Il presidente della Regione Puglia, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi sabato 19 settembre 2020 in Puglia, sono stati registrati 3.717 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 108 casi positivi: 40 in provincia di Bari, 12 in provincia BAT, 3 in provincia di Brindisi,  43 in provincia di Foggia, 6 in provincia di Lecce, 3 in provincia di Taranto, 1 residente fuori regione.

E’ stato registrato 1 decesso nella provincia Bat.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 372.288 test.

4.278 sono i pazienti guariti.

2.088 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 6.944, così suddivisi:

2.680 nella Provincia di Bari;

563 nella Provincia di Bat;

756 nella Provincia di Brindisi;

1.649 nella Provincia di Foggia;

749 nella Provincia di Lecce;

493 nella Provincia di Taranto;

53 attribuiti a residenti fuori regione;

1 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

DICHIARAZIONI DEI DG DELLE ASL:

Dichiarazione del Dg Asl Bari, Antonio Sanguedolce: “Il Dipartimento di Prevenzione oggi ha registrato 40 nuovi contagi. La positività al Sars-Cov 2 riguarda in particolare 31 contatti stretti collegati a casi isolati in precedenza e sottoposti a sorveglianza epidemiologica, mentre per i restanti 9 casi sono in corso i necessari accertamenti”.

Dichiarazione del Dg Asl Brindisi, Giuseppe Pasqualone: “In provincia di Brindisi il Dipartimento di prevenzione ha individuato, attraverso l'attività di contact tracing, tre persone positive, collegate a casi già noti”.

Dichiarazione del Dg Asl Bt, Alessandro Delle Donne: “12 i casi registrati oggi nella Provincia Bat. Si tratta di contatti stretti di altri casi positivi registrati nei giorni scorsi e solo in 3 casi sono ancora in corso le indagini epidemiologiche a cura del Dipartimento di prevenzione”.

Dichiarazione del Dg della Asl Foggia, Vito Piazzolla: “Sono 43 le nuove positività al COVID 19 registrate in data odierna in provincia di Foggia. Di queste: 31 sono contatti di casi già noti; 8 sono persone sintomatiche, 4 sono cittadini stranieri presenti sul territorio provinciale.

La ASL Foggia sta monitorando costantemente la situazione di una residenza per anziani dove, al momento, sono stati registrati 8 casi positivi al COVID 19. 

Immediatamente sono stati attivati tutti i protocolli per la messa in sicurezza degli ospiti e degli operatori. Il Dipartimento di Prevenzione ha effettuato un sopralluogo all'interno della struttura.

Il servizio di Igiene sta ricostruendo la catena dei contatti.

Oggi pomeriggio saranno sottoposti al tampone i restanti ospiti e tutto il personale per un totale di 80 persone.

La rete anti COVID della ASL Foggia è attiva anche con le USCA, per l'assistenza a domicilio dei pazienti positivi, e con l'unità del Servizio di "Malattie dell'Apparato Respiratorio" qualora ve ne fosse la necessità”.

Dichiarazione del Dg Asl Lecce, Rodolfo Rollo: “Sono 6 i casi registrati oggi dalla Asl Lecce: 4 sono contatti stretti di casi già noti, uno è un residente rientrato dalla Sardegna, l’altro un residente su cui sono in corso le indagini epidemiologiche del nostro Dipartimento di prevenzione”.

Dichiarazione Dg Asl Taranto, Stefano Rossi: “Due dei tre casi di Covid rilevati in provincia di Taranto sono da attribuirsi a contatti stretti di casi di positività; invece, una donna negativa in precedenza al primo tampone si è positivizzata ed è ricoverata presso il reparto infettivi del Moscati, anche a seguito delle patologie pregresse”.

di Cesare LIA
 
Il pubblico incontro dei candidati a Sindaco di Tricase di lunedì sera in Piazza Cappuccini, condotto dall’Avv. Alessandro Distante, mi ha fortemente deluso.
 
