il Comitato Pro Palazzo Comi

Gentilissimo Direttore, l’articolo Un caffè a Palazzo Comi ci dà lo spunto per qualche riflessione. Come ricorderà, il Comitato Pro Palazzo Comi nasce come contestazione ai contenuti del bando della Provincia, che prevede la cessione trentennale di Palazzo Comi a privati. Condividiamo pienamente l’idea che la possibilità di prendere un caffè o un tè all’interno di Palazzo Comi, per i turisti o i frequentatori della biblioteca, sarebbe un valore aggiunto. Ma non è questo il punto, né il problema. Come, per noi, non è un’eresia, visti i tempi e le difficoltà in cui si dibattono i Comuni, il trasferimento di beni culturali a privati, a condizione che l’interesse e la promozione culturale del territorio costituiscano l’impegno centrale dell’iniziativa privata. Quello che contestiamo è che il bando consideri alla stessa stregua due strutture completamente differenti per tipologia e utilizzo, come il Circolo cittadino di Lecce e Palazzo Comi, quest’ultimo, peraltro, vincolato sin dal 1982 dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Lecce. Il bando non prevede alcuna tutela per il patrimonio culturale e librario contenuto nel Palazzo. Non è prevista alcuna figura professionale per la gestione della biblioteca personale di Comi. Si lascia alla totale discrezione della ditta assegnataria la facoltà di svolgimento di qualsivoglia attività culturale, di apertura o chiusura della struttura, esentando la ditta stessa da qualunque obbligo nei confronti dell’utenza. Gli attuali dipendenti, confinati con i numerosi scaffali della Biblioteca moderna nelle tre stanze, a destra del piano terra, sarebbero obbligati a chiedere sistematicamente l’autorizzazione per accedere al piano superiore, occupato dalla Casa Museo, per la consultazione dei testi o per una visita guidata. Inoltre il personale, impiegato esclusivamente nella gestione dei libri moderni, in una struttura altamente deficitaria per quanto riguarda aggiornamento librario, mezzi informatici, collegamento internet ecc., si troverebbe anche nell’impossibilità di organizzare qualsiasi attività culturale. La biblioteca stessa, già impoverita, perderebbe del tutto la sua identità. Al contrario, il patrimonio librario custodito nella Casa Museo, di valore e interesse di gran lunga superiore, verrebbe affidato a privati, certamente specializzati nel campo della ristorazione e simili, ma non nella gestione di quelle attività che sono specifiche di una biblioteca e di un museo. Qual è la logica sottesa all’inclusione di Palazzo Comi in questo bando, dal momento che non è difficile immaginare che una ditta, che ha partecipato alla gara per l’assegnazione del Circolo cittadino di Lecce, e quindi interessata soprattutto al ritorno economico, consideri Palazzo Comi un peso, un investimento a perdere? Non sarebbe certo un piccolo bar interno, o l’eventuale costo del biglietto per visitare il museo, a far rientrare nelle spese, a meno che non si voglia stravolgere la vocazione culturale del palazzo. Senza un significativo progetto culturale sull’intero edificio, biblioteca e museo, Palazzo Comi presto cadrebbe nel l’oblio. E d’altra parte una ditta che opera in tutt’altro settore, che guarda principalmente ai profitti, non ha interesse né competenze per farlo. A questo punto sorgono altri dubbi: Chi verificherà l’operato dei privati dal momento che le province saranno abolite? Abbiamo già precedenti che ci inducono a pensare che non ci sarebbe alcun controllo. Chi vigilerà sullo stato e la presenza dei libri, visto che perfino l’estensore del bando non era, evidentemente, a conoscenza né della consistenza, né della qualità, né del valore della biblioteca, considerata al pari degli altri mobili dell’arredamento? Il profumo del caffè, per quanto assai gradito, e la vendita di prodotti locali, sono integrazioni accessorie. Ma non bastano. Per mantenere e far crescere un bene culturale sono necessarie competenze e mezzi appropriati, che in questo bando non sono previsti. Auspichiamo che chi si dovrà assumere in proprio la responsabilità della soluzione di questo problema, si faccia carico degli interessi della comunità, nell’ottica di una crescita che, accanto al soddisfacimento materiale, faccia attenzione alla necessità di salvaguardare luoghi d’incontro, di confronto, di scambio di idee, dove il patrimonio di una biblioteca permetta di utilizzare la ricchezza del passato per conoscere meglio il presente e progettare con maggiore consapevolezza il futuro.

Ringrazio, felice che le mie considerazioni non siano più “chiacchiere da bar”; promuovere cultura richiede, ancor prima delle strutture, capacità di ascolto e di confronto. (A.D.)

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