di Pasquale FERRARI
“I Carabinieri in Afghanistan”. A Tricase la presentazione del libro del Generale Carmelo Burgio.
È un evento di prestigio quello promosso dalla Sezione tricasina dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo, in collaborazione con la libreria indipendente Marescritto e con il patrocinio della Città di Tricase.
La presentazione del libro del Generale di Corpo d’Armata Carmelo Burgio – “I Carabinieri in Afghanistan” – che si terrà sabato 24 giugno presso la Sala del Trono del Palazzo Principesco dei Gallone (ore 18,30), è un appuntamento da non perdere.
Uno dei monumenti più significativi di Tricase pronto ad accogliere un Uomo e la sua storia, non a caso considerato uno dei monumenti viventi dell’Arma dei Carabinieri. Un Militare di eccezionale caratura, che coi suoi risultati operativi ha contribuito ad esaltare il pregio e l’immagine dell'Italia e delle Forze Armate in ambito internazionale.
Il Generale Burgio, che tra gli altri vanta anche incarichi di comando presso il Gruppo di Intervento Speciale (GIS), è stato Comandante del 1º Reggimento Carabinieri paracadutisti "Tuscania", della 1ª Brigata Mobile, dei Comandi Interregionali “Podgora” e “Culqualber”, con sede rispettivamente a Roma e Messina, e del Comando delle scuole dell'Arma.
Nelle pagine del suo libro porta a Tricase la propria appassionata testimonianza professionale ed umana in Afghanistan, forse la più profonda tra le innumerevoli svolte in giro per il mondo (a fine 2003 è pure Comandante del Reggimento Multinational Specialized Unit in Iraq, subito dopo l'attentato di Nassiriya).
In quelle righe riporta riflessioni e dati sulle operazioni dei Carabinieri per sgominare le cellule terroristiche infiltrate nelle Forze Armate Afghane, risalenti al periodo (2010) in cui fu Comandante del CTAG-P (letteralmente, Combined Training Advisory Group – Police, Gruppo consultivo di addestramento combinato). La conferenza è una nuova occasione per tornare a riflettere sul tema “Afghanistan”. Non sono trascorsi neanche due anni dal giorno in cui si è chiuso ufficialmente il ventennale impegno italiano in Afghanistan. 27 agosto 2021. Col decollo dell'ultimo C-130J, si chiudeva, nel cielo del Paese in cui è vietato persino far volare gli aquiloni, l’operazione «Aquila Omnia».
Un ponte aereo, da Roma a Kabul, lungo 15 giorni, pianificato e diretto dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI). Un trasporto umanitario senza precedenti che ha permesso l’evacuazione di oltre cinquemila persone, nella quasi totalità (4.890) ex collaboratori afghani e loro familiari.
Le stime ufficiali registrano quasi 1.500 bambini. Il libro. Di notevole interesse pure la prefazione del Generale Marco Bertolini, Militare di straordinario e raro spessore, paracadutista anch’egli, incursore, che del Comando Operativo di Vertice Inteforze ne è stato pure Comandante (tra gli altri numerosissimi incarichi quello di Comandante del 9° Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin", della Brigata paracadutisti "Folgore" e del Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali, in acronimo COFS).
Al di là della facile retorica che ha animato la discussione sul tema, la chiusura della parentesi afgana, il ritiro del contingente internazionale e il conseguente ritorno al potere dei talebani, hanno generato molte domande sui risultati conseguiti dalla missione di supporto al governo afgano nella guerra contro al-Qaida e hanno lasciato sulla pelle e nell’anima di ognuno – non solo di chi la missione l’ha vissuta in quel teatro operativo o di chi come me ha avuto l’opportunità e l’onore di partecipare ad «Aquila Omnia» – cicatrici invisibili all’occhio umano, ma profondissime.