Da giovani preparati e da un passato politico, escluso l’Avv. Donato Carbone, di sicura ed incontestabile esperienza, mi sarei aspettato un programma innovativo da affrontare nei prossimi cinque anni con proposte di reale sviluppo della nostra Città. Invece, belle parole, programmi di ordinaria amministrazione che, forse, risolveranno alcuni aspetti e lacune amministrative del passato ma che non si pongono nell’ottica di un reale sviluppo del nostro centro.
 
Credo non valga molto ripetere che Tricase è la più bella terra della Provincia di Lecce, ognuno esalta il proprio territorio e che essa ha le potenzialità di risolvere problemi ambientali, sociali ed economici.
 
Occorre non solo far seguire l’interesse per il potenziamento degli uffici, per quel che consente la vituperata legge Bassanini, ma provvedere a redigere e sostenere programmi di vero sviluppo territoriale ed istituzionale. Nessuno ha parlato nella necessità di riprendersi un ruolo di guida del Capo di Leuca, come era nella passata e vituperata prima repubblica; nessuno si è posto il problema di aprirsi ad una Europa che ancora considera, per nostra colpa, queste terre la sua periferia e non il centro di un sistema economico e sociale che la Storia
le ha sempre riconosciuto dai tempi dell’antica civiltà greco-romana.
 
Abbiamo studiato la storia con lo sguardo verso i popoli del nostro e non verso il bacino del Mediterraneo, che ha caratterizzato la nostra cultura e la nostra economia. Solo nelle iniziative dell’Avv. Maurizio Raeli, tricasino e Presidente del Chiam di Valenzano, vedo un barlume ed uno sforzo di programmazione in tal senso e la ripresa di una discorso del passato, dei tempi della regata della Magna Grecia di Tommaso Quaranta ed altri; il tentativo, a differenza di altre località della stessa provincia di Lecce (Otranto, Castro, S. Cesarea), di aprirsi al futuro guardando un glorioso passato. Sostenere che il nostro è un territorio ameno e strategico e, poi, fermarsi alla riorganizzazione degli Uffici, agli asfalti delle strade, alla pulizia del paese, è poca cosa per Tricase, è ordinaria amministrazione, amministrazione di routine, che è necessario fare in termini ordinari e che può essere affidata ai burocrati dell’amministrazione ma non ha nulla a che vedere con una programmazione di sviluppo della quale Tricase
avrebbe bisogno.Se mi sarà dato il tempo, tra la prima consultazione elettorale ed il ballottaggio, pubblicherò il mio
programma elettorale di 40 anni fa per dimostrare che è passato invano un tempo così lungo senza progredire ma regredendo sempre di più in una sorte di vortice che porta verso il basso e non verso l’alto.
 
L’Avv. Distante, nel suo intervento iniziale, aveva pienamente ragione nel ritenere retrogrado il voler pensare ad una partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica con iniziative che lasciano il tempo che trovano, quando già con il nostro Statuto, prima stesura, su sua iniziativa venuta dalla frazione di Depressa, si decise di consultare periodicamente i cittadini dei vari rioni e delle frazioni per informare e conoscere le esigenze del territorio e inserirli, con un parere scritto, nel procedimento amministrativo dei più importanti atti del Comune.
 
Erano i tempi della vituperata D.C. contro la quale tutti gli altri partiti si scagliavano per i consensi che riceveva ma che aveva impostato discorsi a largo respiro con visioni oltre il naso. 
 
