di Alessandro Distante
Si fa un gran parlare di qualità della vita e di quartieri a misura d’uomo.
Per saperne di più e per toccare con mano una esperienza positiva basta guardare ad un angolo della nostra Città.
In quella zona, l’inserimento lavorativo dei disabile è pane quotidiano; in quella zona, ad esempio, l’anziano perde il suo tempo a chiacchierare con chi, non per colpa sua, è rimasto indietro nella vita e dove né l’uno, né l’altro sono scarto sociale; un luogo nel quale, se entri in un bar, trovi sempre qualcuno che ti offre un caffè; un luogo, insomma, dove i rapporti sociali tengono.
Il tutto accade “naturalmente”, senza necessità di interventi di operatori sociali o di specialisti della solidarietà.
Senza indagini, studi e senza convegni, si sono realizzate esperienze di vera socialità ed autentica solidarietà.
E’ indubbiamente merito di operatori commerciali che hanno assegnato compiti di responsabilità a chi, secondo il comune sentire, non ne potrebbe assumere; oppure è merito dei residenti che si avvalgono di piccole prestazioni che danno dignità a chi le svolge.
Piccole iniziative che danno un ruolo.
Ed è questo il merito più grande: prima ancora che offrire un lavoro viene attribuito un ruolo sociale, all’interno del vicinato e non solo.
In questo luogo, qualche tempo fa, vi era un bravo operatore commerciale che coltivava prezzemolo, menta e peperoncini in vasi posti sul marciapiede; tutti se ne potevano servire liberamente e, ovviamente, gratuitamente.
Era un esempio, un bel biglietto di visita per entrare in un mondo difficile da trovare e difficile da scoprire: un luogo dove la generosità sopravanza l’egoismo e dove l’apertura e l’investimento sull’altro vincono sulla chiusura e sulla ricerca del guadagno.
Non vi meravigliate se quel luogo è a Tricase; forse è nel mio rione o forse, se guardate bene, è anche nel vostro.