di Alessandro DISTANTE
La morte di Papa Francesco lascia un vuoto profondo e crea un’incertezza su quello che sarà.
Sono sentimenti avvertiti sia dai credenti che dai non credenti, perchè Francesco ha rappresentato un punto di riferimento per l’intera umanità.
Chi non ricorda la sua venuta ad Alessano sulla tomba di don Tonino Bello? E come non pensare alla “strana” coincidenza di una morte avvenuta il girono dopo quello nel quale molti anni prima era morto don Tonino?
Come non ricordare la premura di Francesco su tutti i temi universali, dalla pace all’ambiente, dalla globalizzazione ai temi del “vicino di casa”, fino a prendere egli stesso iniziative di aiuto diretto, per esempio con il punto ristoro per i senza tetto di Piazza San Pietro.
Un Papa che ha unito gli insegnamenti alla pratica quotidiana, con tanti segnali concreti, come la scelta di vivere in un appartamento e di utilizzare una utilitaria per i suoi spostamenti.
Una Chiesa che ha messo al primo posto l’attenzione per i poveri, divenuti non più oggetto di carità, ma soggetto intorno al quale ruota l’intera azione della Chiesa. Il richiamo ad una fede coerente con alla base un atteggiamento di fondo di speranza nella vita e nella storia.
E’ quello che vogliamo leggere in alcuni episodi di cronaca cittadina di questi giorni.
E’ bello, ad esempio, far sapere di chi offe gratuitamente i suoi limoni oppure del giovane che, vincendo la troppo rappresentata indifferenza, interviene salvando una anziana in difficoltà.
Segnali, magari piccoli, ma utili a ricordare che c’è anche un mondo buono che forse non viene mai rappresentato nelle cronache quotidiane. Esempi che lasciano ben sperare e la speranza è stato l’ultimo appello del Papa, venuto a mancare proprio nell’anno del Giubileo della speranza.
La speranza è anche quella che si ricorda in questi giorni; speranza nella Liberazione da ogni guerra perché nella guerra -come diceva papa Francesco- non ci sono vincenti e vinci ma a perdere sono proprio tutti.