di Giuseppe R. Panico
Vivere in una comunità e interfacciarsi con gli altri comporta anche il rispetto di regole sociali oltre che sentire il senso di appartenenza ed il valore del bene comune.
Il tutto possibilmente nobilitato da un minimo di etica e morale che trascende l’interesse personale e favorisce lo sviluppo collettivo. Molte regole sono diffuse anche nel regno animale e nella jungla; vengono inculcate dalla nascita e dall’ambiente formativo/educativo in cui si cresce e servono a disciplinare la vita, la sopravvivenza e la riproduzione.
In fondo fra gli esseri umani con i piedi per terra e chi razzola con mani e piedi ancora sugli alberi non vi è molta differenza se non che gli umani, vivendo in società ben più complesse e in continua evoluzione, hanno bisogno di dotarsi di più regole, conoscerle ed applicarle.
Ed è per questo che abbiamo bisogno di buoni politici, amministratori, burocrati etc. come anche di educatori e tutori dell’ordine per svolgere azioni educative e repressive, soprattutto nel campo della sicurezza e nei trasporti.
Se molti comportamenti riguardano il confronto con pochi altri (famiglia, lavoro, scuola etc.) l’uso dell’auto o moto ci mette a confronto proprio con tutti, su strade e piazze sempre più invase da automezzi. In presenza di senso civico e prudenza nella guida, tutto filerebbe più liscio con meno incidenti, lacrime, funerali e vedove ed orfani improvvisi.
Lo sanno pure i nostri lontani e più pelosi parenti che per evitare incidenti nel viaggiare fra gli alberi ben si aggrappano ai rami e dunque alla vita. Pare che da noi non tutti lo sappiano o che molti si sentono più “smart” quando al volante su quattro ruote e quattro lamiere.
Al codice della strada, se lo conoscono, ci fanno una pernacchia, purtroppo seguita a volte dal
proprio e/o altrui funerale.
Il valore civico di un paese si dimostra attraverso molti fattori(smaltimento dei rifiuti, parità fra i sessi, cura degli anziani, cultura, giustizia, interesse politico, senso del bene pubblico etc. etc.), ove di certo non eccelliamo, ma un voto in “civismo” lo si può dare pure in base alla qualità del traffico.
Anche nella nostra Tricase che, ricordiamo, ha per strada circa diecimila mezzi e non tutti in regola come assicurazione e collaudo. Ma fuori regola è troppo spesso chi guida.
Non si sa bene se è per colpa delle scuole guida che non insegnano in modo più incisivo almeno a fermarsi (o rallentare) ai tanti stop e a mettere la freccia in caso di svolta a Ds o Sn.
Dovrebbe essere quest’ultimo un atto quasi istintivo; basta solo un ditino, se non impegnato col telefonino, e meno neuroni in testa che per vivere sugli alberi. Di neuroni ne servono invece un po’ di più per non parcheggiare agli incroci o lontano dai marciapiedi su tante strade già troppo strette.
O forse la mancanza di quel potere educativo/repressivo/preventivo delle forze dell’ordine o educatori vari in famiglia e a scuola viene inteso come invito a dar poi sfogo anche ad automobilistiche o motociclistiche intemperanze.
Ne seguono le tristi cronache, ormai così quotidiane e così giovanili nel nostro Salento.
O forse ancora istituzioni e cittadini non si pongono nemmeno il problema di “civiltà” nell’adeguare segnaletica, viabilità, servizi e educazione stradale ai più avanzati criteri di sicurezza dettati, in particolare nella stagione turistica, dalla opportunità di dare anche al traffico una migliore immagine.
Prossimamente pare che verrà ripristinata nelle scuole l’Educazione Civica, sperabilmente comprensiva anche di un po’ di Educazione Stradale. In fondo negli USA, che di sicurezza e senso civico ne masticano un po’ di più, la patente viene data a 16 anni, anche attraverso la scuola, con scuola guida fatta dai genitori, esami fatti dalla Polizia Stradale e costo di ben pochi dollari.
E se per i giovani qualcosa si può fare, per tanti meno giovani, sarebbero forse utile riaprire le scuole serali ove la prima lezione dovrebbe essere “come fare a meno dell’auto” e la seconda “come riconoscere gli stop e come fare uso della freccia”.
Quest’ultima pare proprio in grave e immotivato declino. Forse per la “privacy” sul proprio percorso o per quel “valore” che, scomparso su chi vive fra gli alberi, è sempre più diffuso fra gli automobilisti.
Tutti lo possono ben notare osservando auto in movimento o in parcheggio, targhe e guidatori.
E’ quel misto di inciviltà e stupidità che fa male a sé stessi ed anche agli altri.