Italia-Grecia assegnati allo IAMB per l’esecuzione dell’intervento “Ampliamento del centro esistente di formazione e divulgazione avamposto mare”.

PALAZZO GALLONE

Alcuni interventi riguarderanno Palazzo Gallone: sono previsti lavori di restauro e consolidamento dei paramenti murari delle facciate esterne e la valorizzazione della Sala del Trono e dell’ala sud est e sud ovest del primo piano. L’intervento di urgenza si è reso necessario stante le copiose infiltrazioni dovute alle recenti piogge all’interno della struttura muraria della facciata prospiciente piazza don Tonino Bello e Vico Vincenti. L’intervento riguarda il ripristino del sistema di scolo delle acque meteoriche, l’eliminazione delle essenze vegetali infestanti, il consolidamento statico di elementi lapidei distaccati e la risarcitura dei giunti.

PISCINA DI MARINA SERRA

Con un finanziamento di un milione e mezzo, rinvenienti da Fondi comunitari, nel quarto trimestre dell’anno saranno avviati i lavori per la messa in sicurezza e mitigazione del rischio geomorfologico del sito denominato Piscina in Marina Serra. In particolare i lavori interesseranno la ricostruzione delle parti interessate da fenomeni di dissoluzione ed erosione e dove sono presenti gli anfratti si interverrà riempiendo le fratture con resine; il tutto rinforzato con reti metalliche in acciaio inox colorate.

BIBLIOTECA DI VIA MICETTI

Altri lavori per circa un milione di euro, ancora una volta con Fondi comunitari, interesseranno la Biblioteca di via Micetti. Oggetto dell’intervento saranno il recupero del piano seminterrato ed altri lavori per rendere fruibile l’intero immobile anche con la realizzazione di un impianto ascensore che possa servire ogni piano; il tutto per realizzare nuove esperienze: scambio di libri, esperienze ludiche applicate alla lettura, storie narrate, sceneggiatura disegnata, abbattimento delle barriere percettive culturali, religiose e di genere.

CAMPO PALLAVOLO E BASKET

Con fondi comunali, nazionali e comunitari si dovranno trovare 200.000 euro per lavori di sistemazione aree esterne e adeguamento alle norme di sicurezza del campo coperto di pallavolo e basket.

EDIFICI SCOLASTICI

E poi interventi sugli edifici scolastici da quello di via Apulia, ai solai della scuola elementare di via Roberto Caputo, alla scuola primaria e dell’infanzia di Lucugnano.

PARCO CITTADINO

Ed infine lavori di sistemazione del Parco cittadino  in zona Lama (2° lotto) e di completamento per la messa in esercizio della rete irrigua per il riutilizzo delle acque reflue depurate, affinate e sterilizzate.

STRADE E PIAZZE

Dopo l’Estate anche lavori sulle strade comunali con la sistemazione di tre Piazze cittadine: Piazza Castello dei Trane nel rione di Tutino mediante la realizzazione della nuova pavimentazione in pietra calcarea locale, arredo urbano e rifacimento della pubblica illuminazione; Slargo antistante la Chiesa di San Nicola nel rione di Sant’Eufemia ove è presente un ipogeo, mediante la demolizione della esistente copertura dell’ipogeo e la realizzazione della nuova pavimentazione in pietra calcarea locale dell’area di pertinenza dell’ipogeo stesso e della chiesetta; Piazza Principessa mediante la sistemazione della parte adiacente la via Thaon de Revel con la realizzazione degli spazi a verde e la sistemazione dell’arredo urbano.

 

di Giuseppe R. Panico Strano paese quello dove tutto sembra andare contro un possibile sviluppo economico-imprenditoriale. Scarsa cultura? Burocrazia? Politica? Forse è colpa di ciò che noi siamo stati e continuiamo ad essere col perdurare di una mentalità antica e dominante, restia a cambiamenti ed innovazioni o proposte che non sorgano dal cerchio magico politico o politicante, poco propenso a ragionare in termini di bene comune e costo/efficacia. Strano paese quello dove la cittadinanza sembra esclusa o escludersi da una più attiva partecipazione democratica, atta a valutare meglio come vengono spesi i propri quattrini o quali siano, per le scelte di rilievo, i vantaggi/svantaggi delle varie opzioni.

