25 novembre 2018. Nessuno è rimasto spettatore: messaggi scritti o pensati, comprensione, compartecipazione, solidarietà…

IL PENSIERO E LA PREGHIERA

di Giacomo Bramato

Quanto sarebbe bello rivederti sorridere o terra!
Quanto sarebbe bello rivederti splendente!

Abbattuta, rovinata, distrutta.
È così che l'uomo oggi ti scruta; colpita e affondata come nave in battaglia.
Forte spirò l'alito del vento, veloci si mossero le grandi acque,
deboli però furono le tue pietre, i tuoi palazzi, le tue ville.
Fragili furono le belle foglie.

È vento di guerra, di rabbia, di terrore.
Quanto sarebbe bello rivederti in vita, o mia amata terra!
Non oso, non posso guardarti così come sei ridotta, non voglio pensarti ferita e sanguinante.
Non oso e non posso veder l' ospite tuo piangente, dolorante, disperato.
Troppo mi duole il cuore.

Guardo e piango, altro far non posso, lontano da te, in questo esilio, o mia bella terra.

Non una mia mano potrà raggiungerti, ma solo il mio pensier e la preghiera.

 

La mia colonna di Alfredo De Giuseppe

Niente è nostro per sempre. Niente ci appartiene in eterno, forse perché il concetto di eterno è solo letterario. Tutto quello che possediamo, per cui lottiamo è preso in noleggio: oggi lo usiamo, domani dovremo lasciarlo.

La casa, l’auto e i soldi non sono nostri e spesso ce ne dimentichiamo. Forse perché viviamo il momento, forse tendiamo a rimuovere, forse pensiamo che il bene materiale sia la cosa più importante che possa capitare nella nostra vicenda umana.

Possiamo usare molti oggetti, molto denaro e molti beni, ma non pensiamo che sono in affitto, che non ci appartengono, che sono provvisori. Forse perché siamo andati al notaio? O perché qualcuno ce li ha donati?

È doloroso sbarazzarsi di beni materiali per i quali si è lottato, si è vinto e si è perso. È doloroso chiudere un’azienda, vendere una casa, forse è anche ingiusto, ma è importante saperlo in anticipo, appena hai l’età di razionalizzare la tua vita.

Tutto diventa più accettabile se il possesso non è la priorità della tua esistenza. Tutto ha un inizio e una fine: ogni impero che si credeva imperituro è finito sotto i colpi del tempo che modificava gli eventi; ogni popolo che credeva di essere il migliore, il più organizzato, il più forte si è sfaldato sotto la propria stessa arroganza; ogni ricco ha vissuto momenti da povero e ogni povero ha stramaledetto il ricco.

Le vittorie non sono per sempre, così come le sconfitte, per fortuna. Le vittorie hanno il gusto amaro di aver vinto qualcuno più debole così come le sconfitte presagiscono altre sventure. Ancora più grandi, nella spirale negativa che in sostanza è la nostra intelligenza.

Niente è per sempre, ma molto potrebbe essere goduto per molto tempo, per molti miliardi di anni, per molti miliardi di persone. Ma dovremmo, con la giusta sensibilità, compenetrare in noi il concetto che la Terra non è nostra, è di tutti e quindi non appartiene a nessuno.

La distanza dal sole, la casualità della formazione, l’evoluzione biologica ce l’hanno affidata confidando nella nostra gestione, essendo l’unica razza che ha inventato la carta igienica. Abbiamo disperso il senso della natura, l’abbiamo sottomesso ai nostri desideri, abbiamo violato le lente leggi del tempo per avvalorare la tesi del possesso, del dominio su tutto.

Per arrivare a produrre quella carta igienica abbiamo inquinato fiumi e mari, abbiamo fatto le guerre, abbiamo rotto gli argini, invaso il tutto con la nostra ingordigia, con la nostra idea predatoria. Un’idea, quella predatoria, che doveva essere allontanata dall’evoluzione della specie. Perché siamo diventati intelligenti? Per distruggere la terra? Per avere più cose?

Per non avere più il senso dell’equilibrio?

Così riflettevo, nel solito impulso mattutino, mentre leggevo una cosa riguardante Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, al momento l’uomo più ricco del pianeta. In una conferenza tenutesi a Seattle lo scorso 15 novembre ha testualmente detto: “Anche Amazon è destinata a fallire, come tutte le aziende. Può durare fra i 30 e 100 anni, possiamo essere bravi e attenti a portare più in là questo processo, comunque saremo destinati alla chiusura”.

Fa un certo effetto sentirlo dire da un uomo che ad ottobre ha toccato i 132 miliardi di dollari di patrimonio e che sta ridisegnando la vita del commercio e dell’informatica adattata al nostro quotidiano. Ma fa capire anche, con la brevità di uno scrittore americano, come accettare la effimera leggerezza di ogni uomo, delle sue cose e delle sue manie.

Niente è per sempre, tutto è provvisorio, niente è nostro permanentemente: non possediamo la Terra e l’Universo, e neanche un altro essere umano o la felicità edonistica.

