di Alessandro Distante
Al di là di quanti erano i presenti o di cosa hanno potuto dimostrare con la manifestazione contro il razzismo e per l’accoglienza degli immigrati, una riflessione deve essere sviluppata.
Sempre più spesso si vive la Città in modo parcellizzato con il progressivo diminuire dei luoghi comuni di incontro. Accade così che alle iniziative di un gruppo non partecipino gli altri gruppi,
come se esistessero dei blocchi tra loro incomunicabili. Se un gruppo si occupa di ambiente rimane indifferente quando il gruppo di impegno sociale si mobilita; e quando si muove un gruppo sportivo quello culturale rimane chiuso nelle sue stanze.
Accade anche di peggio: un gruppo culturale non partecipa alle iniziative di un altro gruppo culturale. E così via
Anche Tricase rischia di vivere queste molteplici solitudini, che tali rimangono anche se sono di gruppi, persino organizzati ma che vivono una grave incapacità di comunicare e di rompere le proprie come le altrui solitudini.
Non ha molto senso se chi organizza un evento, come quello di sabato scorso sui temi dell’immigrazione e della integrazione, non riesce a comunicare il proprio pensiero al resto della Città.
Rigenerare i corpi intermedi per far rinascere la passione civile ricreando luoghi di incontro e di confronto per alimentare quel noi di una comunità che sappia andare oltre la finzione della rete e del web, oltre la comoda ricerca degli amici che si sprecano in mi piace tanto gratuiti quanto dovuti.
La crisi dei partiti, ad esempio, si tocca con mano non solo per le divisioni interne capaci di frammentare ogni schieramento fino ad identificarlo con la singola persona, ma anche per le assenze dai luoghi e dagli appuntamenti dove,al basso, potrebbero costruirsi percorsi di dialogo nell’interesse collettivo e per il bene comune.
Sorprende, così, che ad una manifestazione sull’immigrazione nessun partito abbia preso parte oppure che ad un incontro sulla parità di genere nello sport non sia stata presente alcuna consigliera o assessora comunale. Non parlo in generale, ma di storia recente della vita tricasina.
Non si creano legami tra cittadini ed istituzioni a parole o con proclami, ma cogliendo le occasioni di incontro ed andando in quei luoghi per alimentarli e farli crescere.
La conferma della parcellizzazione e della vita a comparti stagno viene dalle tante volte in cui a Tricase si svolgono in contemporanea più eventi; ma, di questo, nessuno se ne preoccupa più di tanto; in fondo, ognuno è talmente chiuso nel suo mondo che non avverte neanche più il piacere di rendere comune questo suo stare bene. Alla fine, ognuno di noi si guarda allo specchio complimentandosi per le suepiccole o grandi iniziative, chiudendosi sempre di più, arroccandosi e difendendosi.
Ed è forse per questo che iniziative come quelle sulla immigrazione e sulla integrazione, che si sostanziano nella apertura verso l’altro, specie se diverso, non riscuotono tanto successo, divenendo persino bersaglio di chi, chiuso nella sua casa e dietro una tastiera, spara volgari sentenze e superficiali giudizi
di Oronzo Russo
Gallipoli. Giovedì, 24 gennaio 2019. Il nostro Direttore Editoriale Avv. Alessandro Distante è stato insignito del Premio Figilo 2019, terza edizione.. E’ un premio molto ambito che si consegna ogni anno a Gallipoli nell’ambito del Festival dell’informazione locale. La manifestazione, organizzata da Caroli Hotels e da Piazzasalento, giornale diretto da Fernando D’Aprile e dal Gal Terra d’Arneo, con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti di Puglia, della Provincia di Lecce, del comune di Gallipoli, dell’Associazione nazionale Stampa Online e dall’Associazione nazionale Giornalismo Costruttivo, ha avuto luogo dal 23 al 25 gennaio.
