di Alfredo De Giuseppe
Carlo Chiuri è un uomo fortunato e quindi a due anni di distanza dalla sua elezione sfida di nuovo la sorte. Breve cronistoria della fortuna: nel 2017, per una serie di valutazioni personali e coincidenze astrali, tutti i possibili candidati del centro-destra non partecipano alle elezioni: rimane un campo aperto dentro il quale è facile tuffarsi.
Diventa candidato unico del suo schieramento senza colpo ferire e senza dover promettere niente a nessuno.
Dall’altra parte invece tutti sentono di poter competere e quindi ecco tre candidati sindaco della sinistra. Conclusione scontata: nel giugno 2017 il nuovo Sindaco si insedia a Palazzo Gallone, dopo aver comodamente vinto il ballottaggio con il candidato del PD, Fernando Dell’Abate.
Per sua fortuna viene eletto insieme ad un gruppo di ragazzi inesperti, quasi tutti alla prima esperienza politica, in alcuni casi alla prima esperienza civile. Per elaborare al suo interno una qualche seria, ipotetica contrapposizione programmatica ci vorrà del tempo.
La giunta viene formata con i più votati delle sue liste: in questo modo l’esperto Mario Turco (ora in quota Lega-Salvini) viene messo nelle condizioni di non nuocere in Consiglio, così come il più suffragato di tutti, Dario Martina (ora vicino al PD), viene relegato in quel ruolo semi-istituzionale che è il Presidente del Consiglio: insomma premiando i più votati, li ha anche imbavagliati.
Sabato 22 giugno 2019, Chiuri revoca il mandato assessorile a Turco e Piccinni: forse iniziavano a formare un fronte d’opposizione politico e amministrativo? In questi due anni cosa abbiamo notato come costante dell’azione di governo?
Un uomo solo al comando, con una giunta impalpabile, alla ricerca della fortuna anche nella disgrazia. Nel febbraio 2018, una parte del vecchio tabacchificio Acait crolla, un’intera città grida allo sfregio della memoria.
Ed ecco che un fabbricato sostanzialmente dimenticato e senza alcuna prospettiva seria di riutilizzo, venga valutato con un’altra ottica da vari Enti fra cui il CNR, l’Istituto Agronomo Mediterraneo e la Regione Puglia.
Allo stesso modo il tornado del 25 novembre 2018 che alle marine ha distrutto alberi, case e muretti, gli ha permesso di emettere un’ordinanza di demolizione per motivi di sicurezza di quell’ecomostro del porto che è villa Sauli.
Un gesto ecologista, condivisibile, senza un costo di schieramento ideologico.Non ha idee portanti da difendere e quindi è un attendista. Un grande passista, senza la paura di sentirsi dare dell’indeciso.
Ad esempio sulla questione 275 non avendo una sua precisa soluzione, né avendo mai studiato davvero tutto il dossier, è riuscito a dilatare ogni decisione per circa 2 anni.
Poi quando ha optato per la soluzione est, inimicandosi alcuni Sindaci dei paesi limitrofi, qualcuno dall’alto ha pensato bene di tirarlo fuori dall’impaccio, proponendo una terza via che quasi non tocca Tricase.
Non sa che cosa potrebbe diventare la sua città, né gli interessa espandere molto oltre lo sguardo: i suoi concittadini non sono abituati e lui conosce bene l’indole del tricasino medio.
Non ha dimestichezza con sistemi tecnici complessi, il famoso Piano Regolatore è una chimera, il Piano Coste già un flop, quindi si accontenta di concedere qualche nuova lottizzazione, di fare una ridottissima isola pedonale (dalle 21 alle 5 di mattina), di sistemare qualche strada e qualche piazza.
Infatti ha avuto la fortuna di vedere allentati dal governo centrale i vincoli del patto di stabilità avendo quindi la possibilità di spendere alcuni avanzi amministrativi.
Alcune piazze saranno sistemate con mutui delle amministrazioni precedenti, ma tutto fa brodo e consenso, compreso il manifesto della Lega che “regala” a Tricase centomila euro (roba da anni ’50).
Ha diverse fortune, come quella che attualmente non vi sono vertenze sul lavoro (tipo quelle di Adelchi che hanno attraversato oltre 10 anni di vita amministrativa) per il semplice motivo che non ci sono più aziende.
Di lavoro non si parla più, ogni amministrazione se ne tira fuori, tranne chiedere in continuazione finanziamenti per zone industriali, artigianali e strade collegate.
Nessun disoccupato spera più in un lavoro fisso e quindi nessuno chiede: il problema non esiste più.
Ha la fortuna di non avere personali conflitti d’interesse e anche quella di non essere iscritto a nessun partito e quindi amico di tutti. E l’amicizia, si sa, è un valore da conservare, anche con i pochi oppositori.
Insomma in questi due anni Carlo Chiuri più che l’esercizio della programmazione, della chiarezza, della visione, ha valutato con attenzione, con un suo personalissimo metro, la gestione astrologica dei problemi, delle sciagure e delle soluzioni.
Il nostro Carlo è un uomo fortunato e la fortuna, si sa, è un valore da tenersi stretto, molto stretto. Ora la scelta dei nuovi assessori chiarirà alcune cose, ci dirà anche se quest’esperienza avrà un futuro.
Nel frattempo, noi, cittadini sempre meno profondi, coltiviamo un breve pensiero: se il sindaco è fortunato siamo felici e contenti.
Purché parte della sua fortuna si riversi su questo paese, su questo Salento, su questo sud.