Dobbiamo solo imparare ad amare la straordinaria bellezza di questo soffio provvisorio, a rispettare le persone e le cose, a comprendere il tutto che ci circonda senza l’ansia del possesso, senza il vincolo della ricchezza materiale. Passare attraverso la nostra vita senza fare eccessivi danni è una priorità.  

 

DOPO LA PAURA….IL CORAGGIO

La Redazione

L’idea che lanciamo alla Città è di creare un fondo per le emergenze

Il tornado che si è abbattuto domenica scorsa (25 novembre) sulle Marine di Tricase ha spazzato via molti luoghi comuni. Dopo il suo passaggio è emersa la forza delle vittime e la solidarietà degli altri.

Tricase si è scoperta comunità facendo venir fuori, alla faccia del vento e dell’acqua, il suo volto buono. Tanta la condivisione per quelli che, sfortunati, hanno subito danni alle loro proprietà e alle loro attività.

Toccanti, in un primo momento, il grido di dolore, la disperazione, le lacrime; ma altrettanto toccanti, subito dopo, la forza e la voglia di riprendersi, di ricominciare.

Intorno a chi ha subito danni, la solidarietà degli altri.

Nessuno è rimasto spettatore: messaggi scritti o pensati, comprensione, compartecipazione, solidarietà.

In tutti la consapevolezza che ogni albero, ogni pietra, ogni casa è patrimonio di tutti e che la perdita di una sola di quelle cose segna la perdita di un bene prezioso e di un pezzo di ciascuno di noi.

Oltre ad esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà, per quel che vale ma siamo sicuri che vale tanto, l’idea che lanciamo alla Città è di creare un fondo per le emergenze.

Una sorta di tesorino tricasino riprendendo l’idea di tanti anni fa di un nostro Redattore.

Una raccolta di fondi, coordinata dallo stesso Comune, che raccolga quanto spontaneamente i cittadini vogliono donare. Il ricavato da destinare ad interventi di ripristino di quanto il tornado ha distrutto ma anche per migliorare la Città.

Una forma tangibile di solidarietà e una testimonianza vera di comunità.

Tricase deve fare spazio alle buone azioni e, passata la paura e il comprensibile sconforto, riprendere il cammino, perché è un cammino condiviso da tutti.

 

 

 

Sabato 1 dicembre, alle ore 18,30, presso le Scuderie di Palazzo Gallone a Tricase, l’Associazione Dialoghi e Reti, con il patrocinio della Città di Tricase, presenta il volume

Il viaggio di Tricás (Youcanprint, Tricase 2018) di Giovanni Cavallera.

All’introduzione di Cosimo Musio, Presidente dell’Associazione e all’intervento del Sindaco Carlo Chiuri seguirà il dialogo con l’autore a cura del noto giornalista Tonio Tondo della «Gazzetta del Mezzogiorno». Sicuramente ciò costituirà un momento di non piccolo interesse per i Tricasini che vedranno riemergere da un remoto passato delle vicende poco conosciute della loro storia come in genere della storia del Salento.

Infatti, al di là del suo impianto narrativo che costituisce una lettura piacevole,

Il viaggio di Tricás sviluppa effettivamente una tesi rivoluzionaria per una comunità (quella di Tricase) da secoli abituata a considerare il nome della propria città derivata dalla fusione di tre (o più) casali.

La tesi dell’origine di Tricase come riunione di tre casali, tesi avanzata tra il XVI e il XVII da Marciano, Tasselli e Micetti (in un periodo storico che aveva rimosso quello medievale) e culminata nell’Ottocento con la proposta di uno stemma civico da Amato Amati, viene a cadere di fronte all’evidenziare come il nome di Tricase sia ben più antico di quanto si crede e trova la sua origine nel mondo bizantino a cui l’attuale provincia di Lecce per secoli appartenne.

Così nella seconda parte del volume il prof. Cavallera mostra, con precisione storica, i rimandi culturali e filologici che rendono la sua tesi sostanzialmente convincente, fissando l’origine di Tricase ben mille anni fa, ai tempi della ribellione a Bisanzio del barese Melo, e collocando la fondazione della città all’interno di una operazione di valorizzazione del territorio da parte dell’esercito bizantino.

Pertanto, in un sapiente intreccio di realtà e fantasia (questo è in fondo il volume) la città di Tricase recupera non solo un passato storico dimenticato, matrova un glorioso momento fondativo che la distingue da un freddo anonimato.

Giovanni Cavallera, del resto, è riconosciuto scientificamente, in campo nazionale e internazionale, come un esperto di storia bizantina, sulla quale ha pubblicato diversi saggi scientifici e nel libro. 

Il viaggio di Tricás si mostra anche abile narratore, sì che il testo manifesta appunto una lettura scorrevole pur nella cura dei particolari, mentre consente il recupero di un passato glorioso, che ha lasciato numerose tracce in terra d’Otranto.

Non a caso la presenza di Bisanzio nel Salento durò ben cinque secoli e di essa rimangono diverse cripte e chiese a Carpignano, Casarano, Cutrofiano, Otranto, Miggiano, Nociglia, nella stessa Tricase (Sant’Eufemia), ecc.

