di Michele Sodero In una Tricase asfissiata dal caldo torrido di questa estate infinita, oltre a momenti di salutare refrigerio, sono mancati anche alcuni di quei bei appuntamenti con la cultura cui la città, il suo hinterland e i turisti che la frequentano si erano piacevolmente abituati. Uno, fra tutti, quello con “Corde Magiche”, una passerella musicale di grande rilevanza artistica, che ha sempre riscosso grande interesse e unanimi consensi. Da anni inserita in una ricca programmazione di cui faceva parte anche “Alba in Jazz” -
regolarmente tenutasi -, si è fatta inutilmente attendere. Non così “Ulivi in Concerto”, una bella e molto apprezzata iniziativa fatta di natura e cultura musicale, giunta alla sua terza edizione. Organizzata dalla associazione “Marina Serra”, su quel tratto di costone che, dominando il mare, da torre “Nasparo” scende verso la marina, anche quest’anno ha richiamato un numeroso pubblico. Qui, tra ulivi che sembrano strenuamente resistere agli attacchi di qualsivoglia agente patogeno, dopo un breve intervento introduttivo che tocca temi cari all’associazione, segue un momento artistico di forte impatto emotivo.
Sì che sentire parlare di “Ulivi in Concerto” provoca, ormai, una forte attrazione. È come ricevere un invito ad incontrarsi, con la certezza di lasciarsi, poi, sentendosi appagati da tutto ciò che ti circonda e che non scade mai in un “dèjà vu”. Nell’incanto di una location che riesce ad essere sempre attraente, anche quando la luna la priva della sua presenza, e con un pianoforte affidato alla bravura e al talento di Roberto Esposito, non sono mancate, neanche quest’anno, le forti emozioni e le piacevoli sensazioni che solo la natura e la buona musica sanno regalare.
Con al sax suo fratello Mauro, che non gli è stato da meno, Roberto ha letteralmente rapito i numerosi spettatori presenti eseguendo, con personalità e trasporto, alcuni classici della musica leggera internazionale da lui magistralmente rivisitati. Una eccellente performance la sua, una grande interpretazione jazzistica, fatta di briose accelerazioni e di dolci e melodiosi rientri nel testo, con cui ha dato prova di una ormai raggiunta maturità e completezza artistica. Notevole anche la performance del bravo tenore Antonio Pellegrino: accompagnato al piano da Roberto ha cantato, attingendo al vasto repertorio operistico, alcune note arie. Con la sua voce vibrante e stentorea ha pure fornito una apprezzata interpretazione di “Amapola” e “Granada”, due belle canzoni spagnole di un passato non proprio recente ma ancora capaci di deliziare e far sognare.
Da una location all’ altra, sempre alla ricerca di nuove suggestioni e di forti emozioni, e con dentro la certezza di non restare delusi. Sono sempre loro: l’Associazione Marina Serra e Roberto Esposito, un binomio che già sinonimo di garanzia, lo diventa ancor di più quando, avvalendosi dell’esperienza e delle capacità recitative di Pasquale Santoro, confeziona e propone un momento culturale che intitola “Poeti e Cantautori”. Con questa proposta che, al solo leggerla, intriga, hanno ancora una volta radunato quanti non tralasciano occasione per farsi cullare e trasportare dalla soavità della musica e della poesia.
Sono accorsi in tanti e si sono comodamente assiepati in un campo fresco di una recente mietitura testimoniata dalle bionde stoppie che lo invadevano. Su di esse, una pedana che sembrava pensata per non offendere la semplicità del luogo, fungeva da palco mentre, tutt’intorno, pensieri messi in libertà, quasi a volere ingannare l’attesa, occupavano la mente: frugavano qua e là alla ricerca di tracce di una vita e di una realtà contadina che non c’è più.
A ridestare dal torpore, la voce di Angelo che annuncia la serata e sul palco ecco gli artisti: sono in cinque.Con Roberto e Mauro, anche un bassista, che con una prestazione di grande spessore ha strappato applausi a scena aperta, ed ancora un batterista e una voce solista. Una breve presentazione della scaletta lungo la quale si dipanerà la serata e poi, di nuovo, tutti immersi nella dolcezza di note amiche melodiosamente riproposte da un gruppo di valenti artisti. Tutto, come preannunciato, parlava al femminile, dalle canzoni attinte dal ricco repertorio della grande Mina, alle poesie accuratamente selezionate e interpretate da Pasquale.
A lui, ancora una volta autore di una grande prova, è toccato il compito di inframmezzare i due momenti musicali affidati alla voce di Serena Serra. Una voce bella, interessante, aspra e fascinosa come quelle che caratterizzano il blues, ma che non era quella di Mina. E Serena, con grande umiltà e consapevolezza, non ha nemmeno tentato di imitarla. Ha, invece, fornito una apprezzabile interpretazione personale, sentita e carica di emotività, che ha finito per contagiare il pubblico presente.
Caricato di tante belle sensazioni l’ha spesso assecondata con un atteggiamento partecipe e sognante. Momenti di collettivo trasporto e di piacevoli emozioni, grande interesse artistico culturale e tanta entusiastica partecipazione. Viene subito da pensare che, per una Tricase che deve ricominciare a camminare, forse sarebbe utile ripartire da qui. Guardando alla grande operosità dell’associazionismo, alla bontà delle sue proposte culturali e al loro forte impatto sociale, potrebbero scaturire auspicabili scelte politiche più consone ad una armoniosa crescita collettiva.