di Giuseppe R.Panico Manca poco al 4 novembre, giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. La storia ci insegna che le nazioni si sono formate essenzialmente attraverso le guerre, e quelle del secolo scorso, sono state fra le più cruente e sanguinarie. Non di rado la pace è intesa solo come un felice intervallo di tempo fra una guerra e l’altra e quello che stiamo vivendo in Europaè di una lunghezzasenza eguali e speriamo continui. Da circa 70 anni è infatti prevalsala cultura della pace con nuovi interessi e legami internazionali, quali l’Europa Unita,la NATO, l’ONU etc. per un mondo sempre più unito e globalizzato ma anche timoroso di una sua autodistruzione con centinaia di testate nucleari pronte all’uso e non tutte in buone mani. Continuano però, e con selvaggia violenza, decine di guerre convenzionali e i tanti atti di terrorismo. Sono il baratro in cui l’umanità sovente precipita e si aggroviglia per poi cercare di uscirne, ma con ferite sovente insanabili e poi causa di altre guerre. L’Italia, come altre nazioni, cerca di proteggersie prevenire tale pericoli anche con l’arma antica e sempre valida che è il forte legame fra Unità Nazionale e Forze Armate. Necessità dunque che i valori di tale legame siano sempre presenti e credibili. Nel groviglio dei rapporti internazionali e degli opposti interessi, tale credibilità serve anche per ristabilire o rafforzare la pace ove imperano disordini e conflitti. Avvieneanche in questi giorni, in particolare in Iraq contro l’ISIS, ove abbiamosoldati, aerei ed elicotteri. Altri reparti sono destinati lungo i confini orientali della NATO e unità navali operano sui mari per sorvegliare potenziali nemici del nostro paese. Ma quando il sostegno all’Unita Nazionale edalle Forze Armate decade, il paese si sfaldae,di fronte al pericolo, non resta che la resa e il chinarsi al volere altrui. Il 4 novembredunque non solo perricordare i tantissimi cittadini in armi, caduti per fare la nostra nazione libera ed unita ma anche per ildovere di conservare tali valori (altrove sconosciuti o sognati) ed essere coscienti della realtà del nostro tempo. In Italia (come in altri paesi) le Associazioni d’Arma, costituite da varie categorie di ex militari e regolamentate da apposite leggi,danno da sempre continuità a tali doveri con commemorazioni ecelebrazioni di ricorrenze storiche e militari, coltivando legamifracittadini con similari esperienze militari-professionali e accogliendo nel loro ambito quanti sono a loro culturalmente vicini. Associazioni dunque ben diversedalle altre e che le amministrazioni locali, nell’ambito dei loro doveri etico-storico-istituzionali, da sempre supportanoassegnando loroanche una sede. Nella nostra Tricase, forse caso unico nella storia dei circa 8000 comuni d’Italia, tale dovere è venutodi recente a mancare. Hanno dovuto lasciare definitivamente,per lavori ai locali in concessione, prima l’associazione Combattenti e Reduci poi quella dei Carabinieri e, in questi giorni, quella dei Marinai (ANMI). Purtropposenza nessuna accettabile proposta di sedi alternative, pur non essendo certo il nostro Comune carente di idonei locali.(A Maglie l’ANMI opera in locali delle scuole, a Porto Cesareo nella sede della biblioteca comunale, in stretto legame dunqueanche con le fonti della cultura cittadina). I vessilli della storia d’Italia e di tali valori che il 4 novembre a Roma accompagnano da sempreall’Altare della Patria il Presidente della Repubblica e che a Roma al museo del Vittoriano perpetuano la memoria degli eventi del passato, a Tricase non avranno più spazio alcuno. Così ha voluto il nostro Consiglio Comunalesubito dopo aver ascoltato… l’Inno Nazionale. Avremo dunque un centro cittadinoepurato dai “militareschi orpelli” e, in conseguenza, da tanti nostri anziani (ex militari o meno)che, dopo una passeggiata in quello che da sempre è stato il loro centro, potevano trovare ricovero ed amicizia, in particolare d’inverno, proprio presso le Associazioni d’Arma. Molte cose hanno un valore venale,altre un valore etico-storico-culturale-sociale, a volte religioso, a volte… patriottico. Nel passato, per miseri trenta denari, qualcuno antepose il primo al secondo e… passò alla storia. Nel presente la nostra amministrazione, a differenza di tante altre (nella provincia di Lecce, solo i gruppi ANMI sono ben 19)sembra proprio voler passare alla storia chiedendopiù denari(per le associazioni No-Profit la legge prevede sostanziali riduzioni) e poi sfrattando del tutto anche l’ultima delle Associazioni d’Arma. Non rimane che vedere sventolare sul tetto di Palazzo Gallone il vessillo di “Comune Demilitarizzato” e sentire alcuni cantare vittoria. Forse è il “nuovo” che avanza calpestando antichi valori. Lo voglionoanche coloro che la prossima primavera saliranno, se eletti, a Palazzo Gallone e che già lavorano su loro idee e programmi?Lo vuole pure la cittadinanza composta, fra l’altro, da tanti militari in servizio o in pensione? Passando vicino al monumento dei caduti, leggendo quei tanti nomi di giovani tricasini, osservando quel fante colpito a morte e poi volgendo lo sguardo verso il mare ove nelle acque di Leuca riposano ancora nel loro sommergibile tante decine di giovani marinai, vien quasi da dire loro: “Scusate ragazzi, ma a Tricase non vi è più posto nemmeno per la vostra… memoria”.

                                                                              

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