Il tema dell’avventura di Demetrio Tricás nel Salento ove viene fondata in suo onore una città che sarà sede di principato e darà illustri figli alla storia della Penisola appare collegato ad antiche tradizioni, contribuendo a favorire la valorizzazione della nostra terra e al tempo stesso ulteriormente avviando ad una puntuale ricostruzione storica non sempre adeguatamente sviluppata.

E' un evento Libreria Marescritto e il Volantino

Mercoledì, 28 novembre. Ore 20.15 Sala del Trono di Palazzo Gallone

CHI E’ CARLO CALENDA

Carlo Calenda è stato viceministro dello Sviluppo economico con delega al commercio internazionale. Rappresentante permanete dell’Italia presso l’Unione europea e dal marzo 2016 Ministro dello Sviluppo economico, prima con il governo Renzi e poi con il governo Gentiloni. Ha presieduto il consiglio di commercio dell’UE, di cui è stato membro per cinque anni, durante il semestre di presidenza italiana, e i G7 Energia e Innovazione.

Prima di entrare in politica è stato manager alla Ferrari, a Sky e direttore degli Affari internazionali in Confindustria E’ stato uno dei fondatori di Scelta Civica nel 2013. Orizzonti selvaggi è il suo primo libro.

Dal libro ORIZZONTI SELVAGGI capire la paura e ritrovare il coraggio,

di Carlo Calenda, Edizioni Feltrinelli

“Per quindici anni ho lavorato in grandi aziende internazionali, il Made in Italy è stata la mia bandiera. La globalizzazione e l’innovazione il campo da gioco dove l’Italia, grazie alle sue eccellenze, avrebbe senz’altro vinto. Giocare in attacco, mai in difesa. Conquistare mercati, consumatori, turisti: questa era l’unica strategia percorribile per l’Italia e per l’Occidente.

Poi l’incontro con le crisi aziendali mi ha cambiato, così come i cinque anni passati dentro il consiglio del commercio con l’Ue. Un corso accelerato in “dogmi e contraddizioni della globalizzazione”. Sono ancora convinto che abbiamo molte carte da giocare nella competizione internazionale, soprattutto grazie straordinari imprenditori che ogni anno partono alla conquista di mercati lontani che a prima vista sembrerebbero inaccessibili, e a professionisti che primeggiano in tutte le classifiche internazionali. Conservo tante bellissime immagini dell’Italia che vince. Ma non c’è solo quella. E soprattutto nessun paese può pensare di diventare nella sua interezza un’eccellenza. Questo non è un modello di sviluppo, è un’utopia, e anche piuttosto spaventosa.

Molte certezze che hanno accompagnato le ultime generazioni di progressisti si sono sgretolate. Viviamo in un’epoca in cui il futuro è diventato il luogo della paura piuttosto che della speranza. E da qui forse occorre ripartire: ridare diritto di cittadinanza alle nostre paure, per ritrovare il coraggio e affrontare un mondo più duro e difficile. Siamo in un momento di trasformazione rapido e violento il cui punto d’approdo e, nella migliore delle ipotesi, sconosciuto”.

“Negli ultimi trent’anni le classi dirigenti di destra e di sinistra si sono arrese davanti alle velocità del cambiamento. Ebbri o spiazzati per la sconfitta del comunismo, a seconda della provenienza ideologica, hanno perso il senso del loro compito. E il paradosso è che la politica è diventata più ideologica proprio quando sembravano morte le ideologie, perché ha assunto dalla teoria economica un pensiero diventato rapidamente dogma.

I CARABINIERI ARRESTANO 41 PERSONE SU ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE

 26 Novembre 2018

OPERAZIONE “SHORT MESSAGE”

DALLE PRIME LUCI DELL’ALBA DI OGGI, NELLE PROVINCE DI LECCE, BRINDISI E BARI, MILITARI DELLA COMPAGNIA CARABINIERI DI TRICASE (LE), SUPPORTATI DA QUELLI DEI REPARTI TERRITORIALMENTE COMPETENTI, NONCHÉ DAL 6° NUCLEO ELICOTTERI DI BARI, DALLO SQUADRONE ELIPORTATO CACCIATORI DI PUGLIA E DAL NUCLEO CINOFILI DI MODUGNO (BA), STANNO ESEGUENDO 41 (QUARANTUNO) ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE (30 IN CARCERE E 11 DI SOTTOPOSIZIONE AGLI ARRESTI DOMICILIARI) EMESSE DAL G.I.P. PRESSO IL TRIBUNALE DI LECCE,DOTT.SSA CINZIA VERGINE, SU RICHIESTA DELLA LOCALE PROCURA DELLA REPUBBLICA - D.D.A. -DOTT.SSA VALERIA FARINA VALAORI, NEI CONFRONTI DI ALTRETTANTI SOGGETTI INDAGATI, A VARIO TITOLO, DI “ASSOCIAZIONE FINALIZZATA AL TRAFFICO DI SOSTANZE STUPEFACENTI (ART. 74 D.P.R. 309/90)”, “DETENZIONEAI FINI DI SPACCIO DI SOSTANZE STUPEFACENTI IN CONCORSO (ART. 73 D.P.R. 309/90)”, “ESTORSIONE” E “DETENZIONE E PORTO ILLEGALE DI ARMI”. INDIVIDUATO UN FIORENTE CANALE DI APPROVVIGIONAMENTO RICONDUCIBILE ANCHE AD ESPONENTI DI AGGUERRITO CLAN MALAVITOSO DELLA PREDETTA LOCALITÀ BARESE (DELLO RUSSO - FICCO), I QUALI, A LORO VOLTA, SI RIFORNIVANO DA SOGGETTI DI NAZIONALITÀ ALBANESE.