Strano paese quello in cui, a fronte di scelte o progetti rivelatosi sbagliati o incurie disastrose, gli unici, a pagare in quattrini e sottosviluppo sono i cittadini. In quel paese non esiste infatti né una procedura di “recall” che consenta ai cittadini di licenziare in tronco i mal-eletti o i mal-facenti o poco-facenti, né per una “class action” contro i colpevoli o per costituirsi in giudizio come parte civile. Strano paese quello ove coloro che hanno avuto nella vita maggior fortuna o bravura, come cultura, economia, esperienze, si ritraggono nel comodo egoismo ed inerzia del proprio guscio. Ben lontani dunque da quel “giving back” (restituire), anche in termini di pensiero/opinione/dibattiti, la loro matura e affidabile esperienza e contribuire al progresso locale.

Strano paese quello ove anche le grandi scelte per il futuro non vengono prima approfondite e verbalizzate nelle commissioni comunali, o fatte oggetto di referendum comunale, ma lasciate al dominio antidemocratico e non di rado fallace del “pensiero unico”. Strano paese quello ove l’ecologia degenera in ideologia politica e ben poco si attua per uno sviluppo sostenibile che comprenda anche economia e benessere, senza i quali scappa ogni investimento e ogni nostro ragazzo. 

Strano paese è quello ove si fa un grosso mutuo per mettere sulle strade tanto nuovo asfalto e poi, pur senza neve e ghiaccio o transito di carri armati e cavalli ferrati, le sole piogge del primo inverno se lo portano tutto via, lasciandoci buche per strada e buchi in bilancio. In tal paese si è fatto un Piano Coste senza che mai la commissione turismo comunale si sia riunita per discuterne norme, suggerimenti e alternative se non quelle di qualche sdraia ed ombrellone a pagamento. Piove troppo e a catinelle. “Governo ladro” o “inefficiente” si urla vedendo l’ACAIT che va giù a puntate perché pure mal puntellato.

E se in paese è anche l’acqua dolce a toglierci le speranze, a Marina Serra fu l’acqua salata a spazzar via, e per ben due volte, le costose e improvvide passerelle in legno fronte-mare. A mezza strada fra costa e mare sono invece le acque reflue a farci tanto soffrire con la loro, ormai decennale, telenovela dalle tante puntate tecniche, economiche e giudiziarie. Per la triste telenovela ACAIT non possiamo non ricordare quella puntata a palazzo Gallone di circa sette anni fa.

Un bel progetto del GAL per trasferire i propri uffici con risanamento a proprie spese di parte dell’ACAIT e restituzione alla cittadinanza degli attuali pregevoli uffici in piazza Pisanelli. Nella sala del trono, rintronano ancora le sinistre e stridule voci di chi così vivacemente si oppose al progetto. Avrebbe consentito anche di trasferire a Palazzo Gallone la biblioteca comunale e non in una scuola più periferica, costosamente risanata ed ora meno frequentata. In piazza Pisanelli avrebbe rivitalizzato e acculturato il centro ed il salotto della città; lo avrebbe reso un elegante e più frequentato Centro Civico. Privato ora anche, con procedura quasi forzosa, delle Associazioni d’Arma, rimane sempre più deserto. E tornando verso il mare, alla sua economia e benessere per la prossima estate non potremo che avere un p

orto ancora mummificato nella sua difficile e pericolosa convivenza di nautica e balneazione e dal mancato potenziamento con nuove attività economiche e sociali (scuola di vela, supporto ai diversamente abili, sostegno ai nuovi corsi nautici presso l’Istituto professionale). I locali furono destinati ad altri scopi. Nel porticciolo di Marina Serra la nautica (come da Piano Coste) non sarà più consentita e trenta posti-barca verranno così soppressi. Eppure la stessa Commissione Europea, in un suo importantissimo e articolato “working document” del marzo 2017 non fa altro che riconoscere la grande importanza della nautica sotto gli aspetti economici, professionali e sociali, culturali ed ambientali e dunque anche per il lavoro dei nostri giovani neodiplomati. Si dice spesso che il futuro non può che derivare dalle scelte del nostro passato, come anche dalla consapevolezza del nostro presente e dall’avere visione di insieme, lungimiranza e capacità di realizzare.