A mio avviso occorre guardare indietro e riconoscere l’errore che commisero i tricasini nel non realizzare il porto dal Quadrano a Punta Cannone, un porto che già all’epoca sarebbe stato di enorme importanza ed oggi sarebbe stato un porto turistico a livello del toscano Punta Ala. Ricordo quando, da assessore regionale ai Lavori Pubblici telefonai da Bari al Sindaco di Tricase per chiedergli l’approvazione di un porto che l’Ing. Marzo aveva preparato perché avevo miliardi di lire di contributi europei da impegnare in Puglia a seguito dell’impossibilità di realizzare il porto di Rodi Garganico ed altri due del foggiano; ma il Sindaco mi rispose di non essere interessato. Dovetti destinare quelle somme al Porto di Leuca, soddisfacendo un’esigenza del caro Emanuele Capozza, porto che presentava e presenta ancora molti problemi per via dell’insabbiamento. L’essere oculati, in politica, non è solo essenziale ma obbligatorio!
Cari fratelli e sorelle,
saluto con affetto tutti voi che partecipate questa sera alla celebrazione eucaristica.
Ringrazio per la loro presenza tutte le Autorità civili e militari.
 
In particolare, sono grato al Commissario
Prefettizio del Comune di Tricase, Dott. Guido Aprea, al Presidente dell’Ambito Territoriale Gagliano del Capo, Dott. Carlo Nesca, al Direttore Nazionale Caritas Italiana, Mons. Francesco Soddu, al Delegato Regionale Caritas Puglia, Don Alessandro Mayer, alla Soprintendente ABAP Brindisi, Lecce e Taranto, Arch. Maria Piccarreta, ai progettisti, Arch. Antonietta Ricchiuti e Ing. Andrea Morciano, la Ditta di Cesare Indino che ha curato i lavori, e naturalmente a Don Lucio Ciardo, Direttore della Caritas Diocesana.
 
Questa sera inauguriamo il Centro della Caritas Diocesana, sito nell’ex Convento dei
Cappuccini, recentemente restaurato. L’avvenimento ha una sua rilevanza sul piano ecclesiale, culturale e sociale. Viene infatti restituita alla comunità cristiana e alla società civile una struttura che ha ospitato una comunità religiosa e, in seguito, è stata adibita ad altri usi.
 
 
Sono veramente riconoscente alla Soprintendente e ai Progettisti per l’opera di restauro che è stata compiuta con intelligenza e professionalità. Situato in una bella piazza di Tricase, l’ex Convento fa bella mostra di sé e rende ancora più armonioso lo spazio pubblico.
 
All’importanza del valore artistico, si aggiunge la funzione alla quale la struttura è destinata: essere il punto operativo di tutta l’attività caritativa della Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.
 
In tal modo, si rende ancora di più evidente la dimensione caritativa di questa città di Tricase.
Nel discorso che ho tenuto nella sala consiliare il giorno del conferimento della cittadinanza onoraria alla mia persona, ho qualificato Tricase come “città di cultura e di carità”.
Infatti, all’Ospedale voluto dal card. Giovanni Panico ed egregiamente guidato dalle suore Marcelline e alla “Maior Caritas”, una struttura di accoglienza dei familiari che vengono a visitare i parenti degenti all’Ospedale, si aggiunge ora il Centro della Caritas Diocesana.
Si tratta di un ulteriore tassello che qualifica Tricase con “città della carità” e offre, all’intera comunità diocesana, uno strumento operativo di indubbio valore ecclesiale e sociale. 
 
Non sfugga il fatto che questa inaugurazione avviene in un momento particolarmente complesso e problematico.
Non siamo ancora usciti totalmente dalla pandemia del Coronavirus.
Durante il lockdown, la Caritas diocesana e le parrocchie hanno svolto un prezioso compito di vicinanza e di sostegno a tutti coloro che erano nel bisogno.
 
Questa opera di attenzione alle esigenze delle persone anziane, deboli e affette da problemi di varia natura, viene ora ulteriormente potenziata e meglio organizzata.
Il primo compito di questo Centro Caritas è di aiutare le comunità cristiane a vivere la spiritualità della carità. Prima di essere un’iniziativa da intraprendere, la carità è una spiritualità da coltivare.
 