I DESTINATARI DELLE MISURE IN CARCERE SONO:

  1. ABATE IVAN, NATO A CASARANO (LE) CL. 1979, RES. TAURISANO (LE);
  2. BLEVE STEFANO, NATO A TRICASE (LE) CL. 1978, RES. A CORSANO (LE);
  3. CALO’ ANTONIO, NATO A LECCE CL. 1972, ALIAS “NANO”;
  4. CALORO OMAR ALBERTO, NATO IN COLOMBIA CL. 1990, RES. IN TRICASE (LE);
  5. CAPECE OMAR, NATO A GLAURUS (SVIZZERA) CL. 1990, RES. IN ALESSANO (LE);
  6. CARANGELO GIULIO, NATO A GALLIPOLI (LE) CL. 1968, RES. A TAURISANO, ALIAS “CHIACCHIERA”;
  7. COLONA DONATO ROSARIO, NATO A TAURISANO (LE) CL. 1976, IVI RESIDENTE, ALIAS “ZAPPA”;
  8. CORPUS ROBERTO, NATO A LECCE CL. 1965, IVI RESIDENTE;
  9. DE ANGELIS DARIO, NATO A GAGLIANO DEL CAPO (LE) CL. 1989, RES. IN TRICASE (LE);
  10. DE LUCA MARIO, NATO A LECCE CL. 1976, IVI RESIDENTE;
  11. DE RUVO MICHELA, NATA A TERLIZZI CL. 1988, IVI RESIDENTE;
  12. DE SARIO GIAMBATTISTA, NATO A TERLIZZI (BA) CL. 1975, IVI RESIDENTE ALIAS “ROCKY”;
  13. DELLO RUSSO ROBERTO, NATO A TERLIZZI (BA) CL. 1980, IVI RESIDENTE ALIAS “MALANDRINO”;
  14. FICCO PAOLO, NATO A RUVO DI PUGLIA (BA) CL. 1979, RES. A TERLIZZI (BA);
  15. FRATTOLILLO LUCA ANDREA, NATO A TRICASE (LE) CL. 1985, IVI RESIDENTE;
  16. FRISONE LUCA, NATO A LECCE CL. 1971, IVI RESIDENTE, ALIAS “FRISA”;
  17. MANNI ALESSANDRO, NATO A CASARANO (LE) CL. 1972, RES. A TAURISANO (LE), ALIAS “MESCIU”;
  18. MARGOLEO SERGIO, NATO A CASARANO (LE) CL. 1992, RES. A UGENTO (LE);
  19. MARTELLA GIANNI, NATO A TRICASE (LE) CL. 1986, RES. A CORSANO (LE);
  20. MARTELLA SIMONE, NATO A TRICASE (LE) CLASSE 1983, RES. IN TIGGIANO (LE), ALIAS “MOTO”;
  21. NESTOLA PASQUALE,NATO A COPERTINO (LE) CL. 1969, RES. A GALATINA FRAZIONE DI COLLEMETO, ALIAS “CICCIO”;
  22. ORLANDO ANTONIO, NATO A TRICASE (LE) CL. 1991, RES. A CORSANO (LE);
  23. PANARESE SERGIO, NATO A TRICASE (LE) CL. 1984, IVI RESIDENTE, ALIAS “FRAGOLA”;
  24. PISPERO NADIA, NATA A TRICASE (LE) CL. 1970, RES. A TAURISANO (LE);
  25. RIZZO ANTONIO, NATO A GAGLIANO DEL CAPO (LE) CL. 1985, RES. A TAURISANO (LE), ALIAS “MAIATO”;
  26. RIZZO GIOVANNI, NATO IN SVIZZERA CL.1968, RES. A TAVIANO, ALIAS “COLLANA”;
  27. RIZZO PAMELA, NATA A TRICASE (LE) CL. 1992, IVI RESIDENTE
  28. SCHIRINZI STEFANO, NATO A POGGIARDO (LE) CL. 1986, RES. A TIGGIANO, ALIAS “SERVOLA”;
  29. VINDICE TEODORO, NATO A BRINDISI CL. 1966, IVI RESIDENTE, ALIAS “PADRE”;
  30. ZOCCO MATTEO, NATO A GAGLIANO DEL CAPO CL. 1995, RESIDENTE A CORSANO (LE);

L’APPLICAZIONE DELLA CUSTODIA CAUTELARE AGLI ARRESTI DOMICILIARI INVECE NEI CONFRONTI DEI SEGUENTI INDAGATI:

