di Pino GRECO
TRICASE- Se fosse un film sarebbe del genere grottesco. La trama che si sta sviluppando nelle stanze di Palazzo Gallone si basa oramai sulla narrazione di eventi ritenuti non a torto assurdi e surreali fino a pochi mesi addietro.
La crisi di governo cominciata quasi sottotraccia poco più di 12 mesi fa ( aprile 2022 ), quando il consigliere di maggioranza Armando Ciardo, ha lasciato il gruppo nelle cui fila era stato eletto, e proseguita con le dimissioni del vicesindaco Andrea Ciardo al termine di una escalation di tensioni e a margine di una serie di divergenze maturate nelle settimane precedenti proprio tra lo stesso e il sindaco Antonio De Donno, non ha ancora trovato una logica soluzione.
A quei primi cenni di instabilità governativa si sono aggiunte poi le dimissioni dell'assessore ai servizi sociali Anna Forte, anche in questo caso maturate dopo momenti di frizione e di incomprensione tra il Partito democratico – che aveva addirittura sospeso la propria attività amministrativa – e il sindaco.
Al chiarissimo messaggio di insoddisfazione, teso in maniera altrettanto esplicita alla volontà di “azzerare la giunta”, esplicitato dalla capogruppo in consiglio comunale Francesca Longo e dal segretario cittadino del PD Gianluigi Forte, non è seguito tuttavia null’altro che una stasi politica amministrativa che non giova alla città.
Anzi. In questo contesto di indecisioni e di immobilità, si procede “a vento”, lasciandosi scivolare addosso i giorni che trascorrono, nel mare cosmico di una piatta estate appena cominciata e nelle cui acque sguazzano interrogativi senza risposte e scenari tutt’altro che positivi.
Il finale? Una decisione forse fin troppo semplice da immaginare, al pari del pensiero rivolto al “maggiordomo omicida”, ma forse oltremodo difficile da adottare. Ad oggi, in ogni modo, è un pensiero arduo persino ipotizzare un colpo a sorpresa. Quanto durerà ancora questa agonia politica.
Tricase ha voglia di vita, non di sopravvivenza. “Galleggiare” in balia del vento non è nelle corde di una città da sempre simbolo di operatività. Un popolo che quello stesso vento lo ha sempre sfruttato per riempire le proprie vele e per indirizzare la rotta delle sue decisioni. Tocca solo aspettare che cambi.