Chissà se queste tre “magie” vorranno arrivare prima di Natale. Ecologia, ambientalismo e musei se degenerano in una cappa che tutto protegge, tutto conserva, tutto mummifica, di tutto si appropria, ostacolano altre economie e benessere. Il rischio è quello di diventare un periferico museo delle cere, che, senza una struttura economica propria o senza i soliti finanziamenti di uno Stato inefficiente e già in grave crisi, perde interesse e visitatori. Quello strano paese-museo chiude e poi la cera si squaglia.

La Redazione

Domenica si vota e l’augurio è ai cittadini che hanno possibilità di esprimere la loro volontà con il voto

Come si diceva una volta: è un diritto ed è anche un dovere. Il rischio di forte astensionismo, fenomeno certamente comprensibile, se divenisse realtà sarebbe la prova della crisi dello Stato democratico.

Malgrado i cattivi esempi di candidati calati dall’alto o da fuori o che si calano da soli e di quelli che sposano un programma per convenienza passando da un partito ad un altro, malgrado tutto ciò il non voto sarebbe non una protesta ma una resa.

L’8 marzo è la Giornata della Donna

Si è fatto un gran parlare in questi ultimi tempi di donne e soprattutto di violenza ai loro danni.

Sono temi che non possono essere dimenticati l’8 marzo che, come molte ricordano, non è una festa ma una giornata.

Chissà se questi due auguri, agli elettori e alle donne, potrà trovare una sintesi con la elezione di tante donne in Parlamento nella speranza che possano arricchire il panorama della rappresentanza politica.

di Pino Greco

Un'auto blocca il passaggio verso l’ambulanza …

ieri è morto Morosini, in questi giorni ha rischiato Joventino, domani chiunque altro

E’ sabato 24 febbraio 2018. Al palasport di Tricase c’è il big match tra le due squadre pugliesi che stanno lottando per il primo posto. Alessano e Gioia del Colle.

Palasport gremito in ogni ordine di posto. Buona anche la rappresentanza dei tifosi del Gioia del Colle. L’Aurispa Alessano non sbaglia. Porta a casa meritatamente tre punti per tenere dietro Gioia del Colle. Culafic e compagni sono semplicemente devastanti, regalando l’ennesima vittoria anche a quei Leones che sanno regalare colpi d’occhio spettacolari grazie a coreografie che trasmettono passione sincera e sportiva, fatta di solo attaccamento ai propri colori.

Fischio d’inizio alle ore 20.30. La partita regala spettacolo. Siamo al terzo set, dopo i primi due vinti dall’Aurispa .

Attimi di tensione e paura per Joventino ( atleta del Gioia del Colle) che ha accusato un malore accasciandosi sul pavimento del Palazzetto di Tricase. All’inizio si è temuto il peggio. Gioco fermo per l’intervento dei sanitari delle due squadre che hanno accompagnato tra gli applausi l’atleta barese negli spogliatoi.

Dopo qualche momento di attesa si è ripreso a giocare, nello stesso tempo i sanitari decidevano di accompagnare in ospedale il giocatore barese per ulteriori approfondimenti .

A quel punto Joventino viene trasportato in barella fuori dal palazzetto direzione ambulanza.

Una volta arrivati all’uscita di sicurezza , i barellieri sono rimasti inchiodati lì per un’auto parcheggiata fuori posto. Una Chevrolet, che non permetteva l’arrivo dell’ambulanza sul posto oltre che il passaggio per giungere al mezzo di soccorso con la barella.

Per fortuna la sicurezza interna prima, e alcuni tifosi poi, con l’aiuto dello speaker hanno invitato

“ l’idiota di turno”,così è stato classificato dai tanti tifosi presenti al palasport di Tricase a spostare l’auto.

Solo così si è potuto accompagnare finalmente lo schiacciatore del Gioia del Colle in ospedale con l’ambulanza. Trasportato al Panico di Tricase, le condizioni per fortuna non sono risultate preoccupanti. L’atleta è rientrato sano e salvo a casa.

