di Giuseppe R. PANICO
Finita l’estate, l’industria nautica torna in campo, con i suoi tanti nuovi modelli di imbarcazioni a vela o motore. Da Genova a Brindisi è un susseguirsi di saloni ed esposizioni di barche da sogno. Lo spettacolo, con centinaia di vele, della Barcolana a Trieste e i tanti passaggi di yacht e superyacht al largo della nostra costa ci indicano come l’andar per mare sia diventata una attività molto diffusa, di alto e altissimo profilo economico e tecnologico ma che trova poco spazio nel nostro porto.
Coppa America e Luna Rossa lasciano poi increduli nell’osservare come le barche partecipanti volino sulle onde ben più velocemente del vento che le spinge. Un paese costiero come Tricase non può che guardare con maggiore interesse a tali eventi e non più frenare il suo sviluppo economico, nautico e turistico.
Non basta vivere di rendita sul dinamismo costiero del passato che ha portato alla seconda darsena del porto, a una vasta adiacente area per attività nautiche a secco e a tanti adiacenti nuovi locali per pertinenti attività (area e locali poi adibiti a ben altri usi). Come anche, a Marina Serra, di un porticciolo (chiuso ormai da anni e svalutazione di tale marina) e di una meravigliosa piscina” naturale”, ben frequentata anche d’inverno.
Non è mancata la progettazione di ampi parcheggi a mezza costa e di un tratto di litoranea alta per evitare il crescente transito per Tricase Porto. Progetti poi non realizzati anche per il sopraggiungere di una politica e cultura conservatrice/museale estranea ad ogni nuovo sviluppo, compreso quello di una più diffusa residenzialità costiera o verso la costa. Situazione ancor più grave per la perdurante mancanza di un moderno PUG e per un Piano Coste dimostratosi inefficace.
Stagnazione, se non regresso, a fronte di un crescente multiforme turismo nautico/ balneare/costiero, con improprio uso e disuso di quanto realizzato in passato, come anche per l’insicurezza portuale dovuta alla balneazione in tali acque. Una attività, quest’ultima, che, pur vietata, è ampliamente tollerata” a beneficio della utenza locale, ma che allontana un più esigente turismo nautico e balneare.
Se con tale status non ci si avventura nell’investire in qualche nuovo hotel, come di recente riportato da “Il Sole24 Ore”, sembra anche difficile che lo sviluppo nautico (e costiero) possa far breccia su pensieri e poteri dominanti. Un comparto di eccellenza, quello nautico, per l’industria italiana, con un elevato apporto al PIL nazionale e che non può che contare su una crescente disponibilità di posti-barca e qualità dei servizi.
Ogni posto-barca occupato genera circa tre unità lavorative (progettazione/costruzione scafi e motori-commercializzazione-assistenza-gestione porti etc.) e la ricaduta di almeno un’altra unità sulle rimanenti attività turistiche costiere. Una sensibilità che, anni fa, ha portato una nostra scuola ad attivare corsi professionali sulla economia del mare e dunque anche per nautica e turismo.
E questo mentre un vasto (e controverso) progetto per la protezione del nostro porto con un lungo molo foraneo (6 milioni di euro), ma senza nuovi posti barca, veniva poi cestinato. Sembra ora prossimo l’avvio dei lavori di dragaggio dei fondali del porto, nella speranza che non ci riporti né alle vicende del dragaggio del secolo scorso (con ritorno in porto, alla prima mareggiata, dei materiali dragati e scaricati poco fuori) né alle lungaggini e disagi degli attuali lavori in paese.
Di nautica/balneazione/turismo si è già parlato più volte sul Volantino, sia per la attivazione di porti a secco per nautica minore a Tricase Porto e Marina Serra, sia per una nuova grande piscina naturale nell’ampio pianoro sul retro di Punta Cannone (con soprastante parco e parcheggio), del recupero (previo dragaggio e ormeggio occasionale di imbarcazioni maggiori) della banchina Nord (ora invasa dai bagnanti), delle necessarie discese a mare sui tanti tratti di bassa scogliera (come quella antistante la rotonda) e di un allungamento/rafforzamento della attuale barriera di tetrapodi.
Un ampio piano costiero, dunque, per una Tricase, il più grande comune costiero del Sud Salento d’ Oriente, che voglia farsi più grande, vogando e navigando verso il suo futuro e non solo galleggiare fra i crescenti limiti del suo modesto presente.