di Carlo Vito Morciano Con le bolle del 22 dicembre 1216 “Religiosamvitameligentibus” e “Gratiarum omnium largitori” del 21 gennaio 1217, papa Onorio III approva l’istituzione dell'Ordine dei frati predicatori. Poggiando sui pilastri dell’evangelizzazione, studio, povertà mendicante e vita comune, la presenza domenicana si diffondevelocemente in tutto il continente europeo grazie al favore di Roma e al carisma del fondatore spagnolo Domenico di Guzmán.
A Tricase, sul finire del medioevo, i domenicani si stabiliscono nel paese e fondano il convento più a sud della penisola pugliese, intitolato ai “SS.mi Pietro e Paolo”. Diviene ben presto una comunità religiosa fiorente e molto attiva nel Salento meridionale; gode del noviziato, di un’importante biblioteca, di una cattedra di filosofia e teologia e di una farmacia. Il convento, sostenuto da cospicui patronati, arriva ad amministrare un vasto patrimonio terrieroestesonei feudi di Caprarica, Castiglione, Depressa, Lucugnano, Nociglia, S. Eufemia, Specchia, Tiggiano, Tricase e Tutino.
Durante il regime dei Napoleonidi, il convento subisce la soppressione nel 1809 e l’incameramento patrimoniale. Alla sua chiusura i beni sono messi in vendita ed una parte dell’edificio è destinato al pubblico utilizzo; infatti, ancora oggi è sede di diversi uffici comunali.
Con il loro operato, i domenicani hanno favorito la vita spirituale e culturale di Tricase. Inoltre, promuovendo l’istituzione della “confraternita del SS.mo Rosario”, i predicatori hanno soddisfatto molteplici necessità della popolazione, attraverso diverse opere pie come il piccolo credito, il sostentamento dei pellegrini, la sepoltura dei defunti e la cura di ammalati, anziani, vedove, orfani e carcerati.Istituita dai frati nel 1579, la confraternita tricasina è la più antica del suo genere nell’intera diocesi, con i suoi 437 anni ininterrotti di testimonianza cristiana. Ancora oggi, il sodalizio laicale opera nella comunità ed ha cura dal 1810 della seicentesca chiesa di S. Domenico.Rappresenta l’eredità viva lasciata a Tricasedai frati predicatori.
Stemma dell’Ordine dei frati predicatori, Tricase, Chiesa di S. Domenico sec. XVII
Giovedì 22 dicembre 2016, in occasione dell’ottocentesimo anniversario dell’approvazione dell’Ordine, presso la chiesa di S. Domenico, il vescovo mons. Vito Angiuli celebrerà la messa alle ore 19:00 insieme al parroco don Flavio, alla presenza dei confratelli del Rosario e di tutta la comunità. A conclusione, sotto la direzione artistica del maestro Francesco Scarcella, saranno eseguiti diversi brani tratti dalla raccolta di musica sacra “Amphitheatrumangelicumdivinarumcantionum”di Girolamo Melcarne, detto il Montesardo, opera pubblicata a Venezia nel 1612 e dedicata al barone Angelo Gallone di Tricase.
di Giuseppe R.Panico La civiltà di una comunità non può che derivare da molteplici fattori culturali e strutturali. Fra questi ultimi, un posto di rilievo lo hanno le strade. La civiltà romana, come altre, si sviluppò, infatti, grazie ad una efficiente rete stradale ed ora laterra è avvolta da un reticolo di strade,tracciati ferroviari, marittimi ed aerei. Ma ove questeson mal tenute, insicure, dissestate o frequentate dabriganti o pirati, ne soffrono gli scambi economici, culturali, la stessa sicurezza delle persone e dunque benessere e civiltà. Alla “mala strada” segue dunque la “mala vita”che, prima ancora di essere un fenomeno criminale, è un malessere sociale eculturale sia per le strade di grande comunicazioneche per quelle urbane. Un esempio per noi èvia Stella d’Italia,ora poco frequentata e trascurata, costruita a suo tempo ben larga, con ampi marciapiedi e nome altisonante; quasi un simbolo di una Tricasecontadina allorapiù fiduciosa nello “stellone” d’ Italia e nella stellina che campeggia sulnostro emblema cittadino. La viabilità dunque se ben manutenuta, insieme apiste ciclabili, marciapiedi, parcheggi, piazze,razionalità del traffico e buon usoche ne facciamo è anche motivo di attrattive economiche, residenziali e turistiche.
