Marina Serra di Tricase, 16 settembre 2017 ore 17 circa.
Il più grave scempio che la comunità religiosa potesse immaginare
E’ stata distrutta anche la statua del Santuario Madonna dell'Assunta a Marina Serra.
Ignoti o forse un singolo soggetto, si sono introdotti nella Chiesa ed in poco tempo hanno distrutto tutto quello che avevano a tiro a cominciare dalla statua della Madonna, per proseguire con altare, banchi, e immagini
Qualcuno dice di aver visto un uomo con la barba aggirarsi nei pressi del Santuario…
nel pomeriggio di oggi
LA " MISURA E' VERAMENTE COLMA !" di don Donato Bleve
All’ ill.mo SIGNOR SINDACO del Comune di Tricase
All’ill.mo Signor Capitano dei Carabinieri di Tricase
All’ill.mo Signor Comandante della Polizia Locale
All’Ill.mo Signor Prefetto di Lecce
Carissimi,
sono decenni che su piazza dei Cappuccini, nel capoluogo, si gioca a pallone. Anni orsono c’era una certa sensibilità religiosa e una qualità migliore di ascolto e di obbedienza da parte dei figli verso i genitori e dei ragazzi verso gli adulti. Oggi non è così, ormai da tempo. Su piazza dei Cappuccini, e soprattutto, se non “solo” , su questa, i ragazzi continuano a giocare, senza alcun rispetto per nulla e nessuno.
Il “bersaglio” continuo è la chiesa dei Cappuccini. Sono tanti anni che chiedo al Sindaco della Città, oralmente e diverse volte per iscritto, di intervenire, almeno nei giorni e nelle ore delle celebrazioni per dissuadere i ragazzi dal gioco che diventa tante volte pericoloso. Ho dato suggerimenti e fatto proposte, ma nessuno mai mi ha ascoltato, né Commissari né Sindaci . Ora la misura è colma! Caro Sindaco e cari responsabili della sicurezza, per dirvi l’ ultima : Ieri sera, sabato 02 settembre 2017, alle ore 18,00, mezz’ora prima della celebrazione, ho cercato per l’ennesima volta di persuadere i tanti ragazzi di allontanarsi da vicino alla chiesa e di rispettare anche gli “Altri” , che “hanno diritto” ad esprimere con serenità la loro fede e che la chiesa non può essere continuo bersaglio di gioco.
Si sono allontanati per qualche minuto, poi hanno ripreso a giocare come sempre. Una pallonata ha colpito una giovane signora, che con la sua bambina di qualche mese, sull’ingresso della chiesa partecipava, come poteva, alla Messa, mentre il marito era dentro. La pallonata era così violenta che il pallone è entrato in chiesa e ha colpito in testa un’altra persona. E questo si ripete sempre, ogni volta che c’è una celebrazione. E’ giusto? Giudicatelo voi, che siete i responsabili dell’ordine pubblico, coloro che devono tutelare i cittadini e difenderli. E’ giusto? Giudicatelo voi, cari Signori, che avete il compito di curare il rispetto delle leggi e della legalità. Ho chiesto ad una persona competente: “Si può giocare a pallone sulle piazze?” .
Mi ha risposto: “Non si può giocare sulle piazze pubbliche!” . Sarà solo il pensiero di uno , sia pure “molto competente”?.Se già ci dovesse essere una Legge che lo impedisce ed è sempre “violata” , di chi è il compito (dovere) di farla “rispettare” ? Giudicatelo voi stessi, “tutori dell’Ordine Pubblico” .Negli anni scorsi ho chiesto ai Sindaci che si sono succeduti e ai Commissari di provvedere ad un’area di rispetto davanti al “Monumentale Complesso dei Cappuccini”, che da il nome a tutta la piazza ma che è il Monumento più “offeso” della Città.
Ho anche detto che la “parrocchia si sarebbe accollato le spese” Ma sono state proposte inascoltate, sempre e da chiunque si è fregiato del titolo con la fascia di “Primo Cittadino” o con divise che specificano i ruoli di “servizio alla Città e al Territorio”. Voi lo sapete, dipendenti della Polizia Locale e dell’Arma dei Carabinieri (questi ultimi in verità poche volte e solo per non disturbare!) quante volte siete stati chiamati – o, se volete, disturbati - da me direttamente per telefono per questi problemi.
Se “qualche volta” uno/due vigili della Polizia Locale, su mia insistenza, è passato dai Cappuccini, lo ha fatto per un attimo e poi se n’è andato subito, e i ragazzi hanno ripreso a “disinteressarsi del suo passaggio” .Ringrazio per le rare volte ... ma in tanti anni non è cambiato nulla. E non si tratta di “privilegi” , ma solo di “legalità e rispetto degli altri”.Giudicatelo voi stessi, Signor Sindaco e rispettabili Tutori dell’Ordine Pubblico, se tutto ciò è giusto o se è solo una “pretesa” .
Confido nella vostra sensibilità e nel vostro “senso di responsabilità”, con la speranza che si affronti subito questo problema. E potrei citarne tanti altri.
