di Luigi Marcuccio Alcune settimane or sono Tricase ė, di nuovo, salita agli altari nazionali della cronaca satirica per la famosa, ovvero famigerata, questione delle varie rotatorie costruite sulla strada per Montesano Salentino. La questione, con particolare riferimento alla rotatoria “madre”, fu già oggetto, alcuni mesi orsono, di un articolo su questo periodico, ove giustamente, se ben ricordo, si rilevava, tra l’altro, che una rotatoria delle dimensioni realizzate (addirittura, si sosteneva, la più grande d’Europa) fosse in stridente sproporzione con le caratteristiche delle strade che da essa si dipanavano.Ma, a fronte dell’evidente spreco di denari pubblici, quel grido di dolore ė rimasto lettera morta. Non solo, se non fosse stato abbastanza (usque tandem  …), nel frattempo la madre, per usare la suggestiva espressione utilizzata dai simpatici comici di “Striscia la notizia”, forse tramite “fecondazione assistita … e foraggiata”, ha partorito un discreto numero di “rotatorine” (confesso di non ricordare quante). La ciliegina sulla torta, infine, sarebbe costituita (e spero vivamente che non ci sia ulteriore strato di delizie …),  dagli svincoli di queste rotatorie che, in molti casi, portano al … nulla: e ciò a fronte di un volume di traffico che, anche qualora dovesse essere decuplicato rispetto a quanto rilevato nel video satirico, sarebbe comunque assolutamente insufficiente a giustificare la realizzazione di opere di cotal … respiro, o forse meglio sospiro …Subito dopo la messa in onda del servizio satirico di “Striscia la notizia” sulla questione, varie sono state le espressioni di indignazione e protesta, a fronte di un fatto che lascia sgomenti. Ma molte di esse si sono, per così dire, mantenute nei confini del comico, come per esempio la voce di chi, dalle colonne di questo periodico, ha suggerito di risolvere il problema della manutenzione della rotatoria, ed in particolare dello sfalcio periodico dell’erba che vi cresce rigogliosa, ricorrendo ai servigi di solerti e (si spera …) affamati ovini.Ora, non intendo certamente mettere in dubbio la fondamentale rilevanza e forza della satira, soprattutto in un contesto, come quello di specie, caratterizzato da una difficile individuazione dei responsabili di scelte errate, od addirittura sciagurate, anche a causa di una sovrapposizione di (in)competenze e poteri decisionali, e di una confusione tra il dominio della politica e quello dell’amministrazione pubblica.Certo ė, però, che, alla scelta di un registro satirico in casi del genere, ė immanente un grave rischio. Dileggiando “I soliti ignoti”, si esclude, quantomeno a livello subliminale, che questi sprechi di denaro pubblico possano essere non semplicemente espressione di dabbenaggine, approssimazione, incompetenza, magari anche menefreghismo, ma invero possano essere determinati da interessi, in qualche misura inconfessabili, alla realizzazione di opere inutili, non foss’altro riconducibili alla volontà di … fare qualcosa, magari usufruendo di finanziamenti mirati alla realizzazione di queste opere e non fungibili, vale a dire non utilizzabili in altro modo. Insomma, quando la pubblica protesta finisce in risate più o meno amare, ci sentiamo tutti più sollevati dal fatto di aver appurato che ci sono dei “fessi”, e finiamo per ritornare più o meno soddisfatti al nostro “particulare” di guicciardiniana memoria: così, alla fine tutto continua come prima. Certo, altri “scandali” non mancheranno di sorgere, facendo forse preoccupare qualcuno: ma la sopravvivenza, quantunque nel brevissimo periodo, ė comunque un traguardo più che soddisfacente per la “classe dirigente” che ci siamo meritata, la quale, mai avendo brillato per visione strategica e lungimiranza, ha (quasi) sempre galleggiato e volato basso.Ebbene, sembrerebbe che il rischio da me paventato si sia realizzato nel caso di specie. Ed in effetti mi sono deciso a “rispolverare” la questione dopo aver invano atteso per circa quattro settimane che il pubblico dibattito in merito (ri)prendesse vigore, dopo essersi arenato, forse anche nelle secche delle “nuove” schifezze che continuamente affiorano in materia di gestione della cosa pubblica.Insomma, dopo le sacrosante risate, ė auspicabile che ci chiediamo cosa fare a fronte di questi incresciosi eventi. A mio modesto parere, conviene innanzitutto distinguere tra una strategia di breve periodo ed una di medio-lungo.Nel breve periodo, penso che varrebbe la pena di pensare alle misure da intraprendere per ottimizzare l’utilizzo efficiente di queste rotatorie, più che faraoniche, “feudatarie”, ovviamente senza cadere nell’errore di evocare ulteriori “grandi opere” … ed ingenti spese; e forse sarebbe anche necessario chiedersi se valga la pena, a fronte degli scarsi vantaggi che ne derivano, sostenere le relative spese di manutenzione oppure se non sia il caso, sic et simpliciter, di smantellarle, in tutto ovvero in parte. Parallelamente, ė auspicabile che siano identificati gli enti e, ahimė, in ultima analisi, gli individui che hanno, a vari livelli, concorso nel progettare e porre in essere queste opere; ciò, al fine di appurare se il loro operato sia stato conforme all’imperativo di sana e corretta gestione che grava sulla pubblica amministrazione, e, se del caso, di esigere il risarcimento del danno erariale, sia in termini dei denari spesi per realizzarle che in relazione alla pessima immagine che, in quest’ambito, la pubblica amministrazione ha dato e dà di se stessa.Nel lungo periodo, varrebbe forse la pena di pensare all’istituzione, da parte del Comune di Tricase, di una sorta di “Consulta dei lavori pubblici”. Quest’organo, quantunque privo di reali poteri se non in termini di “persuasione morale” ed “accrescimento della consapevolezza”, dovrebbe poter conoscere di qualsivoglia opera pubblica che qualunque soggetto intende porre, o sta ponendo in essere, nel territorio comunale, ed esprimere pareri in merito. I membri di questa “Consulta” potrebbero essere eletti direttamente dai cittadini di Tricase, usufruire del supporto tecnico e logistico del Servizio tecnico del Comune ed esercitare il loro mandato a titolo assolutamente gratuito.Ovviamente, questa proposta andrebbe meglio articolata, magari anche con l’apporto di chi ha a cuore le sorti di Tricase … e dei nostri denari. Ma vale forse la pena di tenere a mente che l’istituzione di tale consesso andrebbe nel senso della democrazia diretta e dell’accrescimento della partecipazione del cittadino/elettore/contribuente alla gestione della cosa pubblica, che tutti si affannano ad osannare. Ma ahimé, di là dai proclami, queste esigenze sono effettivamente messe in discussione, nel momento in cui: (a) si tenta di ridurre le competenze e/o il numero delle assemble direttamente elette, in nome di un presunto “efficientamento” (e già la bruttezza di questo neologismo basterebbe a ripudiare la relative nozione) dell’azione pubblica; (b) in modo un tantino (troppo …) demagogico, si cerca di assicurarsi un consenso plebiscitario a tali operazioni. E mi riferisco al prossimo referendum sulle riforme istituzionali, giusto per essere cristallino.

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