ELEZIONI IN RIMA

baciata ma non troppo

E’ giunto il giorno tanto agognato

E finalmente si saprà il risultato.

E all’indomani, al lunedì

Apriti cielo, non passare da lì:

Ha vinto il tuo, ma il mio non ha perso

Ma vedrai tra cinque anni sarà diverso

Diciamola tutta e non giriamo intorno

Per quello certo non ci sarà ritorno.

Anche dei consiglieri si saprà il risultato

Mi incuriosisce quello: come è andato?

L’idea delle donne per il Consiglio

Aperte le urne: hanno poi vinto?

E l’uomo e donna avrà funzionato?

Lo sapremo solo con il risultato.

L’eredità del Sindaco, di quello uscente

Andrà al candidato che sarà il vincente

Questo è ovvio è inutile dirlo

Come gestirla bisognerà capirlo.

Al ballottaggio o si chiuderà?

Intanto vota, il popolo deciderà.

E questa sera dai candidati

Gli ultimi fuochi verranno sparati

Indirizzati nel finale messaggio

Ai cittadini lì di passaggio.

E la domenica ad urna aperta

La Scuola non sarà deserta

Un sorriso ed un saluto è il segnale

Il rispondere è persino banale.

Il farsi vedere è certo un dovere

Ma basterà per il voto avere?

E così avanti fino a tarda sera

Per vedere se la speranza era vera.

I miei auguri a tutti quanti

A cercar voti eravate in tanti

Ne siamo certi vincerà il migliore

E’ la democrazia: decide l’elettore.

SADIS

Dal 12 giugno al 14 luglio - Chiesa dei Diavoli Tricase

Dal 12 giugno Alibi organizza “Punto al Campus” un laboratorio teatrale quotidiano dedicato ai bambini dai 6 ai 12 anni, che vedrà impegnati, i ragazzi tutte le mattine dal lunedì al venerdì (dalle 9 alle 13), per un mese fino al 14 luglio, un progetto creato in collaborazione con Meditinere, Sac Porta d’Oriente e Libreria Idrusa, un'occasione per relazionarsi con gli altri e dare sfogo alla loro espressività.
Un programma piuttosto intenso realizzato negli spazi della Chiesa dei Diavoli di Tricase, dove i ragazzi potranno stare a contatto della natura, immersi nel verde del Parco Costiero Otranto–Leuca.

Un percorso eco-pedagogico, diretto da Alibi Teatro che, attraverso la natura, il gioco teatrale e i racconti, il laboratorio di lettura e di scrittura, il laboratorio di scene e costumi teatrali, intende tutelare l’infanzia come uno spazio magico, da custodire gelosamente per tutta la vita.

Nei vari giorni i giovani saranno a contatto con la natura ed attraverso attività ludiche si avvicineranno al teatro e conosceranno dal vivo come si costruiscono i copioni e come si creano gli spettacoli.

Insieme agli esperti di Alibi Teatro Gustavo D’Aversa, Walter Prete e Patrizia Miggiano, i ragazzi potranno osservare la natura da cui sceglieranno le tematiche, che diventeranno un racconto teatrale, da affrontare durante tutto il periodo del campus.

Si realizzeranno i costumi e le scene, si illustreranno e si svilupperanno le varie tecniche teatrali rendendo ogni partecipante consapevole e protagonista della bellezza del mondo e della magia del teatro.

Grazie all’attività e alla conoscenza delle varie tecniche teatrali i ragazzi potranno manifestare la fantasia di entrare in altri personaggi e in altri mondi e la capacità di assumere ruoli a loro più adatti. L’esperienza scenica aiuta a prendere coscienza del proprio mondo interiore e del rapporto con il proprio corpo, imparando ad esercitare un controllo sulle proprie emozioni, i più piccoli superano difficoltà ed insicurezza e sono stimolati a potenziare le capacità creative, inoltre l’attività teatrale facilita i rapporti interpersonali tra coetanei.

Ogni settimana un giorno sarà dedicato alla lettura, un laboratorio realizzato in collaborazione con la Libreria Idrusa di Alessano, tenuto da Michela Santoro e Patrizia De Paola, saranno lette pagine di alcuni libri importanti e famosi e sarà mostrato ai ragazzi come trasformare la realtà in arte, inoltre i ragazzi in seguito vedranno anche la versione cinematografica dei libri diventati film.