Ma larealtà di oggi denota un modo di “fare strada” non certo invidiabile, che tuttora continua grazie acolpevolifacilmente individuabili… guardandosiallo specchio. Colpevolidi assuefazione alloscarso senso civico nel suo uso; per non aver ancora realizzato nemmeno un breve tratto di pista ciclabile urbana;per avere tanti marciapiedi stretti, non pavimentati o dissestati o ostacolatida pali segnaletici o ENEL ogni pochi metri, datroppi ombrinali alti che, in caso di pioggia,ci regalano un fresco pediluvio, da mercanzie esposte al pubblico acquisto, da scivoli per passi carrabili privi del relativo permesso.Colpevoli di aver consentito alla“moderna urbanistica” di nuovericche ville e palazzoni, di mangiarsi anche gli spazi destinabili a nuovi marciapiedi.”Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”, come dice il Manzoni nel suo “5 maggio”e come lamentano i turisti che ci visitano,il bitume o l’asfalto messo “su strada” non è certo come da noi ove si sfalda sovente… in un balenoe imarciapiedi, ove esistono, servono ad altro. Sulle nostre strade non passano carri armati cingolati, né i “traini” di una volta con ruote ferrate, né cavalli con zoccoli ferrati, né “furesi” con scarponi chiodati. Né la natura ci tempestacon neve, gelo, diluvi e scosse sismiche.
Solo qualche acquazzone, un po’ di sole,tante ruote gommate e fumanti marmitte che ci accorcianola vita con le loro polveri sottili ed effetti cancerogeni, molti pedoni con scarpe anche questequasi sempregommate, un po’ di cani senza paletta e qualche…“ancheggiare” su tacchi a spillo. Nelle nostre scuole e università, poi, pur non essendo certo le migliori del mondo, forse si insegna come si impasta l’asfalto, comelo si stende e di che spessore deve essere per resistere allo “stress”urbano. Di più alto spessore sembra intanto diventare il debito pubblico cittadino, tutto a nostro carico. Saccheggiando le nostre tasche, un sacco di soldi manon bastano mai. Ora, per rifare alcuni tratti di strada, “apriti… mutuo”.Siamo bravi, ormaida decenni,a farci “mala strada” e cattivo debito e tirarci addosso quella “mala vita” che non è solocolpa del punteruolo rosso che si mangia le palme, né della xylella checi infastidisce edissecca gli ulivi, né della criminalità salentina ormai in decisa espansione.
E’forse colpa di quel virus chiamato“sistema” che si mangia i quattrini e ci dissecca le speranze, mettendo (sempre col Manzoni) i suoi “bravi” in politica e i suoi “Don Rodrigo” al potere.E chi lo cambia il sistema se poi gran parte di noi,volendo cambiar tutto, non si degna di cambiar nulla? A cambiare ci vuole coraggio ma, diceva Don Abbondio nei Promessi Sposi, “se uno non ha coraggio mica può darselo”. Almeno stavolta per le feste,più che panettone e cotillon, forsemeglio regalarsi undecimetro per controllare lo spessore del manto d’asfalto, una livella perle pendenze, (almeno vicino a casa propria) un alambicco per verificare l’impasto e un occhio ben aperto suiconti. Rinunceremmo al “diritto” di criticare, additare, tagliare, cuciree“ricamare”sulla pelle di “eletti” ed“assunti” ma ci guadagneremmo in civica responsabilità.
Forse anche Babbo Natale, Befana e Re Magivorrannomettersi d’accordo, venendoci incontrocon un unico regalo in grado di far felici grandi e piccini: un asfalto che, più duro del pandoro o più farcito del panettone, messo “su strada” in questo solstizio d’inverno, duri ben oltre il prossimo solstizio d’estate. Lo paghiamo noi ma speriamo che ci diano una mano anche loro, da… lassù.E per le piste ciclabili e i marciapiedi? Meglio rivolgersi ben più in alto, magari raccomandati da qualche bue e asinello vicini ai poteri forti e attendere…il miracolo. Quello di un così tardivo PUG (Piano Urbanistico) che possa salvare…il salvabile?“Buon Asfalto” dunque, per un Buon Natale e un Buon Anno senza buche, senza altri mutui, senza “bravi” e senza i Don Rodrigo da Medio Evo. Lastellina di questo nostro paese elo stellone d’Italia, ancheloro in cerca di una stella cometa,più che darci una mano, hanno loro bisogno della nostra. Diamogliela allora,con un po’ più di coraggio e un brindisi al successo di una ritrovata comunità.
Vivono a Tricase, dalle nostri parti. Sono stati sempre ben “accolti ”. Questa volta, per la prima volta, per il Natale 2016, al Presepe Vivente di Tricase, “ daranno loro un segnale di “ accoglienza …” , ai circa centomila visitatori previsti per le 8 serate.