Non si deve dimenticare che la carità è una virtù teologale, un dono infuso da Dio nell’animo umano.
La carità è lo Spirito Santo che abita la persona e la spinge ad agire con amore gratuito e misericordioso. La spiritualità della carità è passione per il Regno, purificazione di ogni speranza, nostalgia di un’armonia che trova il suo compimento in Dio Amore. Si tratta di una spiritualità di grande respiro che fa dell'incontro, del rapporto e del dialogo i suoi capisaldi.
Essa scorge la presenza e l'opera di Dio nelle realtà create, accetta la fatica del servizio meno
gratificante e si rapporta all’uomo e non solo ai suoi problemi, facendosi per le comunità parrocchiali proposta di stili di vita alternativi alla cultura e alle mode correnti.
In secondo luogo, questo Centro ha il compito di educare a vivere la carità avvalendosi della pedagogia dei fat e, in un certo senso misurandosi su di essi, non tanto nella ricerca esasperata di essere presenti e attivi ovunque, quanto piuttosto di dare testimonianza che Dio è
presente e operante nel mondo.
Il metodo della pedagogia dei fatti impegna la comunità a partire dai fenomeni di povertà, dalle sofferenze delle persone, dalle lacerazioni presenti sul territorio, per costruire risposte di prossimità, di solidarietà e per allargare la pratica della partecipazione e della corresponsabilità.
 
 
Occorre passare dalla carità intesa come elemosina, alla carità vissuta come
disponibilità all’ascolto, all’accoglienza e alla condivisione; dalla occasionalità degli interventi caritativi, alla costante attenzione del servizio ai poveri; dalla delega a persone volenterose, al coinvolgimento di tutta la comunità parrocchiale. 
 
Pedagogia dei fatti vuol dire «camminare nella carità» caratterizzando il percorso di concretezza e immediatezza, di competenza e passione, di progettualità e gratuità. In questo senso, la finalità pedagogica si realizza nel proporre e
propugnare una visione unitaria che rifiuti ed eviti ogni pericolosa schizofrenia e ogni contrapposizione ed indichi lo stretto e connaturale legame che abbraccia fede, preghiera e carità, parola, sacramento e testimonianza. 
 
In terzo luogo, il Centro deve promuovere una cultura di carità
aiutando a prendere coscienza delle dimensioni dei problemi posti dalla fame e dal sottosviluppo; esprimendo concrete azioni di solidarietà e creando un clima di accoglienza e di rispetto nei confronti della presenza degli immigrati dentro i nostri territori. In questo senso, occorre dare molta importanza alla formazione degli animatori e degli operatori della carità che, a titolo diverso, sono impegnati nella diaconia della carità e che devono mettersi a servizio dell’uomo con un’adeguata competenza professionale e spirituale.
 
Il Centro, infine, deve anche caratterizzarsi come strumento di coordinamento
delle azioni ecclesiali di carità avviando un processo di armonizzazione delle varie iniziative e tessendo una tela organizzativa delle opere di carità dell’intera comunità diocesana soprattutto durante i periodi di maggiore emergenza sociale. Non si tratta di vivere una carità come espressione di generosità generata solo dalla commozione, da situazioni di urgenza, da bisogni da risolvere, ma di uno stile di vita da assumere, da scelte da condividere a livello comunitario.
 
Occorre affrontare i problemi e camminarci dentro attraverso la contemplazione del volto di Cristo, nei crocevia delle contraddizioni e delle fragilità della vita di ogni uomo. Ciò esige che la carità venga pensata non i una modalità riduttiva, funzionale, gestionale ed emotiva. Non è compito della comunità cristiana essere la bella o la brutta copia dei servizi sociali pubblici.
 