Info e iscrizioni al 329.1271425 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Ci si aspettava qualche domanda e risposta fra candidati sindaci il 1 giugno in piazza Pisanelli. Invece...

di Giuseppe R. Panico I nostri 9 km di costa, il nostro mare e la nostra Tricase, anche quest'anno, non hanno meritato la “bandiera blu” come i nostri vicini (Melendugno, Otranto, Castro,Salve). Voluta dall'ONU (Nazioni Unite) e simbolo di civiltà, benessere, attrattiva turistica- economica e buona amministrazione, premia la qualità di nautica e balneazione ed il buon uso della costa e del mare. Riusciremo mai ad averla anche noi? Ci si aspettava qualche domanda e risposta fra candidati sindaci il 1 giugno in piazza Pisanelli. Invece, fra fogli volanti e parole urtanti, per le nostre marine nemmeno una parola.

E come meravigliarsi se i candidati invece che rivolti a Oriente verso il mare erano tutti rivolti ad Occidente verso Montesano, a giocarsi ancora al lotto politico pure i numeri della SS 275. Erano schierati uno accanto all'altro e, come i moai di pietra dell'isola di Pasqua, con la faccia rivolta verso terra e non verso il mare. Per chi i moai venerava, andò a finire come quasi sempre succede a chi dal mare si allontana o viene allontanato e alla “blu economy” (economia del mare) non si avvicina. Decadenza economica, anagrafica, culturale, scomparsa dei giovani e quindi della propria identità o sua riduzione ad un livello inferiore.

Lo avevano imparato propri tutti, Fenici, Romani, Greci, Vichinghi, Veneziani Pisani, che il mare è la più grande superstrada di cultura, potenza e ricchezza. Lo hanno imparato pure i nostri vicini, lavorando sodo per una bandiera blu. Forse da noi, faro culturale del Capo di Leuca, la cultura non guarda ai fari sulla costa e si limita a quelli spenti nella propria testa. E non si avvede che, per accenderli, non bastano certo le attività museali e gli shows musical-canori fronte-mare. E' una questione di DNA locale diceva, bofonchiando acida con nordico accento, una arcigna signora in difficoltà con il suo nuovo gommone lungo il trascurato scalo di Marina Serra.

Forse è un DNA mutato verso terra per paura di “mamma li Turchi” o per sudditanza medioevale verso un turismo aristocratico che, residente altrove, fa proprio il “mare nostrum” e la costa pure. Un DNA che non disdegna di chiudere alle barche a motore il porticciolo di Marina Serra, dopo averne da sempre coltivato il degrado. Altro che potenziarlo, dragarlo e ben gestirlo con più elevate capacità come “porto a secco” e attrattiva turistico- economica (la Regione Puglia ha stanziato di recente decine di milioni di euro per i porti turistici) . Che non disdegna di confinare nello stesso porticciolo, privo di ogni servizio e di più adeguato ricambio delle sue acque, le persone diversamente abili. Altro che considerarle nostre simili, favorendo ovunque il loro accesso.

Come pure presso strutture/associazioni già esistenti a Tricase Porto ove avviarli alle attività nautiche (come avvenuto altrove e come inutilmente richiesto). E i forestieri ospitarli nella scuola in disuso da trasformare in colonia/ostello giovanile rianimando così il Borgo Pescatori e la sua economia. Ma forse è l'esistenza nel nostro meridione di un numero di invalidi pari, stranamente, a circa il doppio del settentrione, a reclamare, quale estiva bagnarola, un piccolo “sea harbur”attivabile per gran parte dell'anno.

La logica dello sviluppo reale, in termini di servizi ed infrastrutture, sembra ancora lontana. Come pure trasferire la balneazione, ora sulle banchine del porto, sul retro di Punta Cannone, in un capace e soleggiato “lago di mare” con spiaggetta, ivi realizzabile con sovrastante panoramico parco pubblico al posto di quel rudere. E utilizzare così la sottostante banchina quale approdo occasionale di grandi imbarcazioni, come gli aliscafi da Otranto diretti in Grecia ma che da Tricase non possono passare.

Progettiamo invece un “inland harbur” (porto da...entroterra) nel vecchio macello. Non arriveranno le mareggiate ma forse le acque reflue delle vicine vasche che, già troppo care e troppe volte sbagliate, saranno prevedibilmente troppo piene, per scarso uso agricolo, e dunque da versare ancora in mare, magari con un refluo “canal grande” come a Venezia.

C'è molto da fare o da rivedere se vogliamo davvero il benessere di una reale “blu economy” e della bandiera che la favorisce.

Cominciando col girare verso il mare le “teste di moai”, fatte di pietra locale. Ma ci vorrebbe forse un Churchill o una Thatcher, per avere, fra cinque anni, una Relazione di Fine Mandato della nuova amministrazione all'insegna del blu, con più differenziata (ora un misero 30%,), meno debiti, più servizi e più imprese. Purtroppo nel Meridione e lontano dalla Perfida Albione (inghilterra), agli statisti preferiamo i trasformisti.

