Nascere e crescere in un territorio, pensare di averlo conosciuto e vissuto e, poi, accorgersi che di quel contesto ti mancano le immagini più belle. Quelle che, da sole, riescono a riconciliarti con l’esistente e a riempire quella sete di assoluto che è in ognuno.. Capita, quasi per caso, in una calda serata di fine luglio. Attratto da una locandina che, con un surreale slogan Ulivi in concerto, invita ad una serata di sensibilizzazione ecologica allietata dalla buona musica di due artisti locali e, incuriosito da una insolita location, convinco mia moglie a portarci fin lì, a concederci una serata diversa. Non conosco il luogo e non so come arrivarci, ma il desiderio di esserci è grande. Contatto, pertanto,le persone che ritengo possano aiutarmi a raggiungerlo. Ricevo l’imbeccata giusta da Angelo e, di buon ora, per non perdere la possibilità di un adeguato parcheggio, sono lì, vicino a quella grande barriera che,quasi a metà strada tra il Belvedere del Calino e Torre Nasparo, chiude al traffico l’ennesima incompiuta. Trovo facile parcheggio e, seguendo le indicazioni, imbocco il sentiero che porta verso il luogo che ospita l’evento. Solo pochi passi e lo scenario che prende forma alla nostra destra ci fa sgranare gli occhi, ci mozza il fiato ed arresta il nostro cammino. Estasiati, guardiamo lontano, verso l’infinito, verso un orizzonte appena tratteggiato dalle tenui luci di un crepuscolo che invita a riconciliarsi con se stessi e con una natura che non finisce mai di stupire. E poi, spaziando, l’occhio viene rapito dalla brulla scogliera che da Grotta Matrona, in rapida successione, si spinge verso Il Lavaturo e poi ancora oltre,mentre al di qua, una fitta e lussureggiante vegetazione di ulivi, delineando scenari ancestrali, arreda, arricchisce e incanta. Già gli ulivi: la cui secolarità, il loro resistere al tempo, viene messo, ora, in discussione; non si sa bene se da quel fastidioso e per molti fantomatico insetto chiamato Xylella o da particolari e non ben individuati interessi. È a loro,soprattutto, che le Associazioni Linfa Tumara e Marina Serra hanno voluto riservare questa serata fra natura e musica. Ed è un bel vedere ciò che incontriamo lungo tutto il percorso. Un susseguirsi di suggestioni che scatenano, in noi, emozioni forse mai provate, o semplicemente dimenticate, che non vi racconto per non impoverire, con le parole, un Dono che va sottratto alle inutili e stucchevoli retoriche e salvaguardato, nella sua integrità, da qualsivoglia attacco ambientale. Un Dono che va vissuto non attraverso un racconto ma in modo diretto e personale. Non meno ricco di gradevoli sensazioni lo spettacolo offerto dai due artisti chiamati ad animare la serata. All’ interno di una scenografia naturale, i cui elementi arredanti sono gli ulivi, un pubblico numeroso occupa comode sedie, sapientemente sistemate all’interno degli spazi tra una pianta e l’altra, e si gode uno spettacolo che ha dell’eccezionale. Ad un certo punto, quando la luna in cielo, con la sua luce, tinge d’argento le foglie degli ulivi e le note di Serena e Roberto, ricche di talento e di bravura si alzano imperiose, facendo un tutt’uno con quel mi circonda, mi sembra di vivere un sogno. Un sogno che vorrei affidare a quella nave da crociera che, presentatasi all’improvviso sullo sfondo, nello spazio tra un ulivo e l’altro, sembra voler portare lontano il messaggio di questa splendida serata. Poi guardo Serena e Roberto e capisco che il messaggio è già partito.
di Michele Sodero