Passeggiando a Tricase per via Gioacchino Toma, a molti di noi è capitato di posare lo sguardo sulle forme rocaille di palazzo Caputo (oggi Russo). Le deliziose decorazioni del portale settecentesco sembrano far da contrasto al severo volto coronato, che dall’alto campeggia nell’arme parlante della famiglia Caputo: per l’appunto caput, ovvero testa. L’edificazione risale al 1768 per volere dei committenti Tommaso e Giovanni, così come illustra l’iscrizione in cima; il Settecento è un periodo di floridezza sociale per la famiglia, i cui membri si legheranno per oltre un secolo alla vita amministrativa dei feudatari Gallone e quindi alle vicende storiche dello Stato di Tricase. Come consuetudine delle aristocrazie ed élites del notabilato, i committenti richiedono per il nuovo palazzo una macchina decorativa prestigiosa, per sancire quel connubio tra status symbol, arte e status sociale. Il grande loggiato, il portale rocaille, le vivaci decorazioni, conferiscono all’edificio un’eleganza ed una ricercatezza unica nel suo genere: una perla che oggi risalta ancor di più in un paesaggio architettonico artisticamente depauperato. La peculiarità stilistica di palazzo Caputo è caratterizzata dalla presenza di angeli e puttini, in particolare dalla coppia di teste alate che ornano la chiave del portale. Tale tipicità ha incuriosito lo storico d’arte Stefano Tanisi, il quale da anni affronta lo studio scientifico della produzione scultorea dello scalpellino settecentesco Francesco Morgese. Partendo dalle chiese di Ostuni, dove son presenti diverse decorazioni dell’autore, Tanisi ha seguito le sue tracce sino al Salento meridionale. Ritroviamo la sua mano a Maglie, Cutrofiano, Galatina, Miggiano, Alessano, Presicce e a Tricase proprio a palazzo Caputo. Son proprio le fattezze degli angeli e dei puttini ad essere oggetto d’esame; infatti, come scrive lo studioso, «queste teste alate, per la particolare fisionomia dei volti, della capigliatura e delle ali, possono considerarsi una sorta di “firma scultorea” di quest’artista». Altro dato interessante è il genere della committenza. Lo scalpellino rocaille, oltre a decorare edifici ecclesiastici, si caratterizza per le commissioni di famiglie illustri del Basso Salento; insieme a palazzo Caputo di Tricase, Morgese elabora i fregi della facciata della cappella degli Arditi a Presicce e del palazzo Bardoscia-Lubelli a Galatina. Un plauso quindi a Stefano Tanisi che con perizia e scientificità ha ricostruito un altro piccolo pezzo di storia dell’arte tricasina (il saggio Settecento sconosciuto: la decorazione scultorea di Francesco Morgese è pubblicato in Note di Storia e Cultura Salentina, Miscellanea di Studi Mons. Grazio Gianfreda, Società di Storia Patria per la Puglia - sezione del Basso Salento, XXIV, Edizioni Grifo, Lecce 2014); già nel 2012, in vista del restauro della tela dell’Educazione della Vergine di s. Angelo di Tricase, lo studioso si distinse per aver individuato le strettissime interazioni stilistiche tra la tela tricasina e la sua gemella napoletana, conservata nella Chiesa di Santa Teresa degli Studi di Napoli e firmata del celebre artista fiammingo Niccolò De Simone.