di Giuseppe R. PANICO

Economicamente, siamo messi un po’ male, visto che nel Meridione il reddito medio è appena il 62 % di quello europeo e circa il 50% di quello lombardo.

Salentini e tricasini al lavoro a Milano e dintorni producono dunque il doppio di noi rimasti quaggiù.

In sanità poi non brilliamo certo in efficienza e correttezza se tanti vaccini sono stati dirottati verso amici e familiari, con l’aiuto di chi doveva gestirli in ben altro modo e, come Puglia, siamo per questo finiti sulla stampa internazionale.

Nei paesi ove il senso civico/onestà di chi amministra soldi e servizi pubblici è ben più diffuso e radicato, vige il detto: “mai mettersi in condizione di far pensare che…”. Dalle Alpi a Lampedusa, sembra invece più diffuso e applicato il detto: “il potere che potere è, se non se ne approfitta”.

Facile dunque assistere a scivoloni della dignità personale, della furbizia e della illegalità, con scantonamenti in criminalità e mafiosità. Si riempiono le cronache, ma non con pene ai responsabili e foto “wanted” nelle piazze.

Anzi, spesso la fanno franca, per poi vantarsi verso i soliti “fessi”, resi omertosi e finanche invidiosi: “il potere logora chi non lo ha”.

Continuiamo così ad impoverirci e a rimanere, se non in fascia rossa, in fascia infetta.

Il sogno della retta via e di maggior reddito per tutti non può che svanire, quando prevalgono sentieri tortuosi e gramigna politica. Rimaniamo così in fondo a tante statistiche, “ovviamente” per colpa degli altri e non di chi guardiamo allo specchio.

Con l’estate che avanza e turismo in arrivo, potremmo almeno ricercare da noi un migliore “appeal” ed investimenti attraverso PUG, piani particolareggiati sulle aree da decenni destinate allo sviluppo, porti etc.

Non potrà essere solo Draghi a darci la salvezza, come nuovo messia di valori etici, morali e sociali e come salvatore della patria per i continui disastri, intrallazzi e debito pubblico (oltre quarantamila euro a testa).

Né i promessi fondi europei, visto che al Sud, fino ad ora, siamo stati poco capaci di ottenere e spendere bene quelli già programmati.

Se poi da Tricase gettiamo lo sguardo lungo la costa orientale del Salento, scopriamo di essere, il comune costiero più grande per popolazione ed estensione, ma non come afflusso turistico, imprenditoria e reddito derivante.

Troppo poco abbiamo fatto nell’ultimo mezzo secolo e la svolta sembra ancora lontana. Nemmeno una nuova sdraia con ombrellone a pagamento per chi, raggiungendoci, vuole mettersi più comodo e lasciarci un po’ più del suo reddito a beneficio del nostro e dei nostri giovani in cerca di lavoro.

Abbiamo pure ridotto i posti barca. Di giovani, già ne nascono pochi e, in troppi, né studiano né lavorano. A mettere su famiglia ci vuole coraggio, si affermano altre unioni e, senza …”becchime” di Stato e/o reddito d’impresa, anche le cicogne svolazzano a vuoto.

Eppure, una felice sinergia fra buona sanità del nostro ospedale e sviluppo costiero, con nuovi insediamenti e moderni servizi, potrebbe far sorgere un modello vacanziero/sanitario molto attrattivo per il “buon ritiro” di giovani anziani/pensionati ed investimenti.  

Medicina/cure di eccellenza e talassoterapie, favorite dal nostro pregevole territorio, clima, cultura, allungarsi della bella stagione con il cambiamento climatico, facilità di escursioni verso le isole greche e da quel grande albergo diffuso che è la nostra Tricase e paesi limitrofi, potrebbero darci nuovo reddito e futuro.

Ma la sorte, nel donarci tanto “ben di dio”, non ci ha forse inoculato la strategia o il vaccino per utilizzarlo al meglio.

Continuando così, non ci rimane che esporci come pezzi da museo o statue di cera, seminude di reddito e valori e rivolte al passato.

Poco degne di attenzione, lentamente si sciolgono, ma non per colpa degli altri o del solleone in arrivo.

                                                                                                 

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