VEICOLI ELETTRICI A TRICASE
Si viaggerà con veicoli elettrici a Tricase? La Giunta Comunale ha aderito al progetto Puglia Active Network che prevede la realizzazione di due infrastrutture di ricarica elettrica.
Un impianto è previsto in Piazza Cappuccini ed un altro nel parcheggio antistante la Capitaneria di Porto a Tricase Porto.
Il progetto si inserisce in un ampio intervento finanziato dalla Commissione Europea per interventi innovativi nella Regione Puglia. Il costo complessivo è di 170 miliardi di euro di cui 85 finanziati dalla Commissione.
Il progetto individua e sviluppa un nuovo concetto di mobilità urbana, in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini, riducendo l’inquinamento ambientale e rendendo più efficiente l’uso dell’energia nel settore dei trasporti mediante la diffusione dei veicoli elettrici.
Nel Comune di Tricase è prevista l’installazione di due infrastrutture di ricarica del tipo Pole Station che sono destinate a formare una prima base per una possibile realizzazione di una rete di ricarica comunale integrata e interoperabile con la rete regionale e nazionale.
L’ASILO DI DEPRESSA
Intervento sui solai della Scuola Materna di Depressa.
L’Amministrazione Comunale ha approvato un progetto di fattibilità tecnica ed economica per lavori di adeguamento strutturale dei solai dell’Asilo di Depressa, sito in Via Vittorio Emanuele Orlando. L’importo complessivo richiesto è di € 100.000.
Il progetto è stato conseguenza delle indagini diagnostiche effettuate dal Comune nell’ambito del progetto del MIUR sulla Buona Scuola.
Tra gli edifici scolastici esaminati, anche quello di Depressa per il quale si è accertata la necessità di intervenire sui solai.
Da qui l’approvazione del progetto ai fini della richiesta di finanziamento.
di Alessandro Distante A fine Novembre del 2016 il Consiglio Comunale di Tricase ha approvato una delibera con la quale ha chiesto all’Unione Europea, al Governo Nazionale e alla Regione Puglia di affrontare con decisione la questione Kylella.
Alla base di quella richiesta la convinzione della gravità di un problema con il quale –si legge nella delibera consiliare- dobbiamo convivere nella speranza di contenerlo.
In attesa che la ricerca possa giungere nel medio e lungo periodo ad una cura delle piante infette e che la gestione della epidemia deve necessariamente prevedere alte competenze di tipo economico, ambientale, politico e sociale, è giunto –scrivono i Consiglieri- il momento di condividere una nuova strategia per il futuro del nostro territorio.
Salvaguardare il futuro del Salento ed il diritto delle generazioni future a vivere in un contesto più sano, equo e sostenibile.
Da qui la richiesta che gli Enti ai quali la delibera è stata inviata di adottare una legge speciale, finanziata con specifici fondi straordinari comunitari, nazionali e regionali, finalizzata ad un progetto unico di sviluppo che coinvolga l’agricoltura e tutte le altre attività produttive presenti sul territorio, evitando anche che il ristoro dei danni fin qui subiti dalla nostra olivicoltura vada disperso in mille rivoli. La richiesta poi di uno specifico progetto di rilancio dell’olivicoltura salentina attraverso la razionalizzazione degli oliveti tradizionali, il rinnovamento degli impianti (almeno semi intensivi, 300-400 piante per ettaro) e l’introduzione di nuovi sistemi produttivi.
In tale ottica, secondo il Consiglio Comunale, sono elementi fondamentali: l’autorizzazione al reimpianto degli olivi seccati o, comunque, colpiti da Xylella fastidiosa con cultivar che risultino più tolleranti al batterio; l’utilizzo della irrigazione, anche attraverso l’impiego delle acque reflue opportunamente trattate, prevedendo in tal senso la ristrutturazione e il rilancio delle attività del Consorzio di Bonifica, attualmente commissariato; il sostegno alla aggregazione e alla organizzazione economica nell’ambito della filiera olivicolo-olearia attraverso un progetto di rilancio della cooperazione e dell’associazionismo che preveda, fra gli altri interventi, l’adozione di un unico marchio commerciale che identifichi il territorio di produzione.
