di Alessandro DISTANTE
La “costruzione dal basso” sembra essere il modulo che gli allenatori scelgono per il calcio moderno. A costruire l’azione che porta al goal si parte dal basso, addirittura dal portiere che costruisce l’azione, per l’appunto, dal basso.
E se fosse così anche per la costruzione della pace?
In questo numero ospitiamo alle pagine 4 e 5 i resoconti di due iniziative, tra loro diverse ed apparentemente lontane, ma che si sono ispirate allo stesso schema di gioco: la costruzione dal basso.
Da un lato chi, riunitosi nelle Scuderie di Palazzo Gallone, si muove a difesa di un popolo bersaglio dell’azione genocida di Israele, e, dall’altro, un gruppo di militari appartenenti o già appartenenti alla Marina Militare che ricorda i sacrifici, anche di vite umane, per la difesa della Patria.
Entrambi con un comune obiettivo: costruire la pace.
La costruzione dal basso impone a tutti di giocare la palla, a partire, per l’appunto, dal portiere; allo stesso modo, anche la costruzione dal basso della pace impone un gioco dell’intera squadra o, mutatis mutandis, dell’intero Paese.
Ed allora spazio alle scuole di educazione civica, spazio ai percorsi formativi di coscientizzazione dei cittadini, spazio alle forme di costruzione partecipativa a cominciare dal livello comunale, spazio a tutte quelle iniziative di partecipazione solidale a sostegno dei più deboli e finalizzate a rimuovere quelle criticità fonte di conflitti.
In questo modo è possibile dare attuazione all’art. 52 della Costituzione che, come interpretato dalla Corte Costituzionale, consente la difesa della Patria sia con il servizio militare che con il servizio civile.
Se è condivisibile un ripensamento sulla obbligatorietà della leva (come recita l’art. 52), deve essere lasciata libertà ai giovani di scegliere il servizio civile come mezzo di difesa della Patria. Sarebbe un modo per incidere sulle cause di tanti conflitti, perché i conflitti internazionali tra Stati o tra popoli sono spesso conseguenza di conflitti interni (emblematica la guerra in Ucraina) o di situazioni di disagio che portano ad iniziative terroristiche ingiustificate e che, a loro volta, scatenano reazioni sproporzionate ed ingiustificabili (vedasi conflitto Palestina-Israele).
Le armi non bastano a mantenere la pace come dimostrano i drammatici eventi di questi giorni, ma, soprattutto, sono comunque causa di lutti personali e collettivi; per costruire la pace occorre rimuovere le cause delle guerre, “costruendo dal basso”, in un gioco di squadra dove tutti partecipano e in questo modo, tutti insieme, vincono la partita.