di Alessandro Distante
Tra gli argomenti dell’ultimo Consiglio Comunale anche il Piano di valorizzazione e alienazioni di beni comunali.
Tra questi, anche alcune aree cedute da lottizzanti al Comune per essere destinate ad opere di urbanizzazione secondaria (aree a verde, impianti sportivi e mercati di quartiere, centri culturali,….).
Su queste aree il Comune sarebbe dovuto intervenire per realizzare spazi fruibili, direttamente o indirettamente, dalla collettività. Ed invece così non è stato.
La scelta del Comune è ora quella di ritrasferire a privati le stesse aree.
In buona sostanza: per costruire nelle zone di espansione (così dette zone C) i privati devono sottoscrivere una convenzione con l’impegno da parte dei lottizzanti di cedere, a titolo gratuito, alcune aree al Comune; la cessione risponde all’esigenza del Comune di assicurarsi quelle aree per ivi realizzare opere al servizio della Città.
A Tricase accade, invece, che quelle aree non sono poi utilizzate dal Comune e versano in stato di abbandono.
A questo punto il Consiglio Comunale, come fatto anche in anni precedenti, decide di ritrasferirle ai privati; vero è che in questo modo risolverà il problema di aree in stato di abbandono e, al contempo, rimpinguerà (forse) le casse comunali, ma la scelta pone una domanda: non si rischia così di compromettere uno degli obiettivi della lottizzazione e pregiudicare la qualità dell’assetto urbanistico della Città con il venir meno di spazi o strutture fruibili per la collettività?
Addirittura la consigliera comunale Sodero, del Movimento 5 Stelle, ha ipotizzato e, ovviamente, condannato una trasformazione edificatoria di quelle aree; all’intervento della Consigliera di
opposizione non v’è stata replica. Devo sperare che quanto ipotizzato dalla Sodero sia solo un timore, perché, ove così non fosse, le questioni sarebbero ancor più gravi: alcune aree, destinate a servizi, verrebbero edificate.
Appare comunque paradossale che un Piano di valorizzazione dei beni comunali debba passare attraverso una vendita o svendita di aree che erano entrate nel patrimonio del Comune per rendere la Città più bella ed ora quelle stesse aree ritornino ai privati per valorizzare, forse, le casse comunali ma deprimere, certamente, la qualità urbanistica e il benessere dei cittadini.