Oggi, è certo, molti adulti sono adulterati - corrotti dalla loro presunta maturità. Adulatori del danaro e del potere, non sanno fare altro che prendere tempo - ripetendo scuse buone solo per la loro falsa coscienza. Adulti con ruoli di comando, di responsabilità, di indirizzo educativo: mai capaci di una sola azione che sia d’esempio, che possa essere additata, considerata giusta, presa in parola dagli altri. Oggi, è certo, molti adulti sono solo dei rimbambiti adulterati. Sono corrotti. Sono fasulli. Non ne hanno alcuna coscienza.
Quando un adulto vuole offendere un altro adulto, guarda caso, gli dice che è un immaturo, che è puerile, che è un bambino. Come se una fase della vita, tanto poetica e promettente, fosse da usare quale epiteto negativo. Che sciocchezza. Ci sono bambini, adolescenti e giovani, da prendere a modello. Sono, spesso, figli di buoni adulti; altre volte sono illuminati da talento proprio – come capita a quelli che, contro ogni fattore ambientale, mostrano i segni precoci di un ingegno nuovo nella loro stirpe e raro presso la loro comunità. Sono bambini, adolescenti e giovani stanchi di promesse vuote. Da seguire come esempi. Da indicare per mostrare prospettive, non facendo spallucce e dicendo: ragazzate!
Giovanni Atzeni ha 14 anni. Vive a Sassari. Ha preso a modello Felix Finkbeiner, che a sua volta, allora dodicenne oggi diciassettenne, intraprese un’azione destinata a fare storia, arrivando a piantare un milione di piante in pochi anni. Giovanni Atzeni fa altrettanto, ha già piantato 325 alberi e ha qualcosa da dire a molti adulti. Si presenta così, Giovanni Atzeni, al quotidiano La Repubblica: “Salve, mi chiamo Giovanni, ho 14 anni e faccio parte dell’associazione Plant for the Planet, sulla quale avete scritto un articolo circa quattro anni fa. È stato grazie a quell’articolo che sono arrivato a essere uno dei due presidenti del consiglio direttivo, formato da 28 ragazzi provenienti da varie parti del mondo e che ogni mese si riuniscono in videoconferenza per discutere le azioni da portare avanti a livello mondiale”.
Danno da pensare, questi giovanissimi virgulti. Fanno venire voglia di uscire di casa, bussare alle porte di tutti, chiedere a chiunque di fare qualcosa. Che idiozie fanno, certi adulti. Giovanni Atzeni, e con lui Kitty, Franziska, Denrick e altri, semplicemente ce lo scrivono: “Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a molti disastri naturali causati dal riscaldamento globale, per esempio l’uragano Katrina (…) e l’ondata di caldo dell’estate 2003. Ora noi lo sappiamo: il riscaldamento globale è provocato dall’uomo e dobbiamo fare tutto il possibile per adattarci e per fermare il cambiamento climatico galoppante. Stiamo minacciando il nostro futuro, dobbiamo smettere di combatterci e iniziare a rivolvere questi problemi come una comunità globale. Siamo diventati il nostro stesso nemico, la nostra vera minaccia. Nei vostri discorsi spesso parlate della protezione dell’ambiente, di difendere i più deboli e la pace mondiale. (…) Non potete predicare la pace e fare la guerra, non potete proteggere il pianeta e allo stesso tempo estrarre dal suolo carbone, petrolio e gas. Per noi bambini è impensabile che un Premio Nobel per la Pace dichiari la guerra, e nonostante voglia ridurre drasticamente le emissioni di CO2 del suo paese, autorizzi l’estrazione di più petrolio e gas in nome dello sviluppo economico. Nei mesi scorsi il presidente Obama ha pressato molto i governi della Nato per incrementare la spesa militare del 2% del PIL, miliardi di dollari potrebbero essere usati meglio per ridurre le emissioni di CO2 e per ridurre la povertà nel Sud del Mondo”.
Giovanni Atzeni, e tutti gli altri, semplicemente dicono. Semplicemente fanno. Semplicemente piantano alberi. Chiedono agli adulti di piantarla, una buona volta, di parlare a vanvera e di agire senza alcuna etica. Piantiamo alberi anche noi. Senza più attendere decreti, manovre, patti di stabilità. Senza screditare i gesti semplici, definendoli ragazzate. Piantiamo alberi. Se ha avuto un senso il nostro crescere, ancor più senso avrà mettere ovunque radici e donare foglie al futuro.