Alcuni considerano periferia pure le marine e, insieme alle frazioni, da gestire con un “assessorato alle periferie”. Il mal di mare politico sembra dunque diffondersi. Forse meglio, se non un “Magistrato alle Acque” come un tempo a Venezia, un valido “Assessorato alle Marine ed al Turismo” La decisione a breve ai nuovi eletti. Intanto il 10 giugno ricorre la festa della Marina Militare che, con tanti tricasini in divisa blu, ci protegge su mari vicini e lontani ( la nostra economia , per circa il 90%, viaggia sul mare).

L'associazione ANMI la celebrerà nel tardo pomeriggio presso la chiesa di Marina Serra. E' la prima triste “festa” da che i marinai di Tricase, in esito ad un silente e sinistro “mal-consiglio”comunale, hanno dovuto traslocare dalla loro storica sede.

A differenza di dove sventola la bandiera blu, sembrava quello dei moai in pietra: tutti muti, immobili, con “spallucce” alle storie di mare e agli anziani marinai.

TRICASE 05.06.2017 – La Scuderia Salentomotori porta a casa un rendimento importante con il 2° posto assoluto nel Campionato Regionale di Tommaso Memmi e Monica Cicognini con la Peugeot 207 Super2000 del Team Colombi.  “E' stato un fine settimana molto faticoso, - spiega il presidente della Scuderia Antonio Forte -  i nostri equipaggi si son fatti valere in una gara molto faticosa. Sono appagato della classifica per la scuderia e per ognuno di loro che ha affrontato un tracciato così articolato.

Un elogio va al pilota casaranese, Fernando Primiceri che ha primeggiato la classifica regionale, a bordo della performante Skoda R5 dello stesso Team di Tommaso Memmi. Secondi assoluti, vincitori di classe e di gruppo Tommaso Memmi e Monica Cicognini su Peugeot 207 S 2000: “è sempre un piacere parteciparvi al Rally del Salento – racconta Tommaso, soprattutto quando al fianco hai una delle migliori navigratici d’Italia, Monica Cicognini che è stata determinante e strepitosa in tutto -, non mi aspettavo un risultato così importante in una gara così insidiosa, in quanto per problemi legati al lavoro, sia io che Monica non abbiamo potuto preparare al meglio la nostra gara. Grazie a chi ha creduto in me, alle tante persone presenti su tutto il tracciato, al Team Colombi che come sempre ha messo a disposizione una performante vettura”. 

Quinto assoluto, primo di gruppo e primo di classe A7,  per Antonio Forte e Gianmarco Ventruto. “La gara è andata meglio di quanto mi aspettavo. Una competizione che ha confermato la crescita e il giusto feeling con il mio co-pilota, un ragazzo straordinario, che grazie al suo impegno ci porta a fare bene”.

Secondo di gruppo e primo di classe A6 (Campionato Italiano) per Pasquale Fiorito e Gabriele Passaseo. Una gara che era iniziata male il sabato, già sulla prima prova speciale l’equipaggio si ritrovava ad un quarto di inizio prova con la vettura out, per un cedimento della testina sinistra. La domenica rientrano in gara con il formula rally, e la giornata termina nei migliori dei modi. Fiorito: “è stato un rally che avevamo preparato molto bene, un vero peccato non aver potuto disputare la 1^ tappa, ma sappiamo benissimo che i rally sono anche questi. Mi ritengo soddisfatto di quanto fatto nella 2^ tappa.

Con lo spirito di chi pensa solo a divertirsi Luca e Nicola Negro sono riusciti a giungere al traguardo (vincendo la classe R3C – Campionato Nazionale)  nonostante qualche problema meccanico della loro Renault Clio R3C del Team Trodella: Luca narra: “ho avuto un problema sull’impianto di estinzione già dalle prime prove speciali della 1^ tappa, che mi ha costretto al ritiro; grazie all’efficientissimo lavoro della squadra, sono riuscito a ripartire la domenica mattina, dove il nostro intento era quello di professare chilometri di prove speciali e di arrivare sulla pedana di arrivo.

