di Antonio Forte
Caro Giovanni, amico mio, in una mattinata opprimente m’ha allarmato il suono di uno sms. Era quello di un collegiale amico, con scritto “è morto Giovanni”. Ho appreso così che la tua vita si era fermata, senza averti potuto salutare, senza aver avuto il tempo di prepararmi a un distacco che dilania e infila di dolore la carne e l’anima. Questo accade sempre quando si perde un amico.
L’affetto non si perde, è spirito che non si annulla, che resta come profitto, che sedimenta nell’intimo e ci conforta, che vive nei ricordi e nelle impressioni. L’amico si perde, temporaneamente come tutte le persone care e che ritroveremo nella vita eterna, ma il temporaneamente permarrà comunque tutta la vita terrena; anche se fosse un giorno solo esisterebbe un tempo enorme.Mi haiomaggiato, allietato, ingrandito con la tua amicizia e questo è stato per me molto bello, è stato uno dei tanti segni della Grazia di Dio che ho ricevuto. Credo, sono sicuro che è stato così per tutte le persone che hanno avuto come me questo beneficio. La tua è stata un’amicizia fatta di entusiasmo rilevante, di appassionata condivisione, di serietà, di un affetto puro e senza inutili fronzoli. In sostanza è stata amicizia, così io l’ho vissuta, così la terrò con me.
Nelle ore che verranno con domani e coi prossimi giorni di questa vita racconterò a quelli che incontrerò dei nostri vecchi amici cose che forse avranno dimenticato nell’affastellamento dei ricordi di una vita intera e loro mi racconteranno cose che forse ora non mi sovvengono. È così si celebra un amico, senza eloquenza, senza bandierine di transitoria durata, con l’allegria e la gioia che quei ricordi raccontano perché descrivono una persona come te, caro Giovanni, una persona amata, dolce, raggiante, leale, generoso, concreto.Ecco alcune delle tante cose per cui sei un amico memorabile.
Ecco perché c’è già il vuoto della tua presenza fisica che s’annunciava con quel tuo “Ciao Banzai” quando ti incontravo o quando mi telefonavi. Ma non c’è, non ci sarà mai un vuoto nel profondo dei sentimenti che non temono neppure la morte.Che Dio ti benedica e ti accolga come meriti, come ha voluto che conquistassi facendoti oltrepassare la difficile vicenda della sofferenza, che è sempre l’anticamera del Paradiso per i giusti come te.
Con affetto, il tuo caro “Banzai” non si dimenticherà mai di te