di Giuseppe R. PANICO

Ancora una volta l’estate ormai passata è stata “nobilitata”, almeno a Tricase Porto, da quel maestoso rudere di villa/albergo da cartolina che campeggia su punta cannone. Ormai quasi un simbolo, malgrado la Giustizia si sia mossa, della tanta inerzia nel valorizzare le Marine. Passano gli anni, passano i decenni, passano pure i mezzi secoli ma, per le marine, continuiamo ad essere, fra fiumi di parole, vuoti dibattiti e promesse elettorali … “cusì”. 

Restii al cambiamento, quasi come quel rudere al suo abbattimento, comune costiero ma poco marittimo e ancor meno turistico, pur avendo un bel mare, circa 9 km di costa, torri costiere, due porti, molte grotte e incantevoli panorami. Quest’anno anche più cartelli del solito, ma non certo per descrivere, in loco, le nostre bellezze naturali o quello che i nostri nonni, confidando anche in nipoti con maggior senso civico/ imprenditoriale/turistico, ci hanno benevolmente lasciato, ma per mettere, un po’ ovunque su costa e litoranea veti e divieti.

Ne abbiamo a colori verdeggianti, come quelli che qua e là indicano l’elevata pericolosità (sarà vero?) di tanta nostra costa (PG2/PG3); in bianco e nero per indicare ovunque, ai tanti porcellini e porcelloni con sembianze umane, che la costa non è una pubblica discarica ma una fonte di benessere collettivo e sviluppo economico. Poi abbiamo pure quelli che, nei pochi punti, di più facile accesso al mare, almeno per i tanti poco avvezzi alla perigliosa scogliera e alle spumose onde, ci avvisano che la balneazione è vietata, come alla spiaggetta di Tricase Porto e al porticciolo di Marina Serra. E non certo per le scarse condizioni igieniche dovute, in alcune ore, al super affollamento di bagnanti e loro “reflui” e scarso ricambio d’acqua. La lunga estate così calda e con l’acqua del mare più calda e gradevole, ha spinto anche le popolazioni dei comuni limitrofi ad affollare le nostre… “piscine”.

La decisione poi di devolvere circa mille euro al giorno delle nostre tasche al trasporto pubblico e gratuito alle nostre due marine ha, ancor più, incentivato la corsa al mare. Non per lunghe e salutari nuotate, ma per affollarsi, rimanendo in piedi, in tali acque basse e sicure ed a volte malsane.

Una corsa al mare anche con innumerevoli auto che, intasando ogni strada ed anfratto e, “sorvolando” su altri veti e divieti da codice della strada, hanno, con le tante multe, portato “benessere” economico al Comune e alle casse dei nostri solerti vigili. Un’estate, dunque, non certo favorita da acque e servizi da “bandiera blu”, come altre località vicine, ma da una frequentazione balneare di ben limitate pretese e modeste risorse economiche, poco attrattiva per turisti e bagnanti che, appena più esigenti, si dirigono altrove. D’altro canto, se il nostro Piano Coste, dopo ormai cinque anni, non ha prodotto né uno Stabilimento Balneare, né una Spiaggia Libera con Servizi, né nuovi parcheggi e servizi, sperare in un turismo costiero/balneare di maggiore livello economico, rimane utopia. 

Abbiamo, almeno in gran parte, superato il vecchio detto “ mare vidi e fusci, caverna vidi e trasi (il mare guardalo e poi scappa perché pericoloso, la caverna guarda  e poi entra e riparati ), ma duole leggere, su un ben nota e diffusa testata economica, quale Il Sole 24 ore, che a Tricase, “nel Salento più selvaggio”, “nessuno si industri a costruire un hotel” e che a Tricase Porto ci si fa il bagno (pur fra tanta scogliera bassa e utilizzabile) fra i divieti di balneazione. In passato, sul Volantino, si era già evidenziato come la perdurante carenza di servizi, qualità e programmazione anche costiera, avesse già portato Tricase, fra i comuni costieri salentini, ad avere il minore valore degli immobili privati.

Se non vogliamo continuare ad essere “cusì”, anche per un approccio conservativo/museale/ambientalistico, diventato spesso una scusante per coltivare inerzie, ritardi e rinvii, forse non ci resta che riascoltare Mario Draghi in sede europea. Ovvero l’urgenza di un nuovo slancio che permetta di superare gli attuali freni strutturali e, per noi, anche costieri e programmatici ed avviare una Nuova Ricostruzione Cittadina.

Nella consapevolezza che siamo già, dopo la Grecia, il Paese con minor sviluppo in Europa, con la popolazione, rispetto al Nord, con un reddito nettamente inferiore e, a Tricase, sempre più numerosa nell’avvalersi di contributi pubblici e mense Caritas. Forse una “Tavola Rotonda”, fra i tanti poteri (Comune, Provincia, Parco, C.P, Sovrintendenza etc.), con diritto di veto e divieto ma anche col dovere di venire a capo di antiche carenze, sarebbe già un buon avvio per l’estate e per il turismo che verrà.

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