Da segnalare gli interventi del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Nazionale Carlo Verna e del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Puglia Piero Ricci, del direttore di Tuttosport Xavier Jacobelli, dei docenti universitari Ruben Razzante, Stefano Cristante (che ha parlatodi comunicazione insieme a Nandu Popu dei Sud Sound System) , Luigi Spedicato, del magistrato Roberto Tanisi, del direttore del Tg Norba Vincenzo Magistà e della dirigente del Dipartimento del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni “Puglia” Ida Tammaccaro.
Tra le tante sezioni come incontri formativi accreditati presso l’Ordine dei giornalisti, con interventi eccezionali di autorità a livello nazionale, grandi giornalisti, gente di spettacolo, ha interessato il premio Figilo che quest’anno è andato a sette giornalisti.
Xavier Jacobelli, direttore Tuttosport – “Premio Figilo 2019 Uomo di Sport”: consegna il premio Attilio Caputo, direttore di Caroli Hotels
Elio Donno – “Premio Figilo 2019 alla Carriera”: ha consegnato il premio Fernando D’Aprile, direttore di Piazzasalento.
Danilo Lupo, giornalista LA7 – “Premio Figilo 2019 Miglior Cronista”: ha consegnatonAntonio Barillà, giornalista de La Stampa.
Gianfranco Lattante, caporedattore redazione Lecce “La Gazzetta del Mezzogiorno” – “Premio Figilo 2019”. Ha consegnato Pierangelo Tempesta, collaboratore ”La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Renato Moro, caporedattore Nuovo Quotidiano di Puglia – “Premio Figilo 2019”. Ha consegnato Adelmo Gaetani, già consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti.
Alessandro Barbano, giornalista già direttore de Il Mattino – “Premio Figilo 2019”
Alessandro Distante, direttore editoriale Il Volantino di Tricase – “Premio Figilo 2019 per la storicità del foglio informativo settimanale cittadino”. Ha consegnato Oronzo Russo della Gazzetta del Mezzogiorno.
Questo riconoscimento ad Alessandro Distante testimonia ancora una volta quanto l’uomo, l’avvocato, il giornalista sia attento a quel che si muove attorno, vaglia le notizie, ne dà concetto. La redazione, felice per il riconoscimento, augura ad Alessandro grandi ritorni, risultato meritato per il suo vivo attaccamento al mondo dell’informazione, fatta con intelligenza.
UN VORTICE DI IDEE: IL PD INCONTRA I CITTADINI
IL SEGRETARIO FORTE: "OCCORRE RIPARTIRE.
ASCOLTIAMO E LAVORIAMO INSIEME"
“Crediamo che il compito fondamentale di un amministratore sia quello di recepire le istanze dei cittadini per poi tradurle in atti amministrativi concreti. Ecco perché incontreremo la cittadinanza venerdì”
È con queste parole che il Segretario del Circolo del Partito Democratico di Tricase,
Gianluigi Forte, presenta l'iniziativa UN VORTICE DI IDEE,
in programma per l' 8 febbraio alle 18.30, presso le Scuderie di Palazzo Gallone.
“Raccoglieremo suggerimenti e segnalazioni relative allo sfortunato evento meteo del 25 novembre scorso” continua il Segretario PD “e con il contributo del Capogruppo in Consiglio Comunale Fernando Dell'Abate e del circolo, elaboreremo proposte d'azione concrete affinché Tricase possa ripartire con una programmazione seria ed efficace”.
Appuntamento fissato in agenda per venerdì sera, dunque.
I cittadini di Tricase sono invitati a partecipare e a intervenire.
Nessun ospite, nessuna scaletta. Solo la voglia di incontrarsi e discutere insieme del futuro della città, ripartendo anche e soprattutto dai momenti di dolore della comunità.
di Antonio Turco
Il percorso che partendo dalla “Rotonda” e passando dai due porti e Punta Cannone, arriva all'”Arco” è un lungomare spontaneo che rappresenta per molti un sollievo per i propri polmoni, martoriati dall'aria sempre meno respirabile e per chi vuole godersi il profumo del mare passeggiandovi poco lontano. Tra l'andata e il ritorno sono due chilometri di relax, di benefico esercizio fisico e opportunità di riflessioni varie sui guai della vita che si stemperano nei colori intorno e nel frequente spettacolo delle nuvole sul mare, specialmente in inverno.