  1. CALABRESE EROS, NATO A POGGIARDO (LE) CL. 1987, RES. A CORSANO (LE);
  2. CIULLO ROCCO, NATO A GAGLIANO DEL CAPO (LE) CL. 1996, RES. IN MORCIANO DI LEUCA (LE);
  3. DE IACO ALESSANDRO, NATO A SCORRANO (LE) CL. 1983 RES. POGGIARDO (LE);
  4. ELIA EMANUELA, NATA A POGGIARDO CL. 1975, RES. A TRICASE (LE), ALIAS “MENA”;
  5. FORTIGUERRA CRISTIAN, NATO A TRICASE (LE) CL. 1986, IVI RESIDENTE, ALIAS “CRIGU”;
  6. FRISULLO NADIR, NATO A POGGIARDO (LE) CL. 1993, RES. A TRICASE (LE);
  7. PETRACCA MASSIMILIANO, NATO A LECCE CL. 1978, RES. A CASTRIGNANO DEL CAPO (LE);
  8. PIANI SIMONE, NATO A GAGLIANO DEL CAPO (LE) CL. 1989, RES.IN ALESSANO (LE);
  9. RAINO’ DONATO ANGELO, NATO A TAVIANO (LE) CL. 1967, IVI RESIDENTE, DETTO “DONATELLO”;
  10. SANTO ROBERTO, NATO A LECCE CL. 1974, IVI RESIDENTE, DETTO “GEMELLO”;
  11. SAVARELLI SALVATORE, NATO A GAGLIANO DEL CAPO (LE) CL. 1994, IVI RESIDENTE;

L’INDAGINE, NELL’AMBITO DELLA QUALE RISULTANO INDAGATI COMPLESSIVAMENTE 55 INDIVIDUI, È STATA CONDOTTA DALLA STAZIONE CARABINIERI DI SPECCHIA (LE)CON IL SUPPORTO DEL NORM DELLA COMPAGNIA DI TRICASE (LE), DA OTTOBRE 2015 A  DICEMBRE 2017

 

 

Parla l’assessore allo sport Lino Peluso:

“Il titolo di un articolo pubblicato sui social, a “Tricase non c'è spazio per il rugby" non dice tutta la verità sulla situazione attuale in merito alle discipline sportive.

Da quando è nata questa associazione, e mi riferisco alla Amatori Rugby Tricase, quattro anni, non è mai stata presa in considerazione come in questo periodo.

Bisogna considerare però che esistono delle difficoltà sulle strutture sportive comunali che si ripercuotono su tutte le discipline sportive presenti sul territorio e dunque non solo sul rugby.

Nonostante queste difficoltà si è fatto il possibile per non trascurare alcuna disciplina sportiva ed onestamente pensavo di aver raggiunto comunque un accordo tra le varie parti.

L'amministrazione comunale ha già deliberato, ed ora si attende solo che le opere vengano realizzate e mi riferisco alla ristrutturazione della copertura della tribuna ovest e soprattutto la sistemazione dell'impianto di illuminazione dello stadio San Vito.

Questo darà la possibilità di prolungare l'utilizzo del terreno di gioco e della pista di atletica anche nelle ore serali, venendo così incontro alle esigenze della società di calcio, di atletica e di rugby.

Inoltre la società di Rugby sta utilizzando la palestra di Depressa.

di Giuseppe R. Panico

Se l’unione fa la forza, il nostro così debole Sud Salento sembra decidersi ad essere più forte.

Se non per diventare, nel turismo, la Florida d’Europa, almeno non farsi superare dalla vicina Albania. A Palazzo Gallone, gran parte dei sindaci del nostro territorio, il Presidente della Provincia Minerva, il Consigliere Regionale  Abaterusso e l’Assessore Regionale Giannini, in un convegno moderato dall’Avv. Nunzio Dell’Abate, ci hanno dato qualche speranza.

Poco fiduciosi nella politica degli annunci, non ci resta che attendere i fatti e brindare all’ unione di intenti. “Prove Tecniche di Resurrezione”, si direbbe, come dal libro del giornalista Antonio Polito, di recente nostro ospite, sull’”ultimo quarto” della nostra umana esistenza (60-80 anni), e su come cavarsela meglio. In fondo il nostro territorio, con quasi tutte le anagrafi dei suoi comuni in calo numerico e rapido invecchiamento, sembra anch’esso aver raggiunto il suo “ultimo quarto”.  

Chissà come sarà fra altri vent’anni; più di un ventennio non è bastato per definire il progetto SS 275 e al nostro comune vi è ancora incertezza sulla “vexata quaestio”. Sfogliando margherite, forse troveremo la risposta nel far passare la strada a Ponente o meglio a Levante, trasformando la Cosimina in una Cosimona. I nati oggi potrebbero avere domani, con la loro maggiore età, una 275 ormai superflua. Gran parte degli anziani ci avranno lasciato; i giovani quasi tutti emigrati; lo shopping fatto in internet e non più viaggiando e intasando la 275 fra negozi e cineserie; car-sharing e bici ben più diffusi; meno scuole.

