AMMINISTRAZIONE COPPOLA
Riunione di maggioranza. Si è svolta lo scorso martedi 15 novembre 2016, a Palazzo Gallone.
Giunta e Consiglio Comunale, tutti d’accordo, tutti uniti:
Antonio Coppola candidato sindaco…per dare continuità…
PD TRICASINO Nuova sede del PD nella centralissima via Gioacchino Toma.
In vista il congresso cittadino del PD….Domenica 11 dicembre 2016
di Ercole Morciano La foto risale ai primi del secolo scorso e mi è stata data dal signor Gaetano Minerva, nipote della sign.na Jole che tanti tricasini ricorderanno perché gestiva la Ricevitoria del lotto, sotto il castello dove ora è il GAL e soprattutto perché era un’educatrice di Azione Cattolica per bambini.
Gaetano Minerva, padre della sign.na Jole e nonno omonimo del proprietario della foto, è il 3° da sn della fila in fondo.
Qualcuno può riconoscere qualche suo antenato o il luogo dove è stata ripresa?
Si tratta di una bella foto a testimonianza di un’epoca: l’occasione dovrebbe essere S. Martino col rituale assaggio del vino nuovo da parte di tricasini appartenenti alla classe sociale medio-alta, com’è evidente dall’abbigliamento .
Si nota a sinistra una giara, poi una grande marmitta, in primo piano la botte, alcune panche e sulla dx “nnu furese” ben vestito (forse un massaro) con in testa la “coppula” a differenza dei “signuri” che indossano, tranne uno, cappelli a larghe falde e caldi cappotti.
di Pino Greco E’ vero…C’era una volta via Stella d’Italia…
Le poche attività e studi professionali presenti oggi… raccontano davvero un'altra storia rispetto alla via Stella d’Italia che fu…
E’ vero…Non passa inosservato, anche il pietoso stato in cui versano le palme che dovrebbero abbellire il marciapiede della via…
anche il famigerato punteruolo rosso,l'insetto killer delle palme, ha praticamente decimato l'intera serie di palme…
E’ vero…Non si può essere presenti contemporaneamente in ogni dove…Gli addetti ai lavori, professionisti, giardinieri e potatori lavorano per ridare ordine e decoro alla Città…perchè ogni rione e via ha pari dignità…
E’ vero...Che da troppi mesi...le palme di via Stella d’Italia, che dovrebbero abbellire il marciapiede… reclamano , come i residenti , una puntualità dei trattamenti…visto che da lunghi 12 mesi “ gli addetti ai lavori” sono impegnati in altre parti della Città….
E’ vero…Chi di competenza…intensificherà le forze e gli sforzi…per rendere più decorose e pulite le palme, già infestate…anche dal punteruolo rosso…
E’ vero… Ritornerà una Via…Ritornerà una Stella…
di Alessandro Distante Era l’anno 1992 quando a Depressa una benemerita Associazione, di nome Salete, organizzò un incontro pubblico sul redigendo Piano Regolatore Generale, come allora si chiamava lo strumento urbanistico. Relatore, uno dei progettisti, l’ing. Giuseppe Sarno da Lecce.
Non era stato facile organizzare quell’incontro che si tenne nella Sala della Scuola Media di Depressa, ma, dopo varie insistenze e vincendo non poche giuste perplessità degli allora Amministratori, l’incontro si tenne e con larga partecipazione di cittadini.
La Salete era una associazione nata a Depressa nel 1990 e che aveva come scopo fondamentale quello di favorire la partecipazione dei cittadini e specificatamente quello di meglio integrare la Frazione al Capoluogo. Ricordo questo, pensando all’incontro tenutosi Sabato scorso presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone: “Tricase partecipa al Piano”, primo incontro sul Piano Urbanistico Generale.
Sottolineo che il quadro complessivo tra l’incontro della Salete e quello di Sabato è molto diverso ed anzi completamente rovesciato.
Prima osservazione: ad organizzare l’incontro di Sabato è stata non una Associazione di cittadini ma l’Amministrazione Comunale: è la normativa che obbliga a promuovere confronti con i cittadini per renderli protagonisti del loro strumento urbanistico. Seconda osservazione: nel corso di questi ultimi 20 anni è cresciuta la voglia e la capacità di partecipazione dei cittadini che sempre di più reclamano spazi e tempi per dire la loro; è ormai acquisita la consapevolezza che tutte le scelte strategiche ed importanti devono essere precedute dall’ascolto attivo dei portatori degli interessi.
Terza osservazione: la crisi dei luoghi tradizionali della partecipazione e della mediazione impongono modalità diverse, più dirette e per questo più problematiche da gestire e non sempre naturalmente incanalate verso il bene comune. Non c’è che dire: il mondo è cambiato; ma tutto ciò impone un contagio maggiore nel modi di partecipare con un cambio forte di mentalità: partecipare richiede anche condivisione, a partire –come sottolineato dai facilitatori del Gruppo di progettazione- dalle poltrone vuote e dal silenzio.
