di Antonio Caprarica
Non c’è nulla di più ingannevole dell’aria mite della parola “volantino”.
Al contrario, il volantino è uno squillo di tromba, un segnale d’allarme , può arrivare a diventare come nell’ormai remoto Sessantotto- un richiamo di guerra.
Il volantino, figlio prediletto dei ciclostili sessantottini, è in realtà l’erede in linea diretta del pamphlet , o libello, equivalente settecentesco degli odierni social, ma al contrario di questi corrivi con l’assolutismo del futuro- nemico giurato della tirannide e dei privilegi dell’ ancien règime.
Insomma, il volantino come il suo antenato è a caccia di magagne, prepotenze e malefatte , le denuncia e le mette in scacco, ma non per puro spirito giustizialista.
Al contrario, l’obiettivo è offrire alla società gli strumenti informativi indispensabili al discorso pubblico, sempre così carente in Italia. E nel Mezzogiorno più che mai.
Perciò, ogni volantino e quello di Tricase in modo speciale è un grido di libertà : di stampa, di informazione, di opinione, e sappiamo tutti benissimo che questi diritti non sono mai acquisiti per sempre. Alessandro Distante e il gruppo di persone radunate attorno al Volantino ( con la maiuscola…) sono dunque da considerare sentinelle delle nostre libertà, e in verità il Premio di cui mi onoro di essere stato il primo recipiente- è piuttosto a loro che andrebbe consegnato.
Penso che idealmente sia proprio quello che fanno tutti coloro che lo ricevono.