Passeggeri o merci su gomma o rotaia ne viaggeranno dunque di meno ed il Sud Salento passato di moda, visto le sue carenze nel coltivare, incrementare, ed arricchire il suo turismo. Gli esiti della colonia Scarciglia a Leuca, del Twiga di Briatore ad Otranto e della nostra inerzia costiera ne sono un esempio. Il nostro ambientalismo, spesso pervicace e contrario ad ogni sostenibile sviluppo, ricorda poi quei “naturalisti” che, per non affogare i loro pidocchi, dono della natura, rinunciano anche allo shampoo, impidocchiando o allontanando un po’ tutti.

Potrebbe essere superflua anche la metro di superficie che, per non offendere le vere metro, sarebbe meglio chiamare non F.S.E. ma T.E.S. (Trenino Elettrico salentino). Con le attuali irrecuperabili canute anagrafi e povere economie, è ben difficile immaginare tanti nuovi passeggeri sia in metro che 275. Il turismo poi è sempre quello di poche settimane.

Fattori forse un po’ troppo trascurati, a fronte, di più valide alternative allo sviluppo viario, almeno oltre Tricase/Montesano.

Come migliorare la esistente rete stradale intercomunale, realizzarne una ciclabile e creare un ben più rapido scorrimento turistico fra la nostra rocciosa costa d’ Oriente e quella sabbiosa d’ Occidente. Se nel turismo continuiamo con carenti servizi e inefficaci o tardive scelte, in agricoltura facciamo di peggio. Oltre al “fastidio” della xylella, abbiamo pure l’incapacità di fruire dei fondi europei per lo sviluppo rurale. Ne spendiamo appena il 16%   e con il 90% delle richieste zeppe di errori o “furbizie”; il resto, circa 120 milioni di euro, lo regaliamo agli altri.

La vicina Albania si è avviata intanto ad essere ben più attrattiva, competitiva e diversificata.

Ha, oltre a uno splendido mare, delle splendide montagne, tali da far pensare ad una futura Svizzera alle porte dell’Adriatico, come la Svizzera d’Oriente era un tempo chiamato il Libano, con le sue montagne e le sue piste fronte- mare. Sul problema trasporti e sviluppo, si sono soffermati un po’ tutti i convenuti, con buone notizie sull’arrivo di nuovi treni e autobus e sul collegamento ferroviario fra stazione F.S di Brindisi e aeroporto.

Abbrevierà, speriamo in pochi anni, i nostri tempi nel prendere il volo. Al costituendo “Team 4S” o” Squadra Sindaci Sud Salento”, non resta che dire e dar loro “Forza e Coraggio”. Ai politici più in alto, a breve “illuminati d’immenso” nel nuovo dorato palazzo della Regione, da circa 90 milioni di euro, 1637 plafoniere sulla testa, per 637 euro l’una, urlare invece nelle orecchie e negli occhi: “Fateci Risorgere”.

Ma “fatelo subito”, perché se la Florida si appronta a mandare, dalla sua base spaziale, turisti su Marte e sulla Luna, noi, con la nostra base culturale, fatta di annunci e rinvii, carenze e furbizie, costi e “stracosti”, li spingeremo tutti verso l’Albania.

Intanto in questi giorni, ad attivare una nuova sede regionale a Tirana e far risorgere il paese delle aquile, ma non il nostro Sud Salento con le nostre “ciole piche”, c’ è andato il Presidente Emiliano.

Finanziato dalla Regione Puglia e gestito dalla Comunità S. Francesco

Sabato 24 novembre 2018 -Ore 17:00 Sala del Trono di Palazzo Gallone

Per celebrare la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del prossimo 25 novembre, l’inaugurazione dello Sportello Antiviolenza “Bianca Gallone” si terrà sabato, 24 Novembre 2018, alle ore 17:00, presso il Palazzo Gallone di Tricase.

L’inaugurazione costituirà un importante spazio di riflessione sul nuovo servizio, un momento di impegno e dibattito sul tema grazie alla presenza di Carlo CHIURI Sindaco, Alessandra FERRARI Presidente della Commissione Pari Opportunità, Sonia SABATO Assessore alle Pari Opportunità, Filomena D’ANTINI, Consigliera di Parità della Provincia di Lecce, Antonia CAIRO Legale Rappresentante di Comunità S. Francesco, Michela GARZIA Psicologa dello Sportello Antiviolenza “Bianca Gallone”, Carlo ERRICO Magistrato e Consigliere della Sezione Unica Penale presso la Corte d’Appello di Lecce, Gianna SERGI Psicologa Psicoterapeuta e grazie al prezioso contributo degli studenti del Liceo “G.Comi”, Liceo Classico-Scientifico “G.Stampacchia”, I.I.S.S. “Don Tonino Bello” e dell’Associazione Pro Loco di Tricase.

Al termine, partirà una fiaccolata, un corteo per celebrare insieme la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Il Comune di Tricase ha messo a disposizione un luogo idoneo ad accogliere le donne del territorio presso la sede dei Servizi Sociali, in Via Leonardo Da Vinci n. 2.