E se fosse stato qualcosa di più grave ? La mente torna a Piermario Morosini, anni 25. Morto nel 2012. Morosini ha avuto un malore in campo durante la partita di serie B tra Livorno e Pescara. Morosini si accasciò al suolo.

I primi soccorsi furono immediati. Nonostante i primi soccorsi siano stati immediati, l’ambulanza è arrivata con qualche minuto di ritardo, a causa di un’altra auto che ne ostruiva il passaggio verso il campo. E a questo punto è il momento di una seria riflessione: “ ieri è morto Morosini, in questi giorni ha rischiato Joventino, domani chiunque altro”. Tutto questo perché ci troviamo molte volte davanti al comportamento arrogante dei “soliti idioti “. Questa la dichiarazione dei tanti tifosi che hanno assistito all’ennesimo episodio di inciviltà.

TACCUINO ELETTORALE  di Alessandro Distante

Diritti e doveri, onestà e competenza, responsabilità degli altri e anche nostra. Così nell’Editoriale di domenica scorsa scriveva Claudio Scamardella, direttore del Quotidiano da noi premiato nel 2016.

Mi limito ad aggiungere un altro binomio particolarmente di moda in questo periodo elettorale: furbizia e sincerità.

Il candidato tipo sembra ragionare così: “Dico quello che piace agli elettori e così, da furbo quale sono, aumento i consensi”.

All’improvviso, proprio alla vigilia del voto, la corsa è a dichiararsi contrari alla TAP, malgrado ben note prese di posizione a favore del tubo di un metro e mezzo di diametro; oppure ad affermare di aver sempre lottato contro la xylella anche se i risultati sono sotto gli occhi di tutti;

capita poi di sentire che le riforme sono state fatte (dalla scuola al jobs act) ma verranno riformate oppure che sono state votate ma per disciplina di partito; oppure scoprire che all’onestà gridata a gran voce si accompagnava una furbizia quotidiana nel più tradizionale adagio secondo cui le idee sono belle ma i bisogni sono tanti.

Ci sono poi temi del territorio che interpellano direttamente e da vicino i cittadini-elettori e che quindi costringerebbero ad una presa di posizione. In quei casi, furbescamente, il bravo candidato ha una soluzione o meglio una via d’uscita

(di fuga): non prendere posizione.

E’ quanto accaduto a Tricase dove, ad un incontro sulla 275, nessun candidato, o suo portavoce, ha ritenuto di partecipare.

Non sappiamo quindi cosa pensano di quella strada e, da lì, cosa pensano del Capo di Leuca, dell’ambiente, della sicurezza, del traffico e delle persone, dell’economia del Salento, del suo sviluppo e della rete di comunicazione, …..

Sono temi divisivi, pericolosi; accontenti uno e scontenti molti.

Ed allora: meglio dire e non dire; meglio fare gli equilibristi pur di raccogliere consensi; meglio fare i furbi più che i sinceri. Tutto questo premierà?

E soprattutto tutto questo è utile per un processo collettivo di riflessione sulla nostra terra e favorisce una consapevole espressione del voto?

 

la mia colonna di Alfredo De Giuseppe

Certo Tricase ha una sua specificità, anche nell’ambito della triste realtà del Sud Italia. Una specificità ancora da decifrare apertamente, che forse non esiste o forse così sfacciatamente vicina che noi non vogliamo vederla e accettarla. Mentre tutti i paesi limitrofi, da Specchia a Presicce, già tre decenni fa rivalutavano i frantoi ipogei, le grotte e le cantine, nel nostro paese solo due settimane fa, per merito di alcuni appassionati, è nato un comitato auto-denominatosi Tricase Sotterranea, dopo la scoperta di granai, cisterne e mura in Piazza Don Tonino Bello (che infatti fino a pochi anni fa si chiamava correttamente Piazza Antica).

È nata dunque Tricase Sotterranea per studiare e difendere quel poco che ancora si può salvare e conoscere.

Perché in fondo a Tricase non c’è educazione al bello, manca il piacere della conoscenza della storia locale: nel DNA di un popolo pieno di aristocratici, santi e lavoratori non c’era più spazio. Nessuno dei nostri amministratori si è mai preoccupato di salvaguardare il nostro sottosuolo e forse neanche altri beni, lasciati all’incuria e all’oblio, fra grossi cavi grigi, cabine elettriche dentro antiche mura e parcheggi ovunque. Tricase fra l’altro ha il primato di non avere neanche dieci metri di isola pedonale.

