Tanti sono i morti; chi può dire se uno, dieci o cento in più? La strage è incalcolabile; perché non v’è conteggio che serva a dire la tracotanza del male – per chi non è stato in grado di raggiungere il bene.
Il male? La fame, la disperazione, la tirannide, la solitudine, il bisogno inevaso; la freddezza del calcolo. Il bene? La terra promessa, il pane, la libertà, la fuga, la speranza. Politiche economiche e frontaliere criminogene soffocano interi popoli. Popoli in fuga. Popoli in difetto di possibilità. Popoli silenziosi. Popoli soli e schiacciati. Popoli oppressi e affamati di giustizia. Popoli di senza terra, di senza documenti, di clandestini per destino stabilito dall’Alto; de iure e de facto.
700 o 950? Di più? Qualcuno in meno? Quanto pesa la tragedia? Si pesa, una tragedia? Qual è il peso di un corpo nell’acqua? Quanto pesiamo noi, se per divertirci cerchiamo il fondo del mare e di una sabbia chiara e bella, vista dall’altro della nostra canoa estiva? Quanto pesa un corpo che tende a risalire, per il principio di Archimede? Quanto lotta un corpo che tende a scendere, se non sa nuotare, ha freddo, ha fame, è disperato, ha il terrore nelle nocche e nelle pupille svuotate d’amore?
Quanto pesa un corpo che sfida Archimede e la sua legge? Quanto pesa un corpo che scende, scende vistosamente e lentamente verso il fondo del mare e verso il fondo delle cose del mare e del mondo? C’è un così vasto silenzio, nel mare. Tutti i rumori sanno di acqua salata, nel mare. Il peso di un corpo che precipita sul fondo del mare avverte il suo stesso peso nell’assenza di peso che sembra abbracciarlo: gravita in acqua come un peso che contrasta se stesso, disperato e giocoso a un tempo.
Piume cadenti come piombi, ma con l’alibi della leggerezza: così sono i corpi che scivolano nel fondo del mare. E non hanno voce. Non gridano più. Non sanno proprio come fare a venire fuori da un ambiente primigenio ma improvvido e stranamente innaturale.
E dire che tutto comincia con una nascita. E che prima della nascita siamo nell’acqua tiepida di un grembo accogliente. Anche se fuori c’è un inferno fatto da uomini senza pace. E dire che tutto sembra immacolato, alla nascita. Tutto sembra che possa sperare, alla nascita. Le cose cambiano poco a poco, in realtà. Cambiano fortemente e rapide, in realtà. Cambiano, in realtà. Per chi non nasce nel posto giusto, al momento opportuno, tutto cambia in peggio. Chi non nasce nel posto giusto può finire così, con altri, su grandi barche senza scopo e senza nocchiere. E cade, come si cade dal cielo; cade in acqua.
Le frontiere, ah, le frontiere d’Europa. Sono solo segni di inchiostro su carte senza sapore di sale. Le frontiere scompaiono. Le frontiere decadono. Le frontiere mutano. Si fanno col sangue dei giovani di un secolo fa e si cancellano con l’inchiostro di altri meno giovani di qualche anno dopo. Ti ho preso la terra X, dammi indietro la terra Y. Quest’isola è mia; d’accordo, ma tu dammi quella valle...
Settecento vite; 900 vite; 10 vite. Non si possono cancellare: sono esistite nel loro sangue e sebbene non le vediamo non saranno meno vere – anche sul fondo del nostro mare, delle nostre coscienze, del nostro silenzio, della nostra distrazione, dei nostri trattati, delle nostre economie del libero scambio e del libero mercato; delle nostre società civili; dei nostri ordinamenti democratici; delle nostre leggi; delle nostre norme; delle nostre inviolabili frontiere; del nostro pieno & del nostro vuoto; del nostro ipocrita nulla.