Lo Sportello Antiviolenza, servirà tutte le donne del Comune di Tricase con quattro aperture settimanali - lunedì e giovedì dalle ore 15:30 alle ore 17:30,e martedì e mercoledì dalle ore 10:00 alle ore 12.00 .

Inoltre un Servizio di Pronto Intervento H24 (328- 8212906).

Presidente della Commissione Consiliare Pari Opportunità

Alessandra Ferrari

 

di Antonio Turco

Non capita tutti i giorni, bisogna ammetterlo, di scrivere un articolo critico rispetto all'andamento generale delle cose ed avere una risposta così tempestiva da parte dall'establishment politico. Ma è uno dei rospi che si manda giù più volentieri trattare questo argomento, perché la risposta data dall'amministrazione comunale merita una indubbia considerazione.

Ma di cosa si tratta ? Nei giorni scorsi, il Consiglio Comunale di Tricase ha approvato un accordo con il CIHEAM: Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei con sede centrale a Parigi, e con diverse altre sedi europee tra cui Bari. Il suo Direttore è il Dottor Maurizio Raeli, personalità tutt'altro che estranea alle nostre contrade.

L'attività sociale di questo organismo è incentrata sui settori economici primari, agricoltura prima di tutto ed il suo raggio d'azione è l'intero bacino del Mediterraneo interagendo con tutte le nazioni che vi si affacciano. Non è possibile riepilogare l'intera articolazione con cui esplica la propria attività istituzionale, su tale argomento si dovrà necessariamente ritornare in modo più specifico, ma è interessante sapere che fanno parte di questa azione temi come il miglioramento della produttività agricola, la sicurezza alimentare, l'andamento climatico, la crescita sostenibile, interventi per ridurre la povertà, la gestione integrata delle aree costiere.

E in che modo interagisce ? In che modo dialogherà con il nostro Comune ? Attraverso una partnership, una collaborazione economica, che fisserà uno spettro di progetti orientati alle necessità del nostro territorio e rientranti  nelle linee guida del programma di cooperazione.

Il CIHEAM può già contare su un tipo di attrezzata collaborazione con centinaia di altre istituzioni pubbliche e private dell'area mediterranea dove agisce sotto forma di agente di sviluppo sulle economie locali, come mezzo di trasmissione di elementi primari per l'incentivazione e lo sviluppo sociale ed economico del posto.

In verità la collaborazione tra Tricase ed il CIHEAM esiste già dal 2007 e si è incentrata su alcuni interventi strutturali ed estetici sul Porto ed alla collaborazione con l'associazione “Magna Grecia” con cui si è impostato un progetto di rivalutazione e valorizzazione del Porto di Tricase, secondo un modello di sviluppo che ha registrato un ottima accoglienza presso importanti organismi  come la FAO e il Ministero degli Esteri entrambi coinvolti nell'attività istituzionale del CIHEAM.

Altro elemento di rilievo è la creazione di “Avamposto Mare” che raduna altri importanti enti oltre a quelli già citati, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Università del Salento.

Interessanti alcuni interventi sul territorio che questa partnership potrà consentire.

Si parte dall'opera di ristrutturazione di alcune parti del Porto, al recupero della scuola elementare sita in Borgo Pescatori da destinare a spazio di accoglienza per giovani studiosi delle tematiche marine, poi il recupero del vecchio mattatoio comunale da destinare a sede di servizi a sostegno delle piccole imprese agricole con la valorizzazione dei loro prodotti ed altre tipologie di sostegno nell'accesso al mercato. In questi benefici rientra anche uno specifico progetto che riguarda l'ACAIT per il suo recupero architettonico e la sua trasformazione in spazio funzionale attrezzato per l'agricoltura.

In definitiva questo accordo contiene molti spunti (che vanno approfonditi in spazi appositi e trattati in modo più specifico) che già potrebbero rappresentare per Tricase ed il Basso Salento una importante opportunità di sviluppo, tagliato su misura sulle nostre risorse ed attitudini, ma queste opportunità vanno partecipate da parte della comunità perché diventino concreto elemento di sviluppo economico e di progresso sociale e vanno accompagnate dalla nostra Amministrazione Comunale facendo interagire strumenti urbanistici come il PUG di prossima approvazione con i programmi di più larga consistenza che questo accordo prevede.

Una visione condivisa ed una convergenza di forze potrebbero risollevare il nostro territorio dal suo preoccupante languore.

 

di Carlo Errico

Trovandomi nell’Ufficio Anagrafe, seduto davanti all’impiegata, è entrata una signora giovane. Gentilmente ha chiesto dove e come poteva fare la “denuncia di soggiorno” per sua sorella che doveva raggiungerla da un paese extracomunitario.

L’impiegata, con modi gentili (e scusandosi con me perché doveva far fronte anche alle richieste di sportello, ormai da tempo senza impiegato addetto. Sic!), ha chiesto se la sorella aveva già provveduto a dotarsi di permesso di soggiorno. Alla risposta “No” ha chiarito che presupposto per l’ingresso in Italia era quel permesso, e dopo avrebbe potuto denunciare la presenza a Tricase.

