“Vivere il territorio come un bene comune” diviene un’esigenza che richiama tutti ad una presenza pasquale. Forte il monito venuto dai Vescovi del Salento durante la via Crucis per gli Ulivi svoltasi lunedì scorso. “Una terra denudata delle sue bellezze ambientali e delle sue risorse umane ci chiede la conversione del cuore e invita a spogliarci delle maschere dei padroni per indossare la nudità dei buoni custodi. Chi vive di essenzialità, di umiltà e di povertà non si vende e non svende i suoi tesori più belli: la terra con i suoi frutti e la fraternità tra le persone e le comunità”. “Estirpare gli ulivi malati, trivellare le nostre coste, è come ammassare sogni e idee sui treni per viaggi verso i nord”. La Xylella fastidiosa ha colpito gli ulivi, simbolo e patrimonio del Salento ma anche simbolo di pace e patrimonio della cristianità. E’ nell’uliveto del Getsemani che Cristo si ritirava per pregare e lì pregò prima di affrontare la Passione; ed è con i rami di ulivo che venne accolto trionfante in Gerusalemme. L’ulivo simbolo di unione e armonia tra l’uomo e la natura e tra gli uomini. L’ulivo luogo, oggi, dell’incontro tra diversi; occasione di richiamo all’impegno nel mondo; provocazione agli amministratori, in ritardo rispetto all’esplosione del fenomeno; un invito ad affrontare tutti insieme e senza vuoti proclami una questione seria che non può risolversi con i soldi degli indennizzi o con i soldi ad istituti di ricerca che sin’ora non hanno prodotto nulla o ancora peggio con appelli ideologici fatti da improvvisati tuttologi seguiti come nuovi e forse falsi profeti. Se la Pasqua è passaggio dalla morte alla vita, l’emergenza Xylella ha posto prepotentemente e violentemente la “presenza pasquale” al centro della riflessione. “La nostra terra chiede di essere liberata dalla morte: gli ulivi colpiti dalla Xylella, i fondali marini minacciati dalle trivelle. Sta morendo anche la speranza di mani e di menti che si devono arrendere nella lotta impari con chi vuole che il Sud resti sempre Sud, non dando altra scelta se non quella di impugnare la valigia dell’emigrazione”. Vincere la Xylella, perché la Pasqua sia veramente un passaggio dalla morte alla vita, da un’idea di sfruttamento ad un progetto di sviluppo. Vincere la Xylella per riscoprire il gusto dell’impegno non più legato all’emergenza ma proiettato al futuro, per gli alberi ma soprattutto per l’uomo.