Partiamo dal loro viaggio “ iniziale” . Un viaggio durato settimane o mesi. Storie drammatiche, di guerra e di orrori…
Storie, numeri e situazioni che non possono lasciarci indifferenti…
Sono persone come noi… che hanno delle famiglie, amici, e tanta speranza di ricostruire una nuova vita …
Sono i 15 “ soldati romani ” che abbiamo qui sotto elencato e fotografato in doppia “ versione” felici e contenti di vivere il Natale tra noi..a Tricase su Monte Orco …
Prima di essere “accolti ” da soldati romani su Monte Orco
I nomi:
1) ACHILLE FEUZING - 29 anni, CAMERUN
2) ISSA DOUMBIA - 22 anni, COSTA D'AVORIO
3) MATHIEU NOMBRE - 18 anni, BURKINA FASO
4) YOUSSOUF NOMBRE - 20 anni, BURKINA FASO
5) MAMADOU CHERIF DIALLO - 20 anni, GUINEA CONAKRY
6) AYOUBA CAMARA - 18 anni, GUINEA CONAKRY
7) MAMADOU KABA ALPHA - 21 anni, GUINEA CONAKRY
8) MAMADOU COULIBALY - 20 anni, MALI
9) DRISSA SANGARE - 22 anni, COSTA D'AVORIO
10) IBRAHIM IDDRIS - 28 anni, GHANA
11) NAEEM ULLAH - 31 anni, PAKISTAN
12) SHARMAKE ABDIRAHMAN KORIO - 19 anni, SOMALIA
13) MOKLES KHAN - 18 anni, BANGLADESH
14) ABDULLAH MOHAMMAD - 29 anni, IRAQ
15) MAROOF MUHAMMAD - 29 anni, PAKISTAN
PRESEPE VIVENTE DI TRICASE: L’IMPORTANZA DI ACCOGLIERE…
“ Ospitando” alcuni ragazzi migranti accolti nella nostra Città, la 37° edizione del Presepe Vivente di Tricase, sarà un’edizione multietnica…Un luogo di accoglienza e di rispetto… Questo è il messaggio del Comitato Presepe Vivente di Tricase, in collaborazione con il Progetto SPRAR (Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Tricase gestito da ARCI Comitato territoriale di Lecce
Tutto pronto per la trentasettesima edizione del Presepe Vivente di Tricase, che sarà nel segno dell’Accoglienza…nel segno del gemellaggio,della sincera amicizia con il Presepe Vivente di Santa Caterina di Nardò, che con dedizione e spirito di sacrifico si impegnano nel ripresentare per la 36esima edizione, il Mistero dell’incarnazione di Nostro Signore Gesù Cristo.
E’ il Presepe che vogliamo. E’ il Natale che vogliamo.
E’ il Presepe Vivente di Tricase.
Duecento figuranti, 35 mila lampadine, 40 “ vecchi mestieri ” e 4 ettari da passeggiare nella Betlemme ai tempi di Gesù, nellasuggestiva ed unica collinetta di Monte Orco, un palcoscenico per ricordare anche gli antichi mestieri e usanze smarrite nel tempo.
E’ il Presepe Vivente di Tricase, la trentasettesima edizione.
Un’edizione concentrata sul tema dell’Accoglienza dei migranti, per far riflettere sull’importanza di accogliere, senza dimenticare, chi spesso viene dimenticato…
Infatti, andranno ad arricchire la folta presenza di personaggi presenti, nelle otto serate di apertura del Presepe, 15 ragazzi migranti, dei beneficiari del Progetto SPRAR (Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Tricase gestito da ARCI Comitato territoriale di Lecce,accolti da soldati romani. L’intento è quello di trasmettere,con la nascita del Bambin Gesù un senso di pace, di fede e di accoglienza a tutti…a prescindere da chi siamo e da dove veniamo…
Nella foto...Prima di essere “accolti ” da soldati romani su Monte Orco
L'uno con l'altro…Insieme…tra sorrisi e clima collaborativo…si preparano
Eccoli i “ SOLDATI D'ACCOGLIENZA”
Amministrative 2017 - Circolo SEL – Sinistra Italiana di Tricase
Le prossime amministrative ormai sono alle porte ed si lavora per portare a termine il lavoro enorme che si è fatto in questi 4 anni e mezzo. Ovviamente cinque anni non sono sufficienti per ultimare tanti progetti messi in cantiere da questa amministrazione e per questo motivo cercheremo di dare continuità a questa maggioranza, per portare a termine i lavori in essere, quali il Parco Cittadino in Zona Lama/Acait, il Piano Regolatore di Tricase, Il piano Coste, il progetto per la rigenerazione del Centro Storico, ma anche la continuità di progetti culturali come Alba in Jazz. La compagine di centrosinistra che ha guidato questa amministrazione con i partiti SEL e PD, insieme a liste civiche, secondo noi dovrà avere una continuità con il lavoro fatto e i progetti in essere.