Compito della comunità è generare dei segni di novità nei rapporti tra le persone e rispondere alle povertà, non nella forma dell’efficienza,
ma nella forma dell’efficacia, della conversione del cuore e del cambiamento delle strutture. Sostenuti dall’esempio di Cristo, la comunità cristiana deve abitare la vita e frequentare il territorio facendo emergere un tessuto umano e cristiano che accoglie e accompagna.
Essa deve promuovere uno stretto collegamento tra gli impegni di carità e i doveri di giustizia, mettendo in risalto il legame esistente tra il progresso dei popoli e lo sviluppo della pace nel mondo, la necessità di saldare insieme le grandi prospettive di cambiamento sociale e politico con i piccoli passi quotidiani e con la coerenza personale. Concludo questa esortazione omiletica con le parole di san Colombano: «Beata l'anima trafitta dalla carità!
 
Essa cercherà la sorgente, ne berrà. Bevendone, ne avrà sempre sete. Dissetandosi, bramerà con ardore colui di cui ha sempre sete, pur bevendone continuamente.
In questo modo, per l'anima l'amore è sete che cerca con brama, è ferita che risana.
Il Dio e Signore nostro Gesù Cristo, medico pietoso, si degni di piagare con questa salutare ferita l'intimo della mia
anima, egli che insieme col Padre e con lo Spirito Santo è un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen
 

Le misure di prevenzione contro i contagi

sono il frutto di un accordo tra aziende

Le aziende sanitarie pugliesi - coordinate da Regione e Prefetture - hanno messo a punto un protocollo sanitario e di sicurezza anti Covid da applicare in occasione delle elezioni referendarie, regionali e comunali che si svolgeranno domenica 20 e  lunedì 21 settembre.

Per prevenire il rischio di contagio e garantire nello stesso tempo lo svolgimento corretto delle operazioni elettorali, i servizi di Prevenzione della ASL Bari in accordo con le Prefetture hanno proposto un modello con modalità operative e precauzionali per l’allestimento dei seggi, le operazioni di voto, per i componenti dei seggi e per garantire il diritto di voto anche ai cittadini in quarantena, isolamento fiduciario e in trattamento domiciliare, con i seggi speciali.

Al seggio. l’elettore per esercitare il diritto di voto deve indossare la mascherina chirurgica.

La scheda dopo la votazione viene depositata dall’elettore nell’urna per ciascuna consultazione (referendum / elezioni regionali/ elezioni comunali). Le matite dovranno essere sanificate al termine di ogni operazione di voto.

Tra le misure sono previsti accessi contingentati agli edifici che ospitano i seggi, tramite aree di attesa esterne e percorsi differenziati per ingresso e uscita con apposita segnaletica verticale e orizzontale. I seggi devono inoltre garantire il distanziamento non inferiore a 1 metro tra i componenti dei seggi e gli elettori, oltre al ricambio d’aria e l’areazione naturale.

La disposizione delle cabine elettorali deve inoltre agevolare il movimento degli elettori al fine di evitare assembramenti.

Elettori, componenti dei seggi e rappresentanti di lista, chiunque acceda ai seggi, è tenuto ad indossare la mascherina chirurgica. 

All’ingresso dell’edificio e di ognuno dei seggi vanno collocati dispenser con prodotti igienizzanti.

I votanti, hanno l’obbligo di igienizzare le mani prima di ricevere la scheda elettorale e la matita e, successivamente al voto, prima di lasciare il seggio.

L’elettore non deve uscire di casa e andare al seggio in caso di: sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore ai 37,5° C; contatto con persone positive al Covid-19 negli ultimi 14 giorni; quarantena obbligatoria o di isolamento domiciliare.

Per i componenti dei seggi è consigliato – oltre al rispetto di tutte le misure di prevenzione anti contagio – l’uso dei guanti durante le operazioni di spoglio delle schede.

E’ infine prevista dal documento la periodica sanificazione di tavoli, cabine elettorali e servizi igienici.

Possono votare anche i cittadini in quarantena, in isolamento fiduciario e in trattamento domiciliare. Sono in quarantena i contatti stretti ovvero persone esposte a SARS-CoV-2 ma asintomatiche e senza conferma di positività per il patogeno virale e persone provenienti da aree a rischio, per le quali è previsto l’obbligo di quarantena.

