La Puglia? Trecento film girati negli ultimi anni. Boom di arrivi (5 volte tanto quelli accolti in Sardegna nell’ultimo anno). Primo posto nella classifica di TripAdvisor come “meta Italiana più desiderata”.“Terra Magica” la definisce il New York Times. “Destinazione di valore superiore” per National Geographic. “Acque magiche” per il The Guardian. Sono queste soltanto alcune delle eloquenti parole usate nell’ultimo servizio andato in onda per il TG5 la settimana scorsa, che è subito diventato virale nei social con migliaia di condivisioni. Perchè eloquenti allora? Nessuno mai, forse, aveva ricoperto di tante attenzioni la nostra amata e meravigliosa terra. Fatto sta che a parer mio la Puglia finirà come è finita Roma meno di una settimana fa con gli hooligans olandesi (ometto la o maiuscola appositamente). Sempre a criticare, però! Sempre a dire che qualcosa non va! Godiamoci questi cinque/dieci/quindici (?) anni di attenzione da parte dei media nazionali ma soprattutto internazionali. Quando ci ricapita di vedere un titolone del genere sul New York Times? “Winter, not summer is prime in Apulia”. Quasi a dire “La Puglia è meglio d’inverno che d’estate”, destando nel lettore una certa curiosità sapendo che la nostra regione non è famosa di certo per le sue montagnole, per gli impianti sciistici, o per qualsiasi altra attività praticata in inverno. Non ricapita spesso poi di trovarci ai primi anzi, al primo posto della classifica di un colosso internazionale come TripAdvisor, ormai quasi agenzia di rating. Per non parlare poi delle statistiche. Oh le statistiche sono talmente tanto belle da far compiacere ogni cittadino Pugliese. 629.929 il totale degli arrivi riferiti al 2013 (fonte s.t.r.Puglia). Seconda regione nel mezzogiorno dopo la Sicilia e tra le prime in Italia. Meglio di così non può andare insomma, se non fosse che accanto alla colonna che indica gli arrivi, ve n’è un’altra con scritto “presenze”. L’indicatore delle presenze misura il numero delle notti passate (alberghiere ed extra-alberghiere) da ogni nuovo arrivato, così da dare una stima di quella che è la tendenza “a rimanere” sul territorio. 2.087.264 il quantificatore di presenze (fonte s.t.r.Puglia), vale a dire che ogni arrivato ha passato in media solo 3,3 giorni nella nostra regione. A differenza della media ben più alta detenuta del Veneto con 3,9; dal Trentino con 4,9; dalle Marche con 5, dall’Abruzzo con 5,2 e via discorrendo (fonte ENIT). Quello delle presenze poi è soltanto uno dei tanti dati statistici che ci indicano un turismo malato. Parliamo della spesa pro-capite, cioè di quanti soldoni in media lasciano i turisti Italiani e stranieri nelle tasche dei Pugliesi. Quanti? 617 milioni nel 2013. Pochi? Molti? Fate voi se in Toscana sono stati 3.802, in Veneto 4.709 e in Lazio arriviamo a 5.774 e sempre milioni di milioni si tratta (fonte ENIT). Ecco perchè quelle parole, quei titoloni e tutti quegli elogi riportati in alto sono eloquenti. Questa è l’istantanea del nostro turismo: malato e occasionale. Mordi e fuggi direi. Ma non c’è mica da prendersela con chi le occasioni le sfrutta. Bisogna, al contrario, fare autocritica e chiederci non perchè il turista non apprezzi la nostra terra (perchè la apprezza eccome), ma per quale motivo non passa più di tre notti in Puglia. Quattro giorni o tre notti che dir si voglia non basterebbero nemmeno a visitare i quattro punti cardinali del Salento (Lecce, Leuca, Otranto e Gallipoli). Eppure è così, le statistiche sbagliano poco o niente. Da qui deve partire la nostra autocritica; l’autocritica di chi progetta e struttura le campagne turistiche. Autocritica inesistente, balorda, adatta ai giochi di palazzo. Chiediamoci il perchè delle cose. Perchè una regione tanto amata e acclamata stia in condizioni che definir pietose è fare un regalo a chi qui ci vive (e non ci sta per tre o quattro notti). Chiediamoci cosa abbiamo da offrire, qual è il nostro menù, il nostro piatto del giorno. Ma non solo d’estate, anche d’inverno. Winter, not summer is prime in Apulia per dirla come ha fatto Danielle Pergament del NYT. Chiediamoci quanto impiega il trenino rosso fiammante della Sud-Est a raggiungere Lecce, Otranto e Gallipoli e fino a che ora lo fa. Chiediamoci come ci raggiungono una volta atterrati all’aeroporto di Brindisi (oggi del Salento) i tanti turisti che non hanno la possibilità di venire in macchina e quanto ci impiegano: viaggio della speranza. Chiediamoci cosa abbiamo da offrire in termini di servizi. Bike-sharing? Non sappiamo nemmeno cosa sia. E le piste su cui andare in bici? Dobbiamo aspettare un’altra bomba d’acqua per avere una strada su cui poter pedalare in tranquillità (tanto per citare una delle tante volte in cui Giovanni Bongo su queste colonne ha affrontato il problema)? “Se non abbiamo le strade per far circolare in sicurezza gli autoveicoli, figuriamoci le bici” starà già pensando qualcuno. E le marine? Arriveremo di nuovo con l’acqua alla gola al 21 giugno con un divieto di balneazione già protocollato per pensare “sì, dobbiamo metterle in sicurezza”? Potremmo vivere di turismo e invece a mala pena raggiungiamo il mezzo milione d’incassi all’anno. Potremmo dettare legge insieme a Calabria, Sicilia e Campania in termini di export eno-gastronomico e per il boom di arrivi avuto e invece siamo al palo legati da una corda soffocante chiamata indifferenza di nome e incompetenza di cognome. Quello di chi non possiede materialmente posti come quelli ritratti dalle due foto che accompagnano lo scritto, ma li amministra, li governa. Un dato su Tricase infine, triste anche questo. Abbiamo registrato 4.185 arrivi e 11.935 presenze nel 2013 (dati 2014 non ancora disponibili, fonte s.t.r.Puglia) per una media di 2,8 giorni passati per anima nel nostro paese; alla pari con i comuni di Lizzanello, Galatina e Carpignano che, a differenza di Tricase però, 8 km di costa purtroppo non ce li hanno.

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