di Giuseppe R.PANICO

Svenderemo anche noi le case a pochi euro? Si provvederà a forti incentivi per l’insediamento di nuove attività? Già succede altrove e così si pensa in alcuni comuni del Salento che, colpiti da scarse prospettive di sviluppo e denatalità, vedono ridursi la popolazione. Essendo poi questa sempre più anziana e demotivata, non riesce ad esprimere una più dinamica e lungimirante politica.

La denatalità, la migrazione giovanile per lavoro e il mancato rientro di tanti universitari laureatosi negli atenei del Nord ci priva inoltre di più ampie e giovanili dinamiche atte ad alimentare un più proficuo avanzamento civico ed economico. Con l’ormai antica scarsa efficienza politico-istituzionale, con spreco di risorse, opere pubbliche incompiute e piani di sviluppo mai definiti, va così estendendosi anche nel Salento la triste ombra di paesi fantasma.

Ombra evidente in tante case inutilizzate, cartelli di vendesi/affittasi appesi alle porte (nella nostra centrale via Cadorna una decina in poco più di cento metri), con molte famiglie aventi figli e nipoti ormai residenti altrove, campagne abbandonate e genitori soli e/o in età avanzata in vena di ricongiungersi ai figli lontani.

Certamente è cambiato anche il modello abitativo e tante case del centro storico, fronte strada, anguste, senza spazi aperti e parcheggi e con strade trascurate, hanno un mercato marginale a fronte di nuovi condominii e ampie case singole.

Cambiato anche il modello economico, non più negozi e negozietti che animavano tante strade, ma grandi magazzini e acquisti via web. Come anche la socialità delle persone, ora più propense a spendere il loro tempo libero fra telefonini, computer, social e TV e meno dedita allo struscio cittadino o a riempire piazze e piazzette antistanti le chiese. Un tempo primari luoghi di incontro ma ora ridotti, a meno della movida di stagione e shopping residuale, a solitarie antiche vestigia.

Da noi, anche gli stessi collegamenti viari, fra nuovi e sempre più popolosi e commerciali quartieri ed il centro, sono rimasti monchi. Basta vedere, in zona Lavari, vie De Pretis, Turati, Rattazzi, Grandi; monconi adiacenti di una viabilità zoppa che cade fra le erbacce e costringe a confluire verso uno svincolo sempre più trafficato, “posteggiato” e pericoloso (incrocio di via Zanardelli con le vie Toti, Piave, Sabotino e Cattaneo).

Paesi fantasma o con popolazione in forte declino è più facile trovarli nelle aree più interne, impervie o montane, senza grandi o attrattive risorse, quali il mare e la costa che a Tricase di certo non mancano.

Notiamo che a Lecce si è avviato un intenso dibattito cittadino verso un ipotesi di PUG focalizzato allo sviluppo costiero, che a Otranto, oltre all’ampiamento del porto, vanno sviluppandosi crociere con lussuosi megayacht, che a Leuca le disponibilità portuali hanno portato a un deciso incremento dell’economia locale, che a Ugento,  Melendugno etc. l’economia turistico-balneare è ben più sviluppata a vantaggio di tanti giovani in cerca di lavoro.

Da noi invece, il più grande comune costiero del Salento di Levante, sembra prevalere la resistenza alla innovazione e programmazione che non sia il rifacimento/miglioramento di quanto già esistente, spesso rifatto da poco.

Le giornate si allungano e fanno già pensare alla prossima estate. Ci ritroveremo ancora con una balneazione vietata ma tollerata e racchiusa fra il cemento della banchina portuale e una scarna fila di boe? Con una grave carenza di parcheggi, pur essendoci in zona vaste aree pianeggianti private, utilizzabili in estate, tramite specifici accordi con i proprietari.?

A Marina Serra avremo ancora, oltre alla carenza di parcheggi, un porticciolo vietato alla nautica e alla balneazione e discese a mare inframmezzate da pericolose voragini e rugginosi e cadenti paletti e catene che sviliscono le sottostanti grotte marine? Vedremo ancora Torre palane priva di un più decoroso contorno?

La natura e la storia ci insegnano che ogni specie vivente si sviluppa, diminuisce e a volte scompare in funzione delle risorse disponibili e creabili in loco. Risorse che, nel caso di esseri umani, tocca alla cittadinanza curare e coltivare ed alla politica indirizzare e incrementare.

Viviamo già momenti difficili, fra disumane guerre e apocalittici terremoti non troppo lontani ed ora anche con possibili nuove autonomie regionali che, avvantaggiando il Nord, incentiverebbero la desertificazione del Sud.

Nella nostra comunità, forse è il caso di dedicarsi a ciò che prioritariamente serve allo sviluppo comune. Non basta rifarsi il trucco per una bella foto se poi si trascura una ormai galoppante…”osteoporosi”.

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