Il diritto al voto è assicurato anche a chi è in isolamento fiduciario, cioè persone sintomatiche per le quali non vi è accertamento di positività al SARS-CoV-2, oppure persone positive al SARS-CoV-2 che non hanno bisogno di alcun trattamento (contagiati asintomatici o paucisintomatici) e infine per quanti sono in trattamento domiciliare, ossia soggetti positivi sintomatici in trattamento per infezione da SARS-CoV-2.

Il cittadino deve far pervenire al Sindaco del comune nelle cui liste è iscritto: una dichiarazione con la volontà di votare presso il proprio domicilio con l’indirizzo completo e un certificato, rilasciato dal medico dell’azienda sanitaria locale, quattordici giorni prima della votazione.

Gli elettori che hanno fatto richiesta di voto a domicilio riceveranno a casa il seggio speciale composto da due scrutatori, adeguatamente formati e protetti.

Il protocollo è stato sottoscritto per garantire il diritto al voto e tutelare la salute dei cittadini.

Il presidente della Regione Puglia, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi venerdì 18 settembre 2020 in Puglia, sono stati registrati 3.773 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 84 casi positivi: 35 in provincia di Bari, 4 in provincia di Brindisi; 11 in provincia BAT, 23 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Lecce, 6 in provincia di Taranto.

Sono stati registrati 2 decessi: 1 in provincia di Bari, 1 in provincia di Taranto.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 368.571 test.

4.273 sono i pazienti guariti.

1.986 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 6.836, così suddivisi:

2.640 nella Provincia di Bari;

551 nella Provincia di Bat;

753 nella Provincia di Brindisi;

1.606 nella Provincia di Foggia;

743 nella Provincia di Lecce; 

490 nella Provincia di Taranto;

52 attribuiti a residenti fuori regione;

1 provincia di residenza non nota.

 I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

 DICHIARAZIONI DEI DG DELLE ASL:

Dichiarazione Dg Asl Bari, Antonio Sanguedolce: “Sono 35 i nuovi casi di contagio da Sars-Cov 2 rilevati nella giornata odierna dal Dipartimento di Prevenzione. 25 positività riguardano contatti stretti collegati a casi già isolati precedentemente e sottoposti a sorveglianza epidemiologica, mentre per i restanti 10 casi è in corso l’attività di tracciamento”.

Dichiarazione del Dg Asl Brindisi Giuseppe Pasqualone: “Dei quattro positivi registrati oggi in provincia di Brindisi, due sono contatti stretti di casi già individuati e due sono persone sottoposte a tampone dopo aver manifestato sintomi collegabili al Covid”.

Dichiarazione del Dg Asl Bt, Alessandro Delle Donne: “11 i casi registrati oggi nella provincia Bat. Di questi 6 si sono rivolti al Pronto Soccorso con sintomi lievi, 4 sono contatti stretti di positivi registrati nei giorni scorsi. Su un ultimo caso sono in corso indagini epidemiologiche”.

Dichiarazione del Dg della Asl Foggia, Vito Piazzolla Delle 23 nuove positività registrate nelle ultime 24 ore in provincia di Foggia 17 sono contatti di casi già noti; 3 sono persone sintomatiche. Gli ultimi 3 sono cittadini asintomatici, individuati durante le attività di screening.

Dichiarazione del Dg Asl Lecce, Rodolfo Rollo: “I 5 casi registrati oggi dal Dipartimento di prevenzione riguardano 3 contatti stretti di casi già noti e due residenti in provincia di Lecce sottoposti a tampone di screening”.

Dichiarazione Dg Asl Taranto, Stefano Rossi : “I 6 casi di Covid rilevati in provincia di Taranto sono da attribuirsi a contatti stretti di casi di positività, già registrati, di lavoratori di un'azienda di un'altra provincia interessata da un focolaio”.

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