Nessuno ha valorizzato il Castello di Tutino, con il suo fossato e con la sua misteriosa origine. Tutto intorno un degrado non di povertà ma culturale: dove c’era una casa a corte, ci sono le mattonelle verdi, dove c’era un’antica masseria ci sono due appartamenti orribili, pure disabitati. Il centro storico di Sant’Eufemia che era riuscito a sopravvivere quasi intatto ai terribili anni ’70 e ’80 non ha retto alle nuove lottizzazioni che sono andate a modificare radicalmente l’assetto del territorio.

Lucugnano ha un castello abbandonato, diviso come un condominio degradato, in mezzo alla tristezza di una piazza che è brutta e neanche funzionale. Depressa non è mai decollata, forse per colpa del nome, come ironizza lo stesso Winspeare. La bellezza la trovi al Porto e alla Serra, specie dove aristocratici, nobili e santi hanno escluso negli anni scorsi qualsiasi insediamento. Quando sono state elargite concessioni, magari a parenti, amici e politicanti, hanno effettivamente il sapore del cazzotto in due occhi.

Mentre paesini come Melpignano diventavano punto di riferimento per un qualcosa, mentre Otranto decollava avendo una sola Chiesa, il popolo di Tricase, a cicli alterni, manda ad amministrarci gente che ha litigato seriamente fin da piccolo con la Cultura e la Bellezza e allora tutto si capovolge e tutto diventa uguale, inutile, fine a sé stesso.

Così pare non aver mai amato Palazzo Gallone, a suo tempo devastato, derubato e destrutturato. O l’ACAIT prima acquistata come un gioiello e poi lasciata a marcire in attesa di un’idea che fosse una (fino al crollo di questa settimana). Così come per il convento dei Domenicani, avvolto nel mistero degli uffici tecnici del nostro Comune, con cunicoli, trappole e nascondigli che nessuno ancora ha appieno esplorato.

Poi, a cicli alterni, gli Eletti del Popolo decidono che una manifestazione internazionale sul cinema indipendente come il SIFF non ha alcuna importanza, e forse neanche altre manifestazioni più organiche, lungimiranti e attrattive, a meno che non sia una scorribanda televisiva o una passerella di quasi famose modelle e di quasi rimodellati modelli. E il popolo applaude con un buon grado di consapevolezza masochista.

E ogni volta, con gran fatica, bisogna ricominciare, bisogna lottare per una nuova ripartenza che ha un solo grande limite: non crea quel senso di continuità su un progetto di città condiviso. E ci fa sprofondare dentro un buco di ignoranza, questo sì sotterraneo, che però non ha la bellezza, l’odore e la storia di un frantoio ipogeo, di un castello o di una masseria con le pietre a secco. E tutti dicono: non c’è futuro senza storia e io aggiungo non ci sarà mai più arte nel futuro se non c’è l’osservazione del presente.

La specificità forse sta proprio in questo: nessuno dei nostri governanti, per un chilo di voti, ha mai detto che non si può costruire ovunque, che non è possibile distruggere tutta la storia, che non è possibile vivere senza memoria e senza nuovi stimoli. È ora di pretendere da tutti un atteggiamento più responsabile, più attento, meno superficiale, meno provincialotto. Per decifrare Tricase, per capire cosa vogliamo, non possiamo vivere altri decenni dentro un sotterraneo buio (vado a rileggere “Memorie dal sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij).

ELEZIONI del 4 marzo 2018

di Antonio Scarascia

Ha destato stupore nell’opinione pubblica tricasina la nuova denominazione Collegio di Casarano attribuita al collegio Sud pugliese, collegio che nel passato aveva sempre avuta la denominazione di Collegio di Tricase.

Effettivamente quella denominazione ha una lunga storia che risale al 1860 per quanto riguarda l’elezione della Camera, mentre è naturalmente più breve per l’elezione del Senato, essendo stato di nomina regia fino al 1946.

