Al mio amico di sempre

dall’Uganda... Padre Cosimo De Iaco

Scrivo queste righe dall’Uganda. È qui che mi ha raggiunto la triste notizia della morte del carissimo don Gino nelle prime ore del mattino del 7 luglio. Il profondo dolore, pure vissuto alla luce della fede nel piano amoroso di Dio, rende più vivi i ricordi di una lunga e farterna amicizia. Questo è per me un piccolo segno di riconoscenza e di perpetuare una comunione di vita che la morte non può interrompere, e che la fede nel Signore Risorto rende più reale.
I primi anni a Depressa e poi nel seminario di Otranto
Mi viene chiesto di gettare luce sul suo percorso formativo, dai primi anni fino alla sua sua consacrazione episcopale. Cresciuto in una famiglia dalle profonde radici cristiane, don Gino ha frequentato le classi elementari nella scuola di Depressa, sotto la guida del Professore Vincenzo Picinni. I suoi coetanei ricordano e possono testimoniare la sua viva intelligenza e la sua personalità gioviale e matura. Sotto la guida del nostro amato parroco, don Luigi Erriquez e dei giovani sacerdoti viceparroci che si avvicendavano nella nostra parrocchia, ha coltivato i germi della vocazione sacerdotale che lo ha portato a entrare nel seminario di Otranto. Qui ha frentato le classi della scula media e poi del ginnasio. È da allora che i nostri rapporti di amicizia hanno cominciato a intersificarsi: quando nel 1964 io entrai in seminario per frequentare la prima media, lui era già nel quarto ginnasio. La severa disciplina e la distinzione delle classi non permettevano di incontraci spesso, ma ricordo quando insieme scendevamo le scale ogni due domeniche per incontrare i nostri familiari che venivano a farci visita portandoci un po’ di frutta e tanto calore umano. Di quegli anni ricordo la sua giovialità e la sua maturità, che ne facevano una punto di riferimento importante per la vita del seminario, tanto che i superiori chi affidarono importanti incarichi, come cerimoniere liturgico del seminario, capoclasse dei suoi coetanei. Ma pure si distingueva nelllos port, nelle attività ricreative e nelle iniziative culturali che animavano il seminario. Il giornalino interno del seminario, “Pegaso” fu da lui ideato e diretto, e presntato con orgoglio alll’allora Arcivescovo, Mons. Gaetano Pollio. Ma poi erano soprattutto i mesi delle vacanze quando potevamo passare più tempo assieme, partecipare insieme e assiduamente alle celebrazioni liturgiche e condividere molte attività di catechesi e ricreative per i ragazzi e i giovani della parrocchia. Dopo la messa mattutina, facevamo insieme la meditazione che a turno leggevamo dietro il coro della chiesa parrocchiale. Dato che eccelleva anche nella pittura e nel disegno a veva una calligragia nitida, il parroco gli affidò la compilazione a mano dei dati dell’arhivio parrochiale e dei registri. Io semplicemente lo seguivo e stavo con lui.
Il liceo a Treviso e gli studi teologici a Posillipo
Dopo aver frequentato lo stesso seminario nei due anni del suo ginnasio a Otranto, i nostri luoghi formativi si sono separati, ma erano le vacanze che ci riunivano sempre, per condividere le nostre esperienze e tenere vivi i nostri rapporti di amicizia. Dopo il ginnasio, don Gino, ancora giovane seminarista, fu inviato a Treviso, e lì frequentò gli anni del liceo. Erano i tempi della contestazione studentesta e venti di novità entravano anche nei seminari; dalle chiaccherate ricordo come a Treviso avesse trovato un ambiente più consono alle sue esigenze, che gli permettevano sia di continuare gli studi con serenità e anche allargare gli orizzonti della sua mente vigile e deiderosa di apprendere cose nuove. Dopo il liceo ha seguito gli studi teologici nel seminario nterregionale di Posillipo (Napoli), ottenendo la licenaz in teologia morale presso la Pontificia FacoltàTeologica dell’Italia meridionale. Anche lì ha conquistato la stima e la fiducia di professori e amici, come ha diostrato la partecipazione alla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Depressa il 10 aprile 1977. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha passato circa due annia a Roma, nel Collegio San Carlo, a via del Corso, per approfondire ulteriormente gli studi di teologia morale presso la rinomata Pontificia Accademia Alfnsiana, con una tesi su magistero dei Vescovi Italiani sul matrimonio e la Famiglia. Ero anche io presente alla discussione della tesi e ricordo le parole di apprezzamento per il suo lavoro, esplorando un campo di insegnamento molto fecondo.
