di Davide Indino  Ero sulla Tangenziale Ovest di Lecce.

In macchina dominava Donna Summer e le marce battevano a suon di Hot Stuff.

A meno che la vostra vita non si riduca all’ermetismo volontario, conoscerete bene i carri maledetti che sorpassano maledettamente con i loro maledetti spot pubblicitari di patatine maledette che ti fanno ingrassare maledettamente.

E, alle due del pomeriggio, a stomaco vuoto, preferisci vedere un carroattrezzi e la paura che quei tiranti - maledetti - ti facciano salutare la luce come in quei programmi televisivi spericolati.

La velocità spaziava da attimi di Bolt dopato, alle cascate nigeriane.

Da Donna Summer a Anna Oxa, nel tempo di un diluvio autunnale. Provavo a contare le striscie bianche che si divorava il mio bolide di Lancia.

A volte, disperatamente, memorizzavo le targhe delle automobili alla ricerca di qualsiasi delitto per andare in Caserma e, come nei film, dire la targa che nessuno trascrive.

Tre chilometri di coda .Gli altri automobilisti mi divertivano non poco.

Chi al telefono con sguardo gormitico, chi a spennellarsi di vernice le unghie “tanto c’è coda”.

Chi sta alle prime armi e suda il mare delle Coste Armeniche. Bestemmie e biscotti “Favolosi” trasudano ritardo.Gli orologi si divertono a scivolare più velocemente del solito.

Stavamo fermi pure noi. Papà cantava e io mi giro davanti.

Apro il finestrino.Vedo un muro. A secco. Fatto di pietre gracili. Si alzava il vento e si sollevavano anche loro.E, come i miei sentimenti, si sgretolavano le pietre di quel muro in un pomeriggio d’autunno.

 

 

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