Visto che il Sindaco Antonio Coppola, ha espresso la volontà di non ricandidarsi , è auspicabile che il centrosinistra lavorerà unito per la continuità. Su questo punto, noi vogliamo essere molto chiari: la continuità con il progetto di questa amministrazione non è compatibile con la minoranza capeggiata dal Consigliere Nunzio Dell’Abate che fino a “domani” osteggia in maniera continua il lavoro fatto da questa amministrazione andando spesso sopra le righe e puntando spesso e volentieri alla persona e non all’aspetto politico.
Secondo noi non basta prendersi una tessera di un partito o “esprimere” (o meglio scrivere) pensieri di sinistra, per noi conta la storia di una persona e il suo comportamento politico; non vogliamo credere che il passaggio al PD sia solo per avere una opportunità elettorale, sarebbe davvero oltraggioso rispetto alla buona politica, e se davvero tenesse al progetto di un centrosinistra unito, e non alle sue ambizioni personali, lo esortiamo a fare un paso indietro ad una sua eventuale candidatura.
Pensiamo che un centrosinistra si può riformare e rilanciare con tutte le sue anime e aprendo, rispetto alla compagine attuale di governo, un dialogo con la società civile perché essa sia ben rappresentata con le loro istanze. Perciò per noi, prima del candidato Sindaco, contano gli obiettivi da raggiungere per completare un progetto di sviluppo della nostra Città. Per il Candidato Sindaco si potrebbe avviare il percorso virtuoso delle primarie, uno strumento che rilancia la scelta democratica e apre alla partecipazione la cittadinanza di Tricase.
Un programma elettorale.
“ Il Volantino offre le sue pagine quale luogo di proposta e di dialogo; l’obiettivo è quello di verificare e rendere pubbliche alcune questioni ritenute importanti, da sottoporre. Magari anche con le soluzioni, ai candidati ”
alle prossime amministrative.
La sfida era ed è quella di rendere i cittadini protagonisti del confronto elettorale e, al tempo stesso, “stanare” la politica sui temi concreti costringendola a confrontarsi più sulle cose da fare che sulle persone da proporre.
Il tutto nell’interesse della Città e nell’impegno a costruire una cittadinanza attiva.
Volendo sintetizzare gli spunti programmatici pervenuti si può dire che i temi trattati sono stati i seguenti:
Vivibilità: pensare ad una Città meno disabile con abbattimento delle barriere architettoniche; risolvere i problemi dei parcheggi, dei marciapiedi e dei passaggi pedonali.
Centro storico, con proposta di chiusura al traffico, con parcheggio per i residenti e turisti nelle vicinanze con comodo accesso.
Contenitori e luoghi di aggregazione: una biblioteca multimediale, un centro congressi, una sala per piccoli concerti; destinare Palazzo Gallone a contenitore culturale; riqualificare l’Acait; riqualificare e rendere più fruibili gli impianti sportivi; mercato coperto.
Piazze e strade: rivisitazione di Piazza Cappuccini; interventi di riqualificazione e rivitalizzazione di Piazza Pisanelli; cura e decoro degli ingressi alla Città.
Valorizzazione delle Marine
Pianificazione e programmazione con approvazione dei Piani tra i quali il PUG ed il Piano traffico
Decoro urbano: strade senza buche, lotta alle discariche abusive.
Per proseguire nel cammino di formazione di un programma da offrire, potete inviare altri interventi introducendo tematiche ancora non affrontate; per razionalizzare e favorire il dibattito, potete anche intervenire su una delle tematiche che abbiamo sopra schematizzato.
“Qui ci vuole una rivoluzione culturale” ha scritto nel suo intervento Stefania Zocco e, ancora prima, “Ci vuole Passione” dove la P era maiuscola!; e Luigi Mastria ha chiesto che si cominci “a giocare il gioco della trasparenza” invitando ad un confronto sui programmi.
Un’altra lettrice, Lorenza Marra, ha osservato: “Tutte le proposte sono destinate ad essere pura utopia, se, in primis, non cambiamo noi, bella gente, animata da sfrenato individualismo, lobbie consolidate e egoismi sfrenati. Quindi, partiamo da noi, svecchiamo secolari idee feudali, miniamo la piccola casta locale e vediamo proposte fattibili di candidati. Prima di tutto convivenza civile”.
Ed allora: forza e coraggio! Inviate i vostri suggerimenti per una Città migliore.
Li aspettiamo e, speriamo, li aspetta la Città.