di Alessandro Distante

Al di là di quanti erano i presenti o di cosa hanno potuto dimostrare con la manifestazione contro il razzismo e per l’accoglienza degli immigrati, una riflessione deve essere sviluppata.

Sempre più spesso si vive la Città in modo parcellizzato con il progressivo diminuire dei luoghi comuni di incontro. Accade così che alle iniziative di un gruppo non partecipino gli altri gruppi,

come se esistessero dei blocchi tra loro incomunicabili. Se un gruppo si occupa di ambiente rimane indifferente quando il gruppo di impegno sociale si mobilita; e quando si muove un gruppo sportivo quello culturale rimane chiuso nelle sue stanze.

Accade anche di peggio: un gruppo culturale non partecipa alle iniziative di un altro gruppo culturale. E così via

Anche Tricase rischia di vivere queste molteplici solitudini, che tali rimangono anche se sono di gruppi, persino organizzati ma che vivono una grave incapacità di comunicare e di rompere le proprie come le altrui solitudini.

Non ha molto senso se chi organizza un evento, come quello di sabato scorso sui temi dell’immigrazione e della integrazione, non riesce a comunicare il proprio pensiero al resto della Città.

Rigenerare i corpi intermedi per far rinascere la passione civile ricreando luoghi di incontro e di confronto per alimentare quel noi di una comunità che sappia andare oltre la finzione della rete e del web, oltre la comoda ricerca degli amici che si sprecano in mi piace tanto gratuiti quanto dovuti.

La crisi dei partiti, ad esempio, si tocca con mano non solo per le divisioni interne capaci di frammentare ogni schieramento fino ad identificarlo con la singola persona, ma anche per le assenze dai luoghi e dagli appuntamenti dove,al basso, potrebbero costruirsi percorsi di dialogo nell’interesse collettivo e per il bene comune.

Sorprende, così, che ad una manifestazione sull’immigrazione nessun partito abbia preso parte oppure che ad un incontro sulla parità di genere nello sport non sia stata presente alcuna consigliera o assessora comunale. Non parlo in generale, ma di storia recente della vita tricasina.

Non si creano legami tra cittadini ed istituzioni a parole o con proclami, ma cogliendo le occasioni di incontro ed andando in quei luoghi per alimentarli e farli crescere.

La conferma della parcellizzazione e della vita a comparti stagno viene dalle tante volte in cui a Tricase si svolgono in contemporanea più eventi; ma, di questo, nessuno se ne preoccupa più di tanto; in fondo, ognuno è talmente chiuso nel suo mondo che non avverte neanche più il piacere di rendere comune questo suo stare bene. Alla fine, ognuno di noi si guarda allo specchio complimentandosi per le suepiccole o grandi iniziative, chiudendosi sempre di più, arroccandosi e difendendosi.

Ed è forse per questo che iniziative come quelle sulla immigrazione e sulla integrazione, che si sostanziano nella apertura verso l’altro, specie se diverso, non riscuotono tanto successo, divenendo persino bersaglio di chi, chiuso nella sua casa e dietro una tastiera, spara volgari sentenze e superficiali giudizi

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