Da diversi anni una produttiva collaborazione tra la libreria Marescritto e il liceo Stampacchia di Tricase riesce a portare nella nostra cittadina personaggi e scrittori di fama nazionale, e tra questi sarà nostro ospite Maurizio Maggiani, che presenterà il suo ultimo lavoro, Il romanzo della nazione. Gli incontri proposti rappresentano un momento di cultura, un invito rivolto a tutti e alle nuove generazioni in particolare affinché riflettano e mettano in comune i loro pensieri su temi di grande attualità e importanza, come quelli che animano il romanzo di Maggiani. Da tempo la letteratura ha sposato una categoria letteraria forte, quella del realismo; già alcuni importanti autori della letteratura latina, come Persio, Petronio e Giovenale, avevano compreso la necessità di una produzione attenta al verum e criticavano gli scrittori contemporanei che si trastullavano in ri-produzioni mitiche, perché anche la letteratura può affrontare problemi della realtà e provare a proporre prospettive di soluzione. Maggiani ci presenta un romanzo dal genere particolare, ma che sicuramente appartiene al sottogenere del romanzo storico e realistico, nel quale la riflessione sul tempo diventa forse il tema principale: il presente, ma soprattutto il passato. H. Bergson diceva che l’essere coincide con il passato, il passato è, dal momento che rappresenta il mondo, anche individuale, che abbiamo costruito; in altre parole noi siamo il nostro passato ed è a partire da esso che il presente agisce in vista del futuro. Riappropriarci del nostro passato è, a mio avviso, il senso del romanzo della nazione di M. Maggiani, e la tanto vituperata nostalgia, che Maggiani definisce la passione del ritorno, rappresenta il più efficace sentimento dell’autocoscienza. Volenti o nolenti noi siamo eredi, siamo figli di progetti più o meno abortiti, di sogni e di utopie più o meno deluse. Volendo cercare nel romanzo un protagonista classico, un eroe che agisce e determina il suo tempo, avremmo difficoltà a individuarlo nella voce narrante: il suo ruolo è quello di andare alla ricerca di memorie e di raccontare la storia di autentici costruttori di nazioni, personaggi noti e di spessore storico, come Cavour, Mazzini e Garibaldi, ma anche personaggi non nominati nelle pagine di testi di storia e forse più importanti: il padre della voce narrante anzitutto, con la sua idea di nazione nata dalla Resistenza, ma anche Anna, l’amica archeologa che va alla riscoperta di porti sepolti, simbolo stesso della memoria e del passato. Un romanzo senza eroe dunque, ma un romanzo che ha voluto lasciarci un messaggio estremamente positivo: Vivere di sogni è un’utopia ricorda spesso la voce narrante, ma si può vivere senza memoria e senza sogni? Si può vivere ancorandosi unicamente alla cosiddetta realtà oggettiva? Sono i sogni, le utopie il motore primo della storia collettiva e di quella di ciascuno; le illusioni, insegna il grande Leopardi, rendono la vita più gradevole; è il contatto con l’arido vivere che trasforma la nostra esistenza in un macigno pesante da portare avanti e ci disperde in un opaco presente.