Diversamente farò una denuncia legale e anche una denuncia pubblica.
Piazza dei Cappuccini deve essere la piazza delle manifestazioni intelligenti e culturali, del passeggio sereno dei Cittadini, del riposo degli anziani e dei lavoratori, dello svago semplice e “sicuro” dei Bambini e delle persone di passaggio, non del pericolo e della maleducazione, della bestemmia, del menefreghismo ... e così via.
Ringrazio per la pazienza che avrete dovuto avere nel leggere quanto ho scritto, ma, come ho affermato all’apertura di questa lettera, la “misura è veramente colma! ” .
A Voi i miei rispettosi saluti.
E’ tutta colpa mia....
Un silenzio irreale irrompe nella stanza... i sensi si acuiscono, in attesa... Anna vorrebbe fermare il respiro, farsi invisibile, non farsi trovare. E’ l’attimo prima e lo percepisce con tutta la frustrazione che dà l’impotenza.
L’attimo dopo è la mano che si abbatte violenta, pesante, sul suo capo, poi sul viso, sul tronco, sulle braccia. Soprattutto, con lucidità, sulle parti meno esposte.
Spinta contro il muro, ridotta all’angolo.
Zero possibilità di fuga, zero possibilità di competere con una forza brutale e incontrollata.
La primitiva e magnificata superiorità dell’uomo sulla donna raggiunge la sua espressione più tangibile.
Ha tempo e modo, Anna, di realizzare questo concetto, mentre paura e stupore le inondano anima, cuore, cervello.
Un fiume caldo e melmoso, una piena scomposta di sentimenti e sensazioni scorre alla rinfusa nei tracciati venosi del suo corpo umiliato. Quegli istanti sono come gli istanti prima della morte, perché in quei momenti Anna vede sé stessa e tutta la sua giovane vita passarle davanti.
Cosa ho fatto di male? si chiede. Lo sa che non ha fatto niente, ma che importa?
L’animale si ferma. Arretra soddisfatto. Si ritira.
Ora sembra calmo.
Ha dato la lezione, ha ristabilito le distanze, ha ristabilito l’equilibrio.
Ognuno deve avere il suo ruolo. Invalicabile.
Ci vogliono regole
– è solito dire, e se Anna ogni tanto lo dimentica, lui è costretto a ricordarglielo. Anche con le cattive.
Non è colpa sua se lei capisce solo quelle.
Anna si ricompone, senza fiatare. – Passa il polsino della maglia sul viso, umido di muco e di lacrime: poche, perché Anna da qualche tempo non riesce quasi più a piangere.
Ancora un po’ e poi riprenderà da dove aveva lasciato prima di quell’attimo e tutto ritornerà normale.
Adesso Anna è dolorante e ha pensieri confusi ma nelle prossime ore realizzerà, come sempre, di averle meritate.
Proverà compassione, non per sé, ma per l’animale.
Lo giustificherà e sempre più si adeguerà. Anna non sa ancora, però, che, poco per volta, lei cambierà. L’umiliazione, il dolore, la vergogna sempre più scaveranno nella sua anima solchi profondi, lacerazioni insanabili, sacche abissali di vuoto assoluto.Anna ha acceso la radio. Canticchia tra sé, un filo appena di voce, per non urtarlo, per non apparirgli sfrontata. Più tardi potrà cantare liberamente, a voce piena, e sa che a lui farà piacere sentirla. Non è successo niente , pensa Anna.
E’ tutta colpa mia... Ancora un po’ e tutto tornerà come prima...
Sabato 5 agosto, nei locali dei magazzini Pitton Cavalieri, in località “Campoverde”, si è tenuta una sobria cerimonia dedicata al centenario della nascita di Corrado Cavalieri, ideatore e cofondatore della ditta, deceduto il 3 dicembre 1984.
In sua memoria è stata scoperta una targa lapidea, a testimonianza dell’imprenditore commerciale a cui si deve quella struttura, ancor oggi attiva, che ha creato posti di lavoro e produttività nel settore per sette decenni.
Il figlio Franz Cavalieri lo ha ricordato in una commossa retrospettiva, sottolineando alcuni aspetti significativi che hanno caratterizzato tutta la sua esistenza: la gioventù trascorsa all’insegna della famiglia e del lavoro (sesto di nove figli, nati da Arnoldo ed Elisa Morciano, storica famiglia di imprenditori e commercianti tricasini), l’amor patrio (il servizio di leva nel 1937 dapprima a Trieste, poi a Pola, e la successiva permanenza sul fronte dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale), la famiglia (il matrimonio nel 1947 con Alide Pitton e la nascita dei figli), il ritorno a Tricase e la fondazione della società insieme al suocero Giuseppe Pitton. Prima della successiva cerimonia religiosa presieduta da Don Flavio Ferraro, sono stati ricordati i numerosi dipendenti che hanno orgogliosamente prestato servizio nella ditta in questo lungo arco di tempo.