di Federico Fuortes

Quel viaggiatore che, partitosi da Lecce per raggiungere Leuca, percorresse la S.S. 275 penserebbe di essere dinanzi ad un miraggio allorché, lasciata Montesano e la sua trafficata tangenziale, gli si parasse in fondo ad un rettilineo in discesa il plastico in scala 1:27 dell’Autodromo di Nardò. Parimenti basito resterebbe anche quell’altro viaggiatore che, abbandonata Leuca per affrontare Lecce, si trovasse, poco dopo aver lasciato il piccolo e ridente abitato di Lucugnano, dinanzi a questo incongruo abbozzo di cosmodromo interplanetario. Perlomeno, questo è quanto è accaduto la scorsa estate a noi, che quella strada percorriamo più volte a settimana, nel trovarci – dall’oggi al domani – al cospetto di questa aberrazione della viabilità e del senso comune e – consequenzialmente – dinanzi a tanti interrogativi. Questa rotonda ha un diametro esterno di 150 metri e circonferenza di 470 metri: più di una pista di atletica. Occupa quasi due ettari (1.76 per l’esattezza) e, per dare un’idea della sua inutilità, basterà ricordare che ne esiste una di dimensioni simili solo allo svincolo tra le due autostrade che portano all’aeroporto di Londra-Gatwick; mentre a Forlì si sono accontentati di una rotonda da 80 metri per fare intersecare due arterie di grande comunicazione che portano a Firenze, Cesena, Faenza e Ravenna. Dobbiamo poi considerare che sette chilometri più a nord la S.S. 275 è funestata da un semaforo accerchiato da grandi centri commerciali e caratterizzato dall’accensione del verde a rotazione per ognuno dei quattro segmenti che si intersecano, così da permettere a tutti di svoltare agevolmente sulla sinistra senza intralciare il flusso contrario del traffico. I tempi di attesa a questo semaforo possono superare i venti minuti e nessun posto sarebbe più bisognoso di una rotonda dell’incrocio tra la 275 e le strade per Surano e Ruffano. Naturalmente non se ne parla proprio... Molte perplessità, infine, nascono dalla