Il cammino di condivisione partecipativa è non solo necessario, ma è da appoggiare se vogliamo che il momento della partecipazione non sia solo uno slogan o che ci sia solo quando è utile al mio particolare tornaconto; è fondamentale entrare nell’atteggiamento di partecipazione perché questa non sia soltanto un adempimento imposto dalla ma un momento qualificante e produttivo.
di Giuseppe R. Panico Dei tre casali che hanno dato il nome a Tricase non è rimasta traccia; delle tre torricostiere di guardia alle nostre marine sembra quasi che non si voglia lasciare traccia. Della torre di Punta Cannone che “comunicava” verso Nord con quella del Sasso e verso Sud con quella di Palane non è rimasto nulla. Né una targa o un cartello a ricordarci il punto ove, per secoli, si è guardato il mare e l’orizzonte e qualche volta urlato… “mamma li turchi”. A distruggerla ci pensarono, bombardandola nel 1806, i marinai della “perfida Albione”(così Mussolini chiamava l’Inghilterra). Non fu più ricostruita e di quel tempo e quella torre ci è rimasto solo un nome: “Punta Cannone. La punta (rocciosa) c’è ancora ma del cannone nemmeno l’ombra. Né l’affusto, né la canna e nemmeno le palle. Oggi lo storico sito si vanta di dare estiva ospitalità non più a militari di guardia ma a pingui natiche e corpi de snudi.Della torre del Sasso è rimasto in piedi solo il suo misero rudere. Turisti ed escursionisti della domenica ivi sostano al fresco della sua ombra e, fra verdi sterpi e verdognole lucertole, non disdegnano un panoramico selfie vista mare. Gli antichi “piezzi” e pietre si chiedono fino a quando potranno ancora resistere l’un sull’altro incollati. Non ancor per molto sembrano dirsi, mentre l’antica malta che ancora li unisce si sgretola erosa dal vento, dal sole e dalla pioggia. Per finire nella polvere e fra gli sterpi, le vestigia della nostra storia costiera non hanno bisogno della Perfida Albione, basta la perfidia della nostra inciviltà.L’ultima torre si regge ancora maestosa sulla scura roccia di Marina Serra. Alta circa 15 metri(quasi 30 sul mare), sembra un possente guerriero antico a difesa della memoria del nostro passato. D’estate la flagella il sole con i suoi dardi infuocati; d’inverno il mare con i suoi frangenti che si inerpicano sulle rocce, come a ghermire i “piezzi” più esposti o, con cupi e violenti ruggiti, invadono i vicini anfratti, grotte, caverne e cunicoli, quasi a minarne le fondamenta. Il “guerriero” ha l’aria stanca, la pelle cadente, il fiato corto ma vigila ancora, pur senz’armi,sul lontano orizzonte e sulla costa che va dalla punta del Calino fino a Capo d’Otranto. Costruita con solidi “piezzi”di arenaria cavati dalla vicina scogliera, la torre ha resistito per secoli a…“mamma li turchi”, forse respinti o scoraggiati anche grazie a quella sua caditoia che,protesa a ponente, ne difende ancora la sottostante porta di ingresso.(ora è una finestra, a metà altezza; si saliva con una scaletta che poi veniva ritirata).La torre non è stata colpita dalla Perfida Albione o da altre straniere perfidie, né danneggiata da qualche “ragazzaccio” che a Marina Serra usava un tempo arrampicarsi fino a quell’ apertura e poi, attraverso la scala interna, arrivare fin sul tetto e lì sognare con lo sguardo verso il lontano orizzonte. Sognava anche di tuffarsi da lassù (30 m); mai lo fece, ma si diceva che qualcun’altro lo avesse fatto. Si immerse invece sovente in quelle rocciose cavità, alla ricerca più che qualche sarago o cernia (allora numerosi), di qualche “piratesco”tesoro nascosto o perduto. Finalmente si accorse che il tesoro era proprio lì, su quella scura roccia. Era la torre fatta di “piezzi” intrisi del sale del suo mare e del sudore dei suoi avi. Quei tufacei lingotti, illuminati dal sole calante, sembrano ancora d’oro puro. Cavati dalla scogliera, fecero spazio alle tante “tagliate”che oggi orlano la stupenda piscina di Marina Serra. Poi, uno sull’altro, formarono la torre e, da lassù, i nostri avi permisero a noi tutti di essere liberi come noi siamo e di avere quello che noi oggi abbiamo. Liberi di avere un“tesoro” chiamato Marina Serra ove un racconto narra anche del dio del mare Poseidone che, in viaggio lungo la nostra costa, trovò riposo nella grotta Matrona. Era il solstizio d’estate e ogni anno in quel giorno, dice il racconto, il dio torna va per dare ai naviganti del “mare nostrum” i sui favorevoli oracoli. Ma i nostri avi e…Poseidone non immaginavano di lasciare favole, oracoli e tesoria eredi insensibili e incapaci di valorizzarli. Poseidone non tornò più e l’antico “guerriero” venne ben presto trascurato. Ora nessuno lo accudisce, gli intorni sono incolti, impervi, sconnessi. Nulla delimita il suo spazio vitale, né un po’ di terriccio ne spiana i dintorni, né una targa, un ceppo un segnale, un cartello o una badante ad indicare, almeno il suo nome, la sua storia e la sua età. Povera torre, povero “guerriero”. Ha tenuto a bada per secoli i turchi che venivano dal mare, ma non può badare ai tanti“turchi” paesani che,armati di trascuratezza e sciatteria, lo colpiscono alle spalle. Ma… “valorizziamo le Marine” già si grida, come da decenni, per la nuova campagna elettorale. Forse Poseidone, dio del mare, vorrà tornare fra noi il prossimo solstizio d’estate e darci qualche buon consiglio, oltre che per un Piano Coste da rivedere, perun Piano Urbanistico, avviato in questi giorni nella nostra Sala del Trono, in cui tutti ora credere e collaborare. Ma anche per questa nostra ultima torre, quale antico vessillo di una moderna Tricase da estendere verso la sua costa e il suo mare. Quale forte stimolo e nuovo slancio verso il futuro.
P.S. Ad articolo già inviato, è giunta la buona notizia che il Comune ha riacquisito la gestione diretta della torre di Palane. Non possiamo che rallegrarci ed apprezzare tale iniziativa,nella speranza che si provveda con urgenza al suo risanamento e riutilizzo.