Del batterio Xylella fastidiosa s’è parlato troppo e male. C’è un trambusto di informazioni e di idee spesso contrastanti tra loro che rischia di far perdere di vista l’obiettivo. Il nostro giornale è tornato sull’argomento - viste le novità che si susseguono ora dopo ora - per cercare di far luce, chiarezza. Abbiamo compreso almeno che il batterio è dannoso per le nostre colture, la nostra economia, il nostro paesaggio, l’identità del luogo. E abbiamo anche capito che forse la nostra Regione sta cercando di recuperare due anni di inattività e negligenza sulla materia, adottando delle pratiche - chieste dall’UE, suggerite dal commissario Silletti (ormai unico responsabile delle pratiche che si adotteranno) e ora imposte dal Governo - non proprio salutari per la nostra terra. Oserei dire distruttive. Del batterio Xylella ne abbiamo parlato male tutti quanti, caricandolo di responsabilità, di odio, di disprezzo; quasi potesse sentirci. Me compreso. Poi la situazione è cambiata radicalmente nel momento in cui ho letto i due audit condotti e finanziati dall’UE in Salento, “al fine di valutare la situazione e i controlli ufficiali in relazione alla Xylella Fastidiosa”, pubblicati a Febbraio 2014 e a Novembre dello stesso anno. Le tre tabelle sono riprese integralmente dai due documenti sopracitati.
Questi sono gli unici e i soli dati ufficiali che gli addetti ai lavori (Regione, Governo, UE) e cittadini hanno. Questi sono gli stessi dati ufficiali che sconfessano alla radice parole e fatti di Regione, Governo ed UE intrapresi negli ultimi mesi e settimane. Il piano del commissario Silletti, il decreto attuativo del Governo e le incessanti pressioni dell’UE smentite dai dati che loro stessi hanno prodotto! Parliamo di emergenza? I dati raccolti fino al 31.12.2013 dicono che su 1757 campioni raccolti sul campo, solo l’1,2% di questi è risultato essere positivo al batterio; quelli raccolti fino ad aprile registrano il 3% e quelli dopo aprile lo 0%. In definitiva su 10399 alberi analizzati, solo 255 sono risultati positivi al batterio. Cosa succede? Siamo sicuri sull’efficacia del metodo usato? Com’è possibile una cosa del genere? Ecco. Le domande che sovvengono sono queste. Di colpo il batterio non appare più così carico di responsabilità, odio e disprezzo ed è giusto che sia così, perchè non è possibile che su centinaia e centinaia di alberi che abbiamo visto morire e disseccare, il batterio sia presente con una percentuale così bassa, quasi insignificante. Intanto Silletti qualche giorno fa, a Racale, sentenziava: “Venti/trentamila piante di ulivo colpite dal batterio, la situazione è drammatica”e Donato Boscia (al timone dell’istituto di virologia del Cnr di Bari) raddrizzava il tiro: “Le piante colpite sono un milione”. Consiglierei almeno di mettersi d’accordo sulle stime prima di sentenziare durante pubblici incontri, nell’attesa che leggessero gli audit svolti dalla Commissione Europea. La situazione è grottesca e scapperebbe anche un sorriso disgustato, se non fosse che molti agricoltori si trovano in ginocchio. Si stanno cercando delle cure fitosanitarie per distruggere l’insetto che fa da vettore al batterio, che è presente irrisoriamente sul territorio. Si stanno estirpando migliaia di ulivi (e stavolta la stima è corretta) per la creazione di quella zona cuscinetto (15 km di deserto olivicolo) che servirebbe per prevenire l’eventuale contagio di un batterio che non è poi così diffuso. Si sta combattendo contro il problema sbagliato! Dall’audit si evince il fatto che in Salento si è venuto a formare un nuovo ceppo del batterio Xylella e che questo potrebbe portare alla morìa degli alberi senza che ci siano altri concomitanti fattori; ma si legge pure sulla relazione pubblicata a Febbraio, a pag 11, che “i funghi associati al complesso dell’essiccamento rapido dell’olivo sono del genere dei Phaeocremonium. I funghi [...] sono stati rilevati per la prima volta in Italia. Vi sono prove che attestano che i funghi possono causare singolarmente il disseccamento degli alberi” Ora il quadro inizia ad essere un po più chiaro. Abbiamo visto come nei campioni rilevati il batterio sia presente in percentuali non rilevanti; si è visto come in moltissimi campioni si siano manifestati funghi molto dannosi per la pianta (rilevati per la prima volta in Italia, tra l’altro) ed infine si aggiungono dei dati all’apparenza insignificanti, ma che saranno invece decisivi. Sono stati condotti degli accertamenti su piante di olivo coltivate in vivai di diversa collocazione, sparsi per il Salento. Su oltre 4600 rilevazioni, non vi è stato trovato il batterio e i funghi sopracitati erano presenti in quantità ridotte, a differenza dei campioni rilevati intorno all’area “di contagio”(che contagiata sembra non essere). Lungi da me dal fare una diagnosi sui ceppi al centro dell’attenzione, questa è la realtà che viene fuori dai dati che abbiamo a disposizione. I funghi rilevati sugli alberi analizzati sono tracheomicotici; vale a dire che agiscono bloccando il passaggio delle sostanze vitali che migrano dalle radici ai rami, fino alle foglie. Da qui anche il fatto che gli alberi sembrano seccare dall’esterno all’interno della chioma e non congiuntamente. Si ostruiscono prima i canali linfatici più piccoli, quelli delle foglie e dei rametti, per poi passare alle grandi arterie quali i grossi rami e infine il tronco con le radici stesse per un essiccamento totale. Il ruolo del batterio sembra assumere rilevanza arrivati a questo punto; cioè quando l’albero risulta essere stato già aggredito dai funghi per cause ancora da scoprire, ma che sembrerebbero essere correlate con il loro stato di salute e di stress. Un comportamento simile a quello degli esseri umani che in particolari condizioni di stress psico-fisico, subiscono un abbassamento delle difese immunitarie lasciando libero accesso ad agenti patogeni esterni. La Xylella (negli alberi già ammalati) acuisce ed agevola il compito svolto dai funghi, indebolendo l’albero e portandolo precocemente alla morte. Questa stessa tesi è stata portata da diverse associazioni Salentine fino a Bruxelles, perchè rimaste inascoltate in patria. Alla luce di tutto questo l’Efsa (autorità Europea per la sicurezza alimentare) ha preso in carico la richiesta presentata dalle associazioni e studierà il caso. Intanto però il Governo ha dato il via libera al “piano Silletti” e questo porterà a delle conseguenze catastrofiche sul territorio senza risolvere il problema, o risolvendolo solo per le responsabilità imputabili a Xylella. Il batterio comunque oltre a portare ad una desertificazione olivicola, ad un impoverimento del territorio e ad alla scomparsa per un paio d’anni di olio di buona qualità made in Salento, ha portato e porterà soprattutto nei prossimi anni un mucchio di soldi. Tantissimi.
...la nostra inchiesta prosegue la prossima settimana