Esordio vincente per Donato Parrotto, che per il 50° Rally del Salento ha fortemente voluto al suo fianco la straordinaria Silvia Vincenti, figlia di Mario, prematuramente scomparso. Vincitori della classe Racing Start (Campionato Italiano) su Citroen Saxo: “ è andata molto bene – spiega Donato – era da molto tempo che sognavo di fare una gara così completa, e ringrazio con tanto affetto la mia navigatrice, che ha saputo confidarmi la determinatezza per arrivare sul palco di arrivo, sono sicuro che il grande Mario da lassù ci ha guidato su tutte le prove speciali, e per questo che dedico il nostro risultato proprio a lui”.

Vincitore di classe e secondo di gruppo per Francesco Giangreco navigato da Stefano Mergola su Peugeot 207 R1T: ”senz’altro una gara divertente – dice Francesco -  ho trovato tanta passione sia nel pubblico che nei concorrenti. Sapevamo già che sarebbe stata una gara difficile, ma noi eravamo pronti nell’affrontarla con determinazione, ma un problema al cambio, ci ha portato ad affrontare alcune prove speciali solo con la terza marcia”.

Un tiratissimo quarto posto di gruppo e secondo di classe N2 (Campionato Nazionale) per Francesco Formosi e Scrigna: “una grande attesa per questo meraviglioso rally, avevamo buone intenzioni ma per problemi di natura meccanica abbiamo tirato i remi in barca, abbiamo cercato di gestire al meglio le prove speciali, con la sola intenzione di arrivare in Piazza Mazzini, queste le dichiarazione di Francesco.

Gara sfortunata invece per Antonio Russo e Riccardo Indino, entrambe all’esordio dei rally. I due avevano preso parte al campionato regionale con una Citroen C2 Racing Start, costretti al ritiro per una piccola uscita di strada.

Ufficio Stampa Salentomotori

 

 

di Alfredo De Giuseppe In questi primi giorni del Giugno 2017, molte cose si sono succedute, accavallate e molte sono ancora in divenire.

Donald Trump, una barzelletta divenuto Presidente, ha deciso di far uscire gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima. Una decisione enorme, quanto stupida: la parte liberal dell’America si è prontamente mobilitata, compreso molte grandi aziende.

Ora Donald Trump e i suoi elettori condividono questa decisione con altri due soli Paesi, il Nicaragua di Daniel Ortega e la Siria di Assad. Altri attentati di giovani islamici a Kabul, a Manila, Melbourne e Londra: persone che si trincerano dietro una religione per uccidere, uccidersi, per convincerci definitivamente che il nostro mondo non sarà mai più come lo abbiamo vissuto fino al 2001.

A Torino durante la partita finale di Champions League, Juve-Real Madrid, è bastato un grido “Bomba” per scatenare il panico fra i trentamila che erano in Piazza San Carlo e generare oltre millecinquecento feriti. Tra l’altro la Juve ha perso la finale (ma questa non è una notizia). A Londra, mentre si materializzava il terzo attentato in due mesi con sette vittime e decine di feriti, il candidato premier dei laburisti, Jeremy Corbyn, continuava a pensare ad un mondo denuclearizzato, a cominciare dallo smantellamento dell’arsenale inglese che disporrebbe di 225 testate termonucleari, 160 delle quali pronte all'uso: un uomo politico che ancora usa parole di vera pace.

Alle porte di Raqqa è morta Ayse Karacagil, una bella ragazza di ventiquattro anni, divenuta simbolo della battaglia dei curdi sia contro i fanatici dell’Isis sia contro la dittatura di Erdogan, attraverso il fumetto di Zerocalcare, dove lei veniva chiamata Cappuccio Rosso.

La sua morte ci ricorda ancora una volta da che parte dovrebbe stare l’Europa dei diritti dei popoli: i curdi sono discriminati, torturati e uccisi da anni nel silenzio delle nostre diplomazie. Continuano sbarchi, naufragi e morti di migranti in cerca di pane e libertà.

Sarebbe bello, ad esempio, conoscere in profondità le condizioni dei giovani eritrei che scappano da una dittatura disumana e allucinante (rappresentano la maggior parte degli esuli salvati). Per noi italiani sarebbe un modo corretto di porre verso l’Eritrea un minimo di rimedio alle aggressioni e occupazioni di fine ‘800 e del ventennio fascista. E poi ci sono le elezioni amministrative in circa mille Comuni italiani, fra cui Tricase. Si sono succeduti confronti, comizi, appelli, incontri privati, telefonate e un uso sfrenato dei social network.

Domenica 11 giugno si vota. Chiunque andrà a guidare il nostro Comune, chiunque siederà in Consiglio Comunale, dovrà tenere conto che Tricase non è un’isola fuori da questo mondo.

Chi governa ha il dovere di capire, sentire, orientarsi nella complessità di un problema globale chiamato umanità.

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