Dallo studio all’insegnamento
Tali studi, uniti alla sua esperienza e sensibilità pastorale gli hanno poi permesso di aiutare sia laici che seminaristi con l’insegnamento della teologia morale nei seminari e negli istituti di teologia pastorle. Ha insegnato etica medica nel corso per infermieri dell’ospedale Card. Giovanni Panico di Tricase. La sua preparazine si trasfondeva anche nella prediazione quotidiana, sempre ricca di contenuti e alla portata di tutti. Le sue qualità e il suo impegno erano ben note oltre i confinidelle dicesi del Salento, cosa che lo ha portato a essere nominato Direttore Spirituale del Seminaio Regionale di Molfetta. Ricordo in quegli anni la sua partecipazione ad alcune giornate di studio per formatori dei seminari organizzate a Roma. Dopo alcuni ani di servizio missionario in Uganda io ero stato chiamato a Roma per un servizio come formatore nello studentato dei Missionari Comboniani per i govani che si preparavano a diventare sacerdoti missionari. Fu allora che avemmo occasione di incotrarci e di condividere ricordi ed esperienze del nostro servizio sacerdotale.
Vescovo di Molfetta e...
La nomina a vescovo di Molfetta nel 2000 lo raggiunse quando era padre spirituale e professore di teologia morale nel seminario reginale della stessa città. Ricordo come spesso ricordava la sorpresa con la quale apprese tale notizia, che accettò con trepidazione e con serena fiducia nel Signore che guidava la sua vita e che, attraverso la Chiesa, gli affidava un compito arduo e impegnativo. Queste note sulla sua formazione devono concludersi qui perchè con l’ordinazione espiscoplale, il vescovo entra a far parte nel collegio dei successori degli apostoli, e oltre al compito di comunicare la grazia del Signore e di radunare e custodire il gregge che gli viene affidato, ha anche l delicato compito dell’insegnamento saggio e autorevole. Nel tempo della sua ordinazione episcopale io ero di nuovo in Uganda, dove ero ristornato dal 1998 e dove mi trovo tuttora, impegnato nella formazione dei catechisti della diocesi di Lira, nel Nor dell’Uganda. Compito prezioso, lui mi scriveva, per incoraggiarmi fraternamente. Non avrei potuto essere presente quel giorno della sua Ordinazione Episcopale, se lui stesso non avesse insistito e provveduto di persona al mio viaggo. Ricordo qual giorno, nella cattedrale di Otranto, come ricordo l’entrata e l’accoglienza calorosa ed entusuasta nella nostra piccola comunitò di Depressa, che la sua persona aveva tanto esaltato. Ricordo pure il suo ingresso nella cattedrale di Molfetta e l’accoglienza della comunità cristiana di Molfetta, Terlizzi, Ruvo e Giovinazzo, che poi lo hanno vieppiù conosciuto, apprezzato e amato. Alla fine delle celebrazioni, quando tutto era finito, ricordo il velo di tristezza e qualche lacrima solcare il viso dei suoi familiari, che lasciavano ora il loro caro congiunto in un nuova terra e nuovo impegno, dove non sarebbero mancati i momenti difficili e dolorosi. Il giorno del suo funerale quelle lacrime scenderanno abbonanti sul volto di molti, anche mio che scivo queste note nello stesso ore quando l’arcivescovo Mons. Cacucci, suo grande padre e amico, presiederà le esequie, prima che il suo corpo venga portato e tumulato nel cimitero della nostra amata Depressa. “Sarò felice di incontrarti a Depressa, quando verrai per un breve periodo di vacanze in agosto”, mi aveva scritto il 20 giugno scorso, rispondendo ai miei auguri e alle parole di sostegno amichevole che gli avevo inviato per il suo onomastico. Verrò a trovarti, don Gino, a pregare e deporre un fiore sulla tua tomba. Arrivederci!

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