di Alessandro Distante
Tutto sospeso: dalle Scuole, ai Tribunali, ai luoghi di divertimento, agli spettacoli, alle elezioni e persino alle Messe.
Tutto sospeso per difendere il diritto alla salute; del resto: “Quando c’è la salute c’è tutto”.
Le Ordinanze, siano esse del Presidente del Consiglio oppure del Sindaco, vanno ovviamente rispettate (oppure impugnate) e senza dubbio contengono misure drastiche ma necessarie.
Non era mai accaduto, prima d’ora, che si vietasse di celebrare le Messe, ritenendo insufficienti le precauzioni che invece, se rispettate,consentono di entrare nei luoghi di culto.
Pensare che una volta,contro le pestilenze, si invocava l’aiuto dei Santi e si incrementavano le funzioni religiose!Fondamentali diritti come quello di voto (vedi Referendum del 29 marzo e forse elezioni regionali) sono stati messi in secondo piano e sospesi a tempo indeterminato.
E stiamo parlando del voto, diritto che è la sostanza stessa della democrazia!D’ordine, sono state cambiate le modalità di salutarsi, di prendere un caffè, di fare la spesa e di studiare a scuola.
Accettiamo queste limitazioni, pur pesanti, per tutelare la salute nostra e degli altri, con indubbi danni economici dei quali i commercianti sono le prime vittime.
Al fondo, il crescere della paura alimentata anche da irresponsabili notizie allarmistiche. Ed è proprio la paura a prendere il sopravvento e ci fa riandare ad epoche di altri contagi, quale quello descritto dal Boccaccio nel Decameron allorquando, allo scoppio della peste, “l’uno cittadino l’altro schifava e quasi niuno vicino aveva dell’altro cura”.
A ben pensare, la paura del coronavirus riflette la paura, più in generale, di ciò che ci circonda, dell’altro, del futuro.Se il contagio unisce, la paura divide ed isola.
Trasformare l’emergenza causata dal virus in un’occasione per superare la paura diviene la sfida di oggi ed è una sfida non solo sanitaria ma anche culturale per sconfiggere quell’ingabbiamento –per dirla con il Papa-al quale il coronavirus, ma non solo, ci ha costretti.