Il collegio di Tricase fu istituito con il regio decreto n. 4513 del 17 dicembre 1860, in vista delle prime elezioni politiche unitarie, unitamente agli altri 443 collegi in cui fu  suddiviso il territorio italiano, che ne riservò 9 alla provincia di Terra d’Otranto (Lecce, Taranto, Gallipoli, Brindisi, Massafra, Manduria, Campi Salentina, Maglie e Tricase).

Il criterio che presiedette alla loro costituzione fu l’accorpamento di un certo numero di mandamenti elettorali amministrativi limitrofi -  i mini collegi che eleggevano i consiglieri provinciali – e l’individuazione del comune capocollegio nel comune più popoloso.

Il collegio di Tricase nacque come accorpamento di sette mandamenti limitrofi, cioè Alessano, Gagliano del Capo, Presicce, Poggiardo, Ruffano, Ugento e Casarano, comprendente in totale 24 comuni dei quali Tricase era il più popoloso contando 5.319 abitanti, (contro i 4.035 di Casarano), ciò che gli dava titolo alla instestazione del collegio

Il debutto del collegio tricasino nelle prime elezioni politiche del 27 gennaio 1861 fu un debutto storico perché vide la partecipazione del nostro concittadino Giuseppe Pisanelli, il quale però perdette il confronto con Liborio Romano, potente ministro dell’interno, per 217 voti contro 453, anche se poi la sua candidatura fu recuperata nelle elezioni suppletive del 7-14 aprile per l’assegnazione dei seggi vacanti, nelle quali restò eletto per il collegio di Taranto.

Il collegio ebbe negli anni alterne vicende. Restò in vigore fino alle elezioni del 1880 (settima legislatura unitaria), poi fu soppresso nel 1882 quando il numero dei collegi fu ridotto a 135 e nella nostra provincia ne furono mantenuti solo tre, denominati Lecce I, Lecce II, e Lecce III. Fu poi ricostituito nel 1891 e rimase in vigore fino al 1919 con l’inglobamento di tutti i collegi della provincia nell’unico collegio intestato ancora al suo capoluogo.

Durante il periodo fascista il collegio di Tricase, come tutti i collegi uninominali, non ebbe più storia per l’introduzione di un sistema plebiscitario nel quale veniva votata una lista precostituita di deputati,  e per l’abolizione della stessa Camera elettiva (legge n. 129/1939),  sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni, composta da membri di diritto, titolari di cariche nel partito o in enti statali o corporativi.

Il collegio uninominale ritornò in vita con la nascita della Repubblica, ma fu utilizzato non più per la Camera dei deputati, la cui elezione si basava e si basa su un sistema proporzionale con circoscrizioni plurinominali, ma per l’elezione del Senato, la cui legge istitutiva (n. 30/1948) previde la suddivisione della regione in tanti collegi uninominali per quanti senatori le spettavano.

In quell’occasione il territorio provinciale fu suddiviso in tre collegi, denominati  Lecce, Gallipoli-Galatina, Tricase, quest’ultimo comprendente 44 comuni del Sud Salento, compreso il comune di Casarano.

Il sistema introdotto nel 1948 rimase in vigore fino all’agosto del 1993 e durante quel lungo periodo il collegio di Tricase ebbe spesso l’onore della cronaca nazionale, in ragione di candidature eccellenti che trovarono spazio nelle liste della Democrazia Cristiana come quelle del presidente nazionale delle ACLI Marino Carboni (eletto nel 1976) e del magistrato Claudio Vitalone (eletto nel 1979 e nel 1983).

Nel 1993 i confini dei collegi furono rideterminati (dlgs n. 535/1993) e i collegi leccesi ebbero una individuazione meramente numerica  (n.7, n.8, n.9), senza indicazione del comune capocollegio. Su questa base si svolsero le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001, mentre dal 2005 l’elezione è avvenuta in base alla legge n. 270 del 2005 con un sistema elettorale di tipo proporzionale, che non prevedeva collegi uninominali.

I collegi uninominali sono stati riportati in vita dall’attuale legge di riforma. La norma di riferimento è il dlgs 12 dicembre 2017, n. 189  rubricato “Determinazione dei collegi elettorali della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica” adottato in attuazione dell'articolo 3 della legge 3 novembre 2017, n. 165. Ebbene il decreto ha reintrodotto i collegi uninominali, ma ha anche individuato formalmente il criterio per la denominazione del collegio nella maggiore consistenza demografica del comune del raggruppamento.