Da qualche tempo questa preziosa opportunità è stata di fatto “abbreviata” da un provvedimento del nostro Comune che vieta il transito sul tratto del molo di Punta Cannone a causa di un provvedimento dei Vigili del fuoco, conseguenza del pericolo di crollo del tristemente famoso rudere che, come “Spada di Damocle”, pende da tempo sulla testa di Tricase Porto e sulle sue prospettive di sviluppo turistico, sulle nostre teste e soprattutto su quelle di chi è solito passeggiare in quei paraggi.
Questo rudere ha il potere di instillare o ispirare in ogni passante le peggiori considerazioni, che pur di grado e fantasia diversa, convergono tutte in un unico proposito, quello della assoluta necessità di abbatterlo perché inaccettabile sconcio che rovina un contesto naturale di valore. Oltre alle riflessioni ci sarebbero anche le imprecazioni, cresciute in modo tale da divenire il rischio maggiore sulla sua stabilità futura, specie la prossima estate quando impedirà il bagno alle centinaia di affezionati bagnanti del molo di Punta Cannone.
E' anche un pessimo biglietto da visita per il nostro turismo, difficile infatti spiegare come in una marina tutto sommato intatta dalla sua nascita di oltre un secolo fa con case molto belle immerse in un profondo verde, possa convivere un mostro mal costruito e pericoloso.
Se il successo del turismo di un posto è il riconoscimento del valore di un paese nelle sue bellezze naturali, nella sua architettura, nella sua cultura e nella sua filosofia di vita, il mostro cadente è un corpo estraneo che rovina un contesto apprezzato da ospiti provenienti da tutta Europa.
Tricase Porto grazie alla sua integrità urbanistica pressoché immutata potrebbe ambire a diventare un piccolo posto per turismo di un certo livello predisponendo alcuni opportuni accorgimenti. Non è facile, ma è meno difficile di quanto si pensi, basta seguire l'esempio di tante località marine anonime balzate in poco tempo alla ribalta internazionale.
Si vorrebbe chiudere qui ma ci sono un paio di altri punti da toccare. Qualche tempo fa dalle pagine del Corriere della Sera, Paolo Mieli scrisse un articolo sulla giustizia pugliese, in alcuni casi secondo lui piuttosto traballante, e scelse di esordire citando, per contrappunto, Giuseppe Pisanelli e della sua statua presente nella omonima piazza di Tricase, quale esempio di pugliese di alto livello come giurista ed avvocato.
Sarebbero momenti di orgoglio per un tricasino se non fosse che la casa natia di Pisanelli, di cui è proprietaria la stessa famiglia detentrice del mostro, versi in condizioni indecorose con finestre scardinate, cancelli posticci orribili ed erba che pende dai balconi, lunga quanto la barba di Matusalemme.
Non sono le uniche sconcezze del posto, sia chiaro, ma i proprietari dovrebbero riflettere sulla mancanza di decoro e di sicurezza che le le loro proprietà accusano e regolarsi di conseguenza, cercando di intervenire al più presto.
Restando sulle problematiche del nostro territorio e guardando in casa nostra va consigliato prima di tutto il taglio dell'erba di Casa Pisanelli al livello suolo, e inoltre, restando in tema Pisanelli, cercare di dare una appropriata pulitura alla statua. Bisogna aggiungere che Via Tempio, destinata alla chiusura al traffico, dovrebbe essere curata molto più approfonditamente nella pavimentazione, e in altri aspetti non secondari, considerando che, gli interventi in Piazza Don Tonino Bello, non ancora terminati, non sembrano, per il momento, aver dato alla piazza un aspetto migliore di prima.
