Restaurati preziosi documenti della vita della città tra il XV e XX secolo
Gli antichi registri parrocchiali sono ritornati all’originale splendoreL’archivio è composto, fra l’altro, da circa sessanta volumi di atti manoscritti riguardanti le attività del Capitolo e del clero secolare che operò nella chiesa (stati delle anime, battesimi, matrimoni, cresime, defunti) ma anche riguardanti la costruzione della stessa chiesa e l’acquisizione delle sue suppellettili
La memoria storica di una comunità è fondamentale per la formazione e la tutela dell’identità di una popolazione. Deve aver pensato anche a questo don Flavio Ferraro fin da quando, il 31 agosto 2011, è diventato il nuovo parroco della maggiore parrocchia di Tricase, quella dedicata alla Natività di Maria. Pochi mesi dopo difatti, nel 2012, decise opportunamente di far restaurare, con fondi della stessa parrocchia, gran parte dei registri e del materiale archivistico del periodo storico tra il XV° e il XX° secolo custodito da secoli nell’archivio parrocchiale, e precisamente in un armadio di legno posto nell’oratorio di San Michele Arcangelo adiacente alla sacrestia. Dell’archivio parlò per prima e in maniera dettagliata Michela Pastore, direttrice dell’Archivio di Stato di Lecce, nel saggio “Scritture riguardanti Tricase e le sue frazioni conservate negli Archivi di Stato di Lecce, del Comune, della Congregazione di Carità e parrocchiale della Chiesa maggiore di Tricase” (pp. 191-234), contenuto nel pregevole volume di Michele Paone “Tricase, studi e documenti” edito da Congedo (Galatina) nel 1978, pubblicato circa un mese dopo l’insediamento del sindaco Vittorio Serrano e redatto durante il periodo in cui era sindaco Salvatore Cassati. L’archivio è composto da circa sessanta volumi di atti manoscritti riguardanti le attività del Capitolo e del clero secolare che operò nella chiesa (stati delle anime, battesimi, matrimoni, cresime, defunti) ma anche riguardanti la costruzione della stessa chiesa e l’acquisizione delle sue suppellettili. Contiene ancora i registri rendiconto dei beni, della vita e delle iniziative della locale Confraternita dei morti che aveva anche un proprio altare (l’ultimo a sinistra nella navata) e assisteva i suoi iscritti per mezzo dell’istituto del Monte piccolo. Comprende inoltre carte e documenti vari e sciolti, relativi ai rapporti con i vescovi locali, con i Principi di Tricase e con vari fittuari, debitori e creditori di beni della parrocchia. Contiene infine varie allegazioni a stampa, nella massima parte settecentesche. Per comprendere pienamente il valore di questo materiale, basterà considerare che per vari secoli (esattamente tra il Cinquecento e l’Ottocento) la vita stessa di Tricase è documentata solo ed esclusivamente dentro questi registri. Difatti, come noto, solo nel 1808 Gioacchino Napoleone Murat, col regio decreto n. 198 del 29 ottobre ispirato al Codice napoleonico riguardanti gli atti delle stato civile, ordinò che nel Regno di Napoli fossero compilati e conservati in doppia copia (una per l’archivio del Comune e l’altra per il Tribunale della Provincia) i registri dello stato civile, della popolazione e dei censimenti. Per la nascita dello stato civile italiano vero e proprio bisognerà attendere invece il regio decreto n. 2602 del 15 novembre 1865 (gli uffici relativi iniziarono a funzionare solo all’inizio dell’anno successivo) perché il Regno d’Italia, come noto, nacque il 17 marzo 1861. Per questo motivo, recandosi presso le anagrafi dei comuni, i primi registri delle nascite, ad esempio, cominciano nell’anno 1867. Dunque le parrocchie sono le uniche custodi di gran parte della nostra storia in età moderna. In particolare, il primo registro di battesimi e cresime nella chiesa di Tricase porta la data del 1562. Infatti questo era l’orientamento della Chiesa cattolica, codificato poi con apposito decreto dal Concilio di Trento l’11 novembre 1563: tutti i parroci avevano l’obbligo di compilare, in registri separati, battesimi e matrimoni (in seguito l’obbligo fu esteso anche peri morti) e lo “stato delle anime” cioè la composizione della famiglia, col grado di parentela (veniva scritto durante la benedizione annuale delle case da parte del sacerdote). Questo antico e prezioso registro del 1562, presente nell’archivio della nostra parrocchia, è uno dei trenta che don Flavio ha provveduto a far integralmente restaurare dalla “Codex, laboratorio di restauro e conservazione di beni archivistici, librari” di De Filippis Giuseppe, S.A.S., di Guagnano (Lecce), su opportuno suggerimento del professor Hervé Cavallera, Ordinario di Storia della Pedagogia nell’Università del Salento. «Sono trenta volumi di particolare interesse, erano tutti in pessime condizioni e sono stati completamente restaurati perché intaccati da microrganismi, polvere e con fogli in parte perforati dall’acidità degli inchiostri, mentre gli altri, prevalentemente ottocenteschi, sono stati bonificati con pulitura e disinfestazione da muffe e vermi che rischiavano di intaccarli», dice don Flavio che aggiunge: «i registri restaurati datano dal 1562 al 1824 per battesimi, cresime, matrimoni, defunti e dal 1744 al 1844 per i resoconti di parrocchia e Confraternita». Le tecniche di restauro sono state moderne, non inquinanti ed efficaci, senza intaccare minimamente gli originali: sottoponendo le carte ad atmosfera ricca di azoto e povera di ossigeno si è “provocata la morte per anossia di ogni agente biotico in qualsiasi forma di sviluppo (uovo, larva, pupa e adulto)”, inoltre “sono stati effettuati preliminari test tampone sugli inchiostri e sul supporto cartaceo” e si è posto rimedio al fatto che “evidenti erano l’imbrunimento e l’odore acre delle carte, causati dall’acidità degli inchiostri, trasferiti dal recto al verso [cioè da una facciata all’altra] delle carte rendendo la lettura del documento poco agevole”; in molti casi sono state “risarcite tutte le lacune e le lacerazioni reintegrando le parti mancanti del documento; tra le fibre di cellulosa depositate nelle parti mancanti e quelle del supporto originale si instaurano gli stessi legami chimici presenti all’atto della fabbricazione della carta”. Così si legge sulla scheda tecnica del restauro e, difatti, chi prende oggi tra le mani ogni registro restaurato, si rende conto subito della bontà del trattamento e di come il documento sia ritornato alla integrità e alla bellezza originarie. Oggi tutto l’archivio è custodito in un nuovo e capiente mobile in legno posto nell’ampia sacrestia. Ogni registro reca sul dorso gli anni di pertinenza e può essere consultabile d parte degli studiosi, a richiesta, previo consultazione col parroco don Flavio Ferraro.
di Rodolfo Fracasso