Nella Tab. 1- Puglia allegata al decreto sono indicati i tre collegi della provincia di Lecce (n. 7, n. 8 e n. 9), con la denominazione di Lecce, Nardò e Casarano. L’intestazione a Casarano del terzo collegio leccese è naturale conseguenza della sua maggiore dimensione demografica rispetto agli altri 49 comuni del raggruppamento.

Questa la ragione del cambiamento. Se l’apparente perdita di ruolo del nostro comune può urtare la nostra sensibilità, ci conforta il fatto di non essere stati pretermessi per ragione politica, ma per il dato oggettivo della demografia che ha giocato a favore di Casarano.  Comune che, in verità, ci aveva superati quanto alla popolazione sin dal 1921, quando al censimento di quell’anno registrò 9.080 abitanti contro gli 8.659 del nostro Comune, ed incrementò il dato, decennio per decennio, fino all’attuale livello di 20.285 contro i 17.581 di Tricase (dato Istat del 2015).

Depressa. Sette piccole discariche segnalate dai cittadini

Egr. Sig. Direttore, gentilissimi redattori de il Volantino,

vorremmo segnalare una situazione che, a nostro avviso, è piuttosto grave, ossia le numerose discariche a cielo aperto, delle più svariate tipologie di rifiuti, che si possono trovare appena si esce fuori dal nostro centro abitato di Depressa.

Le zone interessate sono tante. Si passa dalla strada alle spalle del cimitero fino ad arrivare all’inizio della “ Cosimina”. Tutte in territorio di Depressa.

Si trova di tutto. Scarti edili, pneumatici, fusti di rifiuti ,frigoriferi, eternit,un salotto, ecc. ecc.  Sono 7, le piccole discariche che sorgono tra alberi di ulivo e campi coltivati, a poche centinaia di metri  dal centro abitato.

Alleghiamo alcune foto in merito. Con la speranza che qualcuno si muova.

Sindaco Carlo Chiuri  “di Depressa”, in primis.

Grazie per la Vostra sensibilità.

Un gruppo di cittadini di Depressa

 

La vice sindaco Antonella Piccinni: “bonificheremo tutto quanto prima

Sette discariche abusive a Depressa .Veri episodi di inciviltà e degrado ambientale

C'è scritto a chiare lettere.CAFONI E INCIVILI CHI BUTTA I RIFIUTI. VERGOGNA”.

Lo hanno scritto i cittadini che vogliono una Depressa più pulita.

Depressa, circa 1400 residenti. Insieme a Lucugnano, costituisce frazione di Tricase. Sono sette le discariche abusive di media dimensione. La piccola frazione è circondata da discariche nocive.

Si possono trovare appena si esce fuori dal centro abitato. Le zone interessate sono tante. Svariate le tipologie di rifiuti presenti: Una situazione che, a nostro avviso, è piuttosto grave.

Questa la dichiarazione di alcuni cittadini che ci hanno accompagnato nel triste percorso dei rifiuti.

 

Le zone interessate sono tante. Si trova di tutto. Ci sono quelli che svuotano i fusti di vernice, scarti edili, calcinacci e materiale elettrico. Non mancano quelli che, per evitare il viaggio fino alla discarica si liberano di computer, gomme di auto, salotti e qualsiasi altro rifiuto ingombrante dove capita.

 

Tutto in territorio di Depressa. Tutto cestinato per strada.

 

Si passa dal percorso alle spalle del cimitero fino ad arrivare all’inizio della “ Cosimina”.

Sono tutte strade di campagnetra alberi di ulivo e campi coltivati, strade poco illuminate, spazi poco frequentati e aree di facile degrado da usare come pattumiera.

 

Tutto a poche centinaia di metri dal centro abitato.

In una zona sprovvista di telecamere di videosorveglianza

 

Purtroppo il fenomeno delle discariche a cielo aperto, è ancora una piaga per la Città di Tricase.

Un sporco lavoro di chi non si fa scrupoli a usare terreni , strade o incroci come spazzatura.

 

E’ mai possibile che non si riesca a risolvere questo problema

 

 

 

 

 

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