Ci sarebbero molti altri aspetti del nostro territorio meritevoli di approfondimenti, soprattutto perché appare sempre più essere l'unica fonte di reddito rimasta su cui convogliare investimenti per il miglioramento economico del Paese, ancora non toccato dalla ripresa, ammesso che ci sarà mai.
Per tutte queste ragioni, il nostro territorio ha, una volta per tutte, bisogno di programmazione. Un territorio privo di programmazione impoverisce il Paese togliendo valore ad ogni singola parte che lo compone. Viceversa, un territorio ben programmato aumenta il suo valore e articola le linee del suo sviluppo economico.
Tricase : Stadio San Vito
“Sono iniziati i lavori di ristrutturazione della copertura della tribuna dello stadio San Vito di Tricase. Tra una decina di giorni dovrebbero essere ultimati, inoltre sarà anche operativo al 100% l’impianto di illuminazione dello struttura sportiva”, parola dell’assessore allo sport
Lino Peluso.
Finalmente qualcosa si muove direbbero i tifosi che in questi mesi sono stati costretti ad affrontare tutte le intemperie atmosferiche per assistere alle gare della propria squadra dalla tribuna est scoperta.
Tutto questo perché la tribuna ovest e l’impianto di illuminazione sono stati al centro di una denuncia tra l’Amministrazione comunale e la società Tricase Rugby.
Il fatto risale allo scorso novembre quando una nota della società tricasina di Rugby pubblicava: “Aggressioni verbali e fisiche, spogliatoi chiusi, bambini costretti a cambiarsi in campo, fari dello stadio comunale San Vito ,spenti.
Ci fu subito la risposta dell’Amministrazione Comunale con l’assessore allo sport Lino Peluso: “Nonostante queste difficoltà si è fatto il possibile per non trascurare alcuna disciplina sportiva ed onestamente pensavo di aver raggiunto comunque un accordo tra le varie parti. L'amministrazione comunale ha già deliberato, ed ora si attende solo che le opere vengano realizzate e mi riferisco alla ristrutturazione della copertura della tribuna ovest e soprattutto la sistemazione dell'impianto di illuminazione dello stadio San Vito”
Sono passati più di 60 giorni, la tribuna è stata chiusa da parte del responsabile del settore perché causa pericolo caduta calcinacci dalla copertura. Di seguito il settore ovest era interdetto al transito. L’accesso agli atleti al campo sportivo e alla pista di atletica leggera poteva essere effettuato da via Olimpica tramite il circolo tennis. Mentre l’accesso al pubblico per assistere alle competizioni sportive era garantito da via Olimpica al settore est.
Questa soluzione aveva “ allarmato” anche qualche dirigente dell’Atletico Tricase ….
Tutto questo tra pochi giorni finirà , come sottolinea l’assessore Lino Peluso:
“ i lavori sono iniziati ora si attende solo che le opere vengano ultimate e mi riferisco alla ristrutturazione della copertura della tribuna ovest e soprattutto la sistemazione dell’impianto di illuminazione dello stadio San Vito. Questo darà la possibilità di prolungare l’utilizzo del terreno di gioco e della pista di atletica anche nelle ore serali, venendo così incontro alle esigenze della società di calcio, di atletica e di rugby”
Si sa, nelle stanze di Palazzo Gallone a Tricase si respira un’aria pesante…
Il 2019 si preannuncia ricco di sorprese…come è anche la vita amministrativa…
La prima potrebbe riguardare due assessori: Turco e Piccinni.
Mentre, sembrerebbero in una botte di ferro gli assessori Lino Peluso e Sonia Sabato.
I rumors in Città dicono che il sindaco Chiuri vuole cambiare due assessori ,
Mario Turco e Antonella Piccinni ?
Forse c’è un problema politico….
Forse è il momento di iniziare una nuova fase per la Città …?