Fin qui, nulla di particolare.

Ciò che conta è accaduto dopo. Uscendo, ho incrociato ferma sul noto angolo di marciapiede del bar tristemente chiuso quella stessa giovane donna: parlava con altra donna, comunicandole che sua sorella la stava per raggiungere da … (ometto per privacy) ed era felicissima; da lì a qualche giorno sarebbe andata a prenderla al suo sbarco all’aeroporto.

Gli occhi letteralmente tracimanti contentezza di quella donna erano espressione di gioia autentica per un ricongiungimento tanto atteso, desiderato oltre ogni limite, anche di burocrazia.

In questi giorni si sta discutendo del Decreto Legge sicurezza. Chiarisco.

Come ogni buon governo nuovo che si rispetti, anche quello in carica ha voluto il suo decreto sicurezza. Temi come l’ordine pubblico, la vivibilità dei centri abitati, il decoro urbano, l’integrazione, tanto sbandierati in campagna elettorale, devono trovare subito una sponda visibile per soddisfare il bacino elettorale che quella maggioranza ha votato.

Ecco, dunque, il Decreto Legge N. 113 del 4.10.2018, voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, e che l’Aula di Palazzo Madama ha approvato il 7 novembre scorso con 163 voti favorevoli, 59 contrari e 19 astenuti (peraltro sotto forma di “emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge di conversione decreto-legge n. 113, noto appunto come “Decreto Salvini” su sicurezza e immigrazione), dopo che il Governo aveva posto la questione di fiducia (il provvedimento è passato ora alla Camera dei Deputati).

 Non è questa la sede per approfondirne i contenuti in maniera completa. Ma l’associazione mi è sorta immediata nella consapevolezza che assistevo a quella scena dopo aver letto quel decreto e le novità, tra le altre, nel senso dei restringimenti in materia di immigrazione.

Alcune misure: abrogato il soggiorno per motivi umanitari; allungato da 3 mesi a 6 mesi il tempo di durata massima di trattenimento nei centri di permanenza per facilitare l’espulsione degli irregolari; riscrittura dell’intero apparato di norme che disciplinano l’immigrazione, le procedure per i richiedenti asilo, la concessione dei permessi di soggiorno temporanei per esigenze umanitarie, l’esecuzione dei provvedimenti di espulsione.

Senza indulgere in tecnicismo, basti sapere che i “motivi umanitari” per i permessi di soggiorno temporanei sono stati delimitati in termini pressoché tassativi, a fronte di un orientamento dell’autorità giudiziaria che, fino ad oggi, aveva improntato le proprie decisioni a chiara tolleranza (anche se con qualche chiusura al riconoscimento, ad esempio, di un permesso di natura umanitaria legato a ragioni di sola natura economica o di ripartizione della ricchezza tra la popolazione, come stabilito da Cassazione, VI Sezione Civile, con ordinanza 11.9.2018, depositata l’8.11.2018).

Con la vecchia normativa, chi non riusciva ad ottenere il riconoscimento dello status di “rifugiato” o la protezione sussidiaria poteva richiedere un “permesso umanitario”. Con il D.L. 113/2018 non più. E quel 25% circa di richiedenti asilo che negli anni scorsi se lo sono visto accogliere, appunto, per motivi umanitari, da oggi in poi avranno, chiaramente, diversa sorte.

E allora: allungamento dei tempi di trattenimento degli immigrati irregolari in vista del rimpatrio; drastica riduzione dei permessi di soggiorno. Queste due delle voci della ricetta dell’attuale governo.

Consentitemi seri dubbi, se l’obiettivo dichiarato è quello di coniugare sicurezza e legalità: il rischio evidente è che si andrà ad allargare copiosamente (almeno di quel citato 25%) il numero degli irregolari, allargamento al quale non sappiamo se corrisponderà una uguale capacità di respingimento ed espulsione.

Ecco perché mi hanno colpito gli occhi di quella giovane donna: lei, extracomunitaria già in Italia, viveva intensamente e con gioia il momento del futuro ricongiungimento.

Noi, cittadini italiani, viviamo quotidianamente i nostri ricongiungimenti familiari.

Gli extracomunitari irregolari …

Qualunque commento ulteriore sarebbe inutile, una mera trasposizione dei vostri pensieri, ciascuno per propria fede politica o, almeno, per convinzione personale.

Ma permettetemi di andare con la memoria al 7 marzo del 1991, giorno in cui arrivarono nel porto di Brindisi, a bordo di navi mercantili e di imbarcazioni di ogni tipo, 27mila migranti, fuggiti dalla crisi economica e dalla dittatura in Albania.

Ed ai viaggi da Tricase dei furgoni carichi di vettovaglie per il primo aiuto. E l’arrivo a Brindisi, notando i profughi albanesi che vagavano per le strade e gli abitanti che scendevano dai condomini per offrire loro qualcosa.

La storia scorre; la storia giudicherà le nostre scelte.

La sensazione, purtroppo, è di una grande occasione perduta …

Speriamo non irrimediabilmente.

 

 

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