Ed ancora vengono chiesti interventi di carattere ambientale, paesaggistico e culturale, quali la salvaguardia degli olivi monumentali con specifiche azioni di sostegno per monitorare l’eventuale patogenicità, prevedendo specifici interventi anche con la collocazione di reti anti-insetto; la predisposizione nelle aree compromesse di specifici Piani di zona i cui interventi siano improntati, oltre alal salvaguardia degli interessi agro-economici, anche alla riqualificazione paesaggistica e alla salvaguardia idrogeologica; nelle aree maggiormente compromesse, oltre al reimpianto con olivi più tolleranti al batterio, la possibilità di impianto di alberi da frutto delle specie autoctone (ritorno alla biodiversità) e il rimboschimento (anche del bosco ceduo), utilizzando i reflui affinati.
Il Consiglio Comunale, dopo aver evidenziato che il batterio non può essere considerato da quarantena, a differenza di quello che sostiene l’Unione Europea, ma è endemico, ha espresso condivisione per la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 9 giugno 2016 sull’obbligo di rimuovere tutte le piante potenzialmente infette ancorchè non manifestino sintomi di infezione qualora esse si trovino in prossimità delle piante già infettate, e ciò tenuto conto delle prove scientifiche di cui la Commissione disponeva al momento della sua adozione (maggio 2015).
I Consiglieri hanno richiamato anche il decreto di dissequestro disposto nel luglio 2016 dalla Procura della Repubblica di Lecce osservando che quel provvedimento avrebbe avuto senso solo nella fase iniziale quando fu individuata la presenza del batterio in un’area circoscritta nei dintorni di Gallipoli.
La delibera del Consiglio Comunale è del 30 novembre 2016 ed è stata pubblicata in questi giorni, a distanza di più di due mesi. Sembra che la vicenda Xylella sia contrassegnata da un triste destino: i tempi che occorrono per intervenire e tutto ciò, anche secondo quanto leggesi nella delibera consiliare, non ha certo contribuito alla soluzione di un così drammatico problema.
Ancora oggi in Consiglio Regionale si va di rinvio in rinvio in attesa della approvazione della tanto attesa legge regionale. E intanto il batterio si diffonde.
di Alfredo De Giuseppe Ercole Morciano ha pubblicato e presentato il 10 febbraio 2017, Giornata del Ricordo, presso la sala del Trono di Tricase il libro “Due tricasini nelle terre delle foibe – 1943-1945”, Edizioni Grifo con prefazione di Hervé A. Cavallera. In definitiva una ricerca storica su due cittadini morti vicino a Gorizia durante le complesse vicende del conteso territorio fra Italia e Croazia. Un’operazione storica, lo dico subito, che va nel solco di quel revisionismo strisciante che caratterizza questi ultimi decenni. Un revisionismo che certamente va al di là delle intenzioni dell’autore (di cui riconosco il largo profilo democratico e civile) che cerca di mantenere un certo distacco dagli eventi narrati, ma proprio per questo rischia di essere un veicolo di forti distorsioni storiche. Nessuno mette in discussione la terribile tragedia delle esecuzioni sommarie e del successivo infoibamento di tante persone uccise dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma operazioni culturali come quella dell’amico Ercolino rischiano di essere vissute come una specie di giusto risarcimento da fascisti mai pentiti e soprattutto come “una storia qualunque” da giovani poco adusi alla lettura della storia del Novecento.