Un dato è certo l’ultima parola spetta a lui: il primo cittadino
di Alfredo De Giuseppe
Ora, che abbiamo deciso dall’aprile di quest’anno di eliminare la povertà, ora che abbiamo smesso di salvare i poveracci nel Mediterraneo, ora che le ONG sono diventate il nostro nemico da abbattere, che abbiamo mandato a marcire in galera Cesare Battisti, ora che il senso comune vuole giustizia e libertà un tanto al chilo, ora che potremo goderci la pensione con largo anticipo, ora che faremo vedere all’Europa quanto siamo tosti, ora è arrivato il momento di pensare alle cose serie. E’ vero, c’è pure il congresso del PD, fissato esattamente un anno dopo la super sconfitta elettorale, ma questo non fa neanche notizia. E c’è pure il nostro Emiliano che cambia idea su ogni cosa, ma questo è connaturato all’uomo e quindi non attuale. Le cose serie, dicevamo.
Ci sono problemi al Sud che sembrano ormai endemici. Disoccupazione, spopolamento, infrastrutture inefficienti, corruzione e difficoltà nel reperire una classe dirigente adeguata a tali complessità. Ma ormai nessuno pare occuparsene e preoccuparsene. Senza andare troppo lontano, dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’60, il Sud sembrava recuperare la forbice che lo differenziava dal Nord. Poi, lentamente, anno dopo anno, le differenze economiche e sociali sono tornate ad ampliarsi. Sarà una coincidenza ma la difficoltà storica è sembrata più evidente con la nascita e il rafforzamento delle Regioni.
Intanto che il mondo andava avanti, noi stavamo progettando di ridare il governo delle nostre contrade ai vecchi potentati, a far gestire la modernità con i soliti metodi clientelari e mafiosi che stavano per essere debellati. Abbiamo ridato potere a chi doveva essere isolato da un governo centrale efficiente. Guerre politiche in ogni quartiere, di potere per il potere, per i soldi, per un posto, quasi mai per programmare il futuro e avere una visione più globale. Del resto da sempre il popolo affronta i propri problemi senza approfondirli e senza il buon senso che dovrebbe derivare dalle sconfitte.
Quando l’Albania nel 1991 si liberò dal cacchio soffocante del regime di Henver Hoxa, pensai subito che quella poteva essere una bella opportunità per il Sud, per il Salento soprattutto. Potevamo fare un bel porto con un collegamento costante di merci e persone, potevamo investire in infrastrutture comuni, potevamo avere una nazione in crescita che ci vedeva (ci adorava) come partner privilegiato.
Una strada vicina per tutto l’est. Risultato: dopo quasi trent’anni, la Germania ha effettuato in Albania i più grandi investimenti in termini strutturali (aeroporti e strade), turistici e industriali, mentre noi continuiamo ad aprire qualche pizzeria. La Grecia, il Montenegro, ma anche la Turchia, la Tunisia, l’Egitto, dovevano diventare i nostri migliori supporter e invece siamo arrivati a viverli solo come nemici. Nonostante il mare nostrum del tempo dell’Impero Romano e nonostante la facilità attuale di collegarsi. Dovevano essere per noi come la Svizzera, la Francia, l’Austria lo sono per la Lombardia e il Veneto e invece abbiamo deciso di inseguire nuovamente il sogno della razza ariana.
Uno strabismo storico e colossale che invece di portare nuova linfa economica e culturale, ci condurrà a litigare in continuazione sui saldi di bilancio, che saranno sempre più difficili da portare in equilibrio. Per il semplice fatto che siamo avvitati su noi stessi e le soluzioni semplicistiche non fanno che peggiorare la situazione. Perché ora si è aggiunto Internet, la vita digitale, il commercio si sposta ogni giorno di più verso il web, il futuro sta per scorrere su strade inesplorate. E gli esploratori sembra che viaggino tutti lontano da questo Sud, destinato a luogo di villeggiatura estiva.
