di Emanuele Ruberto
La nostra città, sin dagli anni 20 del ‘900 e per circa un secolo, ha spesso rappresentato un terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di importanti realtà sportive, divenute nel tempo fenomeni sociali espressione del contesto socio-culturale della comunità e delle sue mutazioni.
In ambito calcistico i primi palloni di cuoio che iniziarono a rotolare sulla terra battuta di Piazza Cappuccini risalgono infatti agli inizi degli anni ‘30 del secolo scorso, riscuotendo sin da súbito un grande séguito.
Da allora sono trascorsi i decenni, attraversato il secondo conflitto mondiale, il dopoguerra, il boom economico fino all’era digitale, ma una delle poche costanti della nostra comunità è proprio la squadra di calcio, i cui incontri raramente sono stati eventi confinati al terreno di gioco di Piazza Cappuccini o Via Matine prima e Via Olimpica poi, ma hanno avuto quasi sempre una grossa risonanza pervadendo strade, piazze, vicoli, case e divenendo uno dei principali motivi di aggregazione. Tale fenomeno sociale nel 1964 assunse la forma di Unione Sportiva (a rimarcare il carattere collettivo del progetto) la quale fu in grado di portare il nome di Tricase fino alla serie C2. Nel 2004 però, dopo 40 anni di storia, l’U.S. Tricase fallì.
Si cercò di ripartire subito dalla terza categoria, perché Tricase senza calcio non poteva e non doveva stare, e grazie agli ottimi risultati ottenuti si raggiunse nel più breve tempo possibile, nel 2008, il massimo campionato regionale. Anche in città si ricominciò a respirare ottimismo e sugli spalti si rivide partecipazione ed entusiasmo soprattutto in alcune partite di cartello, lasciando sperare in una reale rinascita anche in termini di identificazione popolare.
Purtroppo le speranze furono presto disattese. Da lì in poi iniziò il periodo buio più lungo che la Tricase calcistica abbia mai attraversato.A causa di cattive gestioni societarie ad opera sempre delle “solite” persone, da oltre un decennio non si vede un progetto che in previsione duri più di un anno. Troppo spesso la squadra è stata iscritta al campionato di competenza all’ultimo giorno utile o ha iniziato la preparazione una settimana prima dell’inizio della stagione, senza obiettivi ben definiti o talvolta, come anche lo scorso anno, con grandi proclami ad agosto divenuti miseri fallimenti già in ottobre.
Tutto questo ha provocato una diffusa e duratura disaffezione della comunità nei confronti della squadra, aggravata dalla totale mancanza di volontà da parte della Società di creare coinvolgimento, dimostrata dalla pessima, se non assente, comunicazione delle attività agli appassionati (in un’era in cui basta una connessione e un comodo click), preferendo la pubblicazione social di immagini glitterate e contenuti fuori luogo, oppure dall’ intenzione espressa di allontanare quella porzione di tifosi che negli anni ha cercato di dare un aiuto logistico o economico.
E mentre altre piccole realtà salentine godono da tempo di buona salute perché figlie di progetti lungimiranti e condivisi (Otranto da diversi anni in Eccellenza, Ugento da 4 anni in Eccellenza con posizionamenti di vertice, Novoli, Racale ecc.) oltre alle blasonate Casarano, Nardò, Maglie, Gallipoli che sono tornate ad alti livelli dopo aver attraversato periodi tristi, la Tricase calcistica continua ad essere impantanata nella mediocrità, presa in ostaggio e ridotta ad un mero passatempo domenicale privato, perdendo ogni briciolo di credibilità, potere aggregativo ed identificante. Vorrei essere smentito pubblicamente se così non fosse.
Ora la pazienza per i tifosi è davvero finita, con il cuore (rossoblù) in mano, liberate il Tricase Calcio!