Se infatti questo lavoro capitasse nelle mani di un giovane studente potrebbe sembrare il racconto, quasi eroico, di due signori, già maturi, che decidono di abbracciare i fucili e morire per la patria. Due signori descritti nei loro affetti familiari, nel loro credo religioso, ma di cui pochissimo si dice in merito alle loro azioni militari e politiche, sia nel Salento che nella Venezia Giulia. Due signori, uno, Salomone Morciano di 38 anni e l’altro, Giuseppe Caloro di 54 anni che decidono di correre in soccorso della nascente Repubblica di Salò, formalmente di Mussolini, ma sotto il diretto controllo dei tedeschi. Tanto ferma era la loro fede nel fascismo, che anche di fronte alla più vergognose verità che ormai erano emerse dopo l’8 settembre, non esitarono a mettere a repentaglio la loro vita e quella dei loro famigliari pur di mostrarsi coerenti nella lotta politica. Due storie diverse intanto: Salomone Morciano muore in un normale attacco dei partigiani slavi nel 1943 senza alcun collegamento con le foibe e questa sinceramente è sembrata già una prima forzatura che evidenzia l’attuale necessità di usare le foibe come mezzo di pietas generalizzato, come lavacro di tutti i mali commessi dal fascismo nelle terre di conquista. Giuseppe Caloro invece è un comandante a tutti gli effetti, visto dai vincitori del tempo come uno dei responsabili di abusi ed eccidi verso i cittadini sloveni, da noi definiti ribelli, ma che in realtà stavano combattendo una guerra di liberazione.
Un uomo che ha scalato i gradini del potere fascista, anche a Tricase, dove è stato podestà e ha gestito con grosse lacune i tormentati mesi del dopo sommossa popolare del 1935 che procurò morti, feriti e centinaia di arresti. Vi è da notare che al momento dell’arresto di Caloro, nulla fu intentato contro la sua famiglia, non vi fu nessuna rappresaglia generalizzata, ma probabilmente una sorte di processo sommario riservato ai capi fascisti e ai loro collaboratori. Probabilmente Ercole Morciano si è lasciato prendere la mano dall’affetto parentale o dalla pura ricerca documentale ma quando si trattano temi come questi non si può riportare il tutto alla semplice pietas personale, non si può basare tutto sui normali, direi scontati, affetti familiari e sulle credenze religiose (più o meno dotte), sulla corrispondenza con vescovi, spesso a loro volta compromessi con il regime, per ricostruire con oggettiva sintesi il momento storico dell’Italia negli anni che vanno dal 1943 al 1945.
Il rischio è quello di banalizzare e quindi di rendere tutto molto scivoloso, quasi che la crudeltà del tempo non fosse un fatto acclarato, come se queste persone fossero delle vittime inconsapevoli delle guerre. No, questi nostri compaesani, così come altre migliaia, decisero volontariamente di seguire il Duce, il dittatore, l’uomo forte che aveva già portato l’esercito alla disfatta di Russia, e che aveva dimostrato le sue baracconate inutili e violente nella guerra d’Africa, dove aveva seminato morte e forse anche una certa dose di ridicolo. Altre migliaia di soldati italiani rifiutarono invece di seguire le sorti di Mussolini e Hitler, alcuni furono immediatamente uccisi, altri deportati, ma una volta capito in quale pasticcio li aveva cacciati il regime, decisero di non tornare più indietro e di stare dalla parte della liberazione dei popoli e non della loro dichiarata oppressione. Non vorrei dilungarmi su questioni che meriterebbero ben altri approfondimenti e proprio per questo propongo un esempio per riassumere il pensiero: cosa diremmo noi se si pubblicasse analogo libretto di un componente delle SS o di un carnefice dei campi di concentramento?
Anche loro probabilmente avevano una famiglia a cui volevano un gran bene, anche loro agognavano la fine della guerra, anche loro pensavano di servire al meglio il loro Stato, di difendere il prestigio della loro Nazione e la vera fede. Per noi questo sarebbe inaccettabile perché il giudizio storico è complessivo sul Nazismo, sui genocidi, sulle SS e sulle esecuzioni di massa, non possiamo soffermarci asetticamente sulla loro storia personale: potrebbe sembrare come un indiretto avallo di una filosofa devastante. Proprio oggi, che a distanza di oltre settant’anni da quelle vicende, stanno rinascendo in Europa dei forti nazionalismi, delle tendenze protezionistiche, delle idee xenofobe, il rifiuto dell’altro, la chiusura delle frontiere a rifugiati e perseguitati, bisogna porre attenzione ad ogni piccolo particolare che, partendo dal revisionismo strisciante, diventi di nuovo cultura di massa, addirittura leggi condivise dello Stato. Un’ultima annotazione che mi sorge spontanea osservando alcune foto del libro di Morciano: nel 1968 i resti di Salomone Morciano, avvolti nel tricolore, alla presenza di tutte le autorità civili, militari e religiose vennero riportati in Tricase con una grande cerimonia pubblica. Mi vien da pensare che a quell’epoca nessuno tirò fuori la sua obbedienza alle camicie nere della Repubblica di Salò, probabilmente il tutto fu gestito come il ritorno a casa delle spoglie mortali di un tricasino morto in guerra.Punto.
Per assurdo penso che quella gestione, tipica di quegli anni, fosse più accorta, più indolore e meno pericolosa della ricostruzione attuale. Un deceduto in guerra, un padre di famiglia merita tutta la nostra commozione mentre la vicenda basata quasi tutta sulle cartoline spedite ai familiari di un volontario delle milizie fasciste, a cui molti in Italia vogliono dare oggi pari valore di chi scelse di morire per la libertà, sembra una forzatura che si presta a nuovi pericolosi tentativi di supremazie di vario tipo. Mi auguro che nella seconda edizione Ercole Morciano sappia trovare la giusta sintesi, forse qualche avverbio in più, per riportare le vicende personali nel più grande alveo della tragedia sempre incombente delle guerre nazionaliste e dittatoriali.
di Pino Greco Le vostre segnalazioni e le nostre reazioni
Da tanti anni pubblichiamo cose belle e cose meno belle; fatti e misfatti che interessano la nostra Città. Facciamo scherzi, riceviamo scherzi…scriviamo un po’ di tutto….riceviamo un po’ di tutto… da 20 lunghi anni. Ma davanti alle vostre numerose “serie” segnalazioni che interessano tutti noi, abbiamo deciso di fare di più. Tante le segnalazioni giunte in Redazione. Facciamo tutti di più, perché, sbagliare è umano ma perseverare è diabolico…Dunque, contro l’arroganza quotidiana, contro l’invasione quotidiana degli spazi di tutti e della nostra Tricase, dobbiamo fare tutti di più
DETTO/FATTO. Lo avevamo già scritto in prima pagina (anno nuovo, videovola di più) in data 21 gennaio 2017. Questo era l’annuncio: Parte il nuovo servizio VIDEOVOLA. La Rubrica VideoVola si arricchirà da quest’anno con una serie di servizi su segnalazioni che perverranno in Redazione. Una troupe con tanto di operatore andrà a filmare il caso e ad intervistare l’interessato.
Seguiteci sul sito: basta collegarsi a: ilvolantinoditricase.it e cliccare VIDEO
A giorni il primo VIDEOVOLA
Lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto. Abbiamo presentato “VIDEO VOLA” anche alle Forze dell’Ordine così che possano meglio monitorare il territorio e far rispettare la Legge.
La rubrica VideoVola vuole essere un servizio alla Città e ai suoi Cittadini. Il Volantino, attraverso le segnalazioni dei suoi Lettori, verificherà la consistenza e rilevanza delle questioni sollevate e le porrà all’attenzione della Città.
Nessuna intenzione quindi di individuare e colpire i responsabili, perché per questo vi sono già gli Uffici e le Forze dell’Ordine, ma unicamente segnalare i problemi per richiamare tutti ad un comportamento che consenta di migliorare la qualità della vita cittadina.
ALTRA NOVITÀ: LA COPPIA NUZZO DI BIASE SARÀ “NOSTRA OSPITE VIDEO” PER OGNI SEGNALAZIONE …
LA COPPIA NUZZO DI BIASE…. LORO AMANO TRICASE
Altra novità: la coppia NUZZO DI BIASE sarà “nostra ospite video” per ogni segnalazione. Corrado Nuzzo e Maria di Biase sono la coppia di attori che abbiamo conosciuto ed apprezzato a Zelig.
Hanno accettato di fare da testimonial ai nostri servizi perché ….. loro amano Tricase