Ora che siamo in mezzo alla tempesta, che viviamo tempi di indecisione, lasciamo che concetti di democrazia vengano sabotati, che sintomi di umanità vengano derisi, che la propaganda a mezzo web diventi il nostro vero governo. Ora sarebbe il momento di difendere il sogno di un’Europa illuminista, di opporsi al trumpismo di tutto il mondo, di pensare ai Sud ridistribuendo le energie e le risorse, preservando l’ambiente, inventando nuovi modelli di consumi. Ora è davvero difficile, anche solo pensarlo.
di Giuseppe R. Panico
Il recente disastroso evento atmosferico che ha colpito la nostra costa ha messo in luce, ancora una volta, l’ insicurezza viaria di Marina Serra. Un problema non certo recente ma di cui si prende atto solo in caso di eventi che richiamano migliaia di persone o di impedimenti lungo l’unica stretta tortuosa strada, che dalla litoranea porta al lungomare.
Manca una alternativa anche ai mezzi di soccorso e, per una marina quasi ferma agli albori della civiltà delle auto e della balneazione aristocratica, racchiusa fra mare, promontorio del Calino, canale del Rio e scoscesi declivi e mummificata dalla politica, il rischio non può che aumentare. Particolarmente nel periodo estivo, quando l’afflusso di vacanzieri, richiamati anche dalla ben nota piscina, porta problemi di traffico e parcheggio.
Saprà il PUG in itinere dare maggiore sviluppo e sicurezza costiera a noi tutti e al nostro turismo? O verrà anche condizionato dalla bulimia burocratica che prevede ben 34 (trentaquattro!!) organismi competenti in materia ambientale? (Dal sito del Comune). Vorranno tutti dire la loro? In Europa, siamo già nella vergognosa penultima posizione (peggio di noi la Grecia) come efficienza istituzionale. Sono passati molti decenni da quando il senso dello sviluppo e del progresso portava a scelte opportune e razionali.
Prevale ora la politica del “poi vedremo” che tanto promette e poco mantiene e che giustifica la propria inerzia o imprevidenza anche con motivi ecologici o ambientali. Dell’ambiente, oltre che fauna e flora, ne siamo parte anche noi, col diritto a fruire di sviluppo e sicurezza adeguata ai nostri tempi e non più a quando al mare o in villa ci andavano poche auto con “vip” in vacanza o poche nostre “girls” in “suttaneddi”.
Per la “salvaguardia” del mare e della costa si è ora contrari a quasi tutto. Alle trivelle oltre l’orizzonte, alla TAP, ai progetti di Briatore, agli impianti di gassificazione etc. E se nel mondo per rilanciare l’economia del mare, si raddoppia il Canale di Suez e quello di Panama, si aprono nuove rotte fra i ghiacci e si attivano le “vie della seta” e tante ricerche, noi poniamo veti anche per tappare qualche buca sugli scogli o scavare qualche misero scalino per scendere meglio in acqua. Dimentichiamo che il pur carente sviluppo turistico, di cui oggi godiamo, è dovuto agli scavi fatti dai nostri avi, cavando “piezzi” e pietrame proprio sulla costa per costruire torri costiere, porticcioli, bagnarole, piscina etc.
Il PUG dovrebbe essere consegnato entro la notte del prossimo capodanno, fra i consueti brindisi, tappi e tronetti e poi, se non cestinato, forse approvato e poi realizzato. Ma economia permettendo perché l’Italia è di nuovo in recessione e dunque con nuovi freni ad investire. Ancora più senza una cittadinanza più attiva e coesa ove i “Liberi e Forti”, come scriveva, oltre un secolo fa, Don Luigi Sturzo, sappiano farsi protagonisti del futuro e non solo canuti attori e cantori del passato. Senza sviluppo e adeguati servizi non si creano nuove imprese, unica vera fonte di lavoro, rimanendo così solo Deboli e Sottomessi al solo reddito di Stato.
A Marina Serra, ove la nautica è stata preclusa ad un porticciolo mai manutenuto, mai dragato, mai adeguatamente gestito, mai ammodernato, oltre a realizzare la nota piscina, si progettava anche un parcheggio a mezza costa fra gli ulivi per centinaia di auto, con un secondo collegamento viario alla litoranea. Serviva ad evitare la “trappola” al già allora crescente numero di automezzi e frequentatori.
Avanzava il reale “sviluppo sostenibile” fatto oggi solo di veti e parole. Poi arrivarono le idee mummificanti e la “trappola” lì è rimasta. Passato è il “trombone d’aria”, gli alberi da ripiantare la politica non ce li regala; un prestito agevolato per le attività imprenditoriali nemmeno e dopo quasi due mesi i cavi ed i pali della Telecom sono ancora lì, stesi nell’erba. Meno male che la litoranea Serra-Rio è stata anche liberata dagli incolti oleandri ed ora è più sicura e panoramica.
Potrebbe diventare un alto lungomare che, spaziando da Otranto all’Albania e alla Grecia, congiunge meglio le nostre due marine. Già detto sul Volantino, ma a volte, per dare una smossa alla politica o cambiare mentalità, servono le rivoluzioni e in Italia non ne abbiamo mai avute. Chissà se almeno quella del “tornado”, oltre a rivoltarci case e campagne, porterà i nostri “Liberi e Forti” a qualche valida smossa o ad esprimersi e dibattere.
Ma prima che il paesano “spread” economico, che è anche civico e culturale, ci confini in una trappola che i nostri giovani evitano emigrando. Lo “spread” che noi siamo, non li induce a tornare e portare esperienza, o investire in paese o in costa i loro risparmi.
A volte nemmeno per le vacanze o a portarsi dietro amici e turisti.
NON CI DIMENTICHIAMO…
di Nunzio Dell'Abate
Nelle marine di Tricase aleggia un silenzio assordante.
Alla frenesia e rassicurazioni dei giorni immediatamente successivi al tornado, sembra aver preso il posto un sentimento di sconforto ed abbandono.
Eppure tanti effetti del devastante uragano sono ancora lì, con incresciosi risvolti sul piano ambientale e di immagine, non lasciando presagire nulla di buono in vista della stagione estiva: alberi, pali della pubblica illuminazione e segnali stradali divelti; muretti di recinzione abbattuti; un immenso deposito di materiale ligneo e scarti vari di fronte al piazzale della Rotonda che desta preoccupazione per il rischio di incendi e di cattivi odori, a causa della lenta macerazione del legno, e per il pessimo colpo d’occhio; diverse colonne di fumo che in modo un po' tetro si levano al cielo, segno dei tanti focolari cui si ricorre, talvolta in modo improvvido, per smaltire i materiali di risulta.
Ma ciò che ferisce di più è lo smarrimento, per non dire rassegnazione, dei tanti cittadini e titolari di attività commerciali colpiti dall’evento calamitoso.
Per questa ragione chiediamo al Sindaco di indire a stretto giro un incontro pubblico o meglio ancora un Consiglio Comunale aperto in modo da relazionare la comunità sullo stato dell’arte: cosa si è fatto e cosa si farà, tempi, modalità e costi; a che punto è il procedimento per la dichiarazione dello stato di calamità naturale; quali e quante risorse economiche sono state stanziate.
Non vorrei che a caldo nei primi giorni si siano generate eccessive aspettative.
Ricordiamo che il Sindaco ha richiesto a tutti i danneggiati una perizia corredata di idonea documentazione fotografica, di cui gli stessi hanno anticipato il costo.
Occorre trovare subito prime forme di ristoro, anche sotto forma di riduzione dei tributi comunali o di incentivi. La redazione dell’imminente bilancio di previsione annuale del Comune deve essere incentrato sul recupero e ricostruzione delle marine.
Guai se non fosse così. Non bisogna abbandonare nessuno, serve vicinanza e conforto più di quanto offerto nell’immediatezza dell’evento.
L’Amministrazione batta un colpo e tutti facciano la loro parte nel segno di quel senso di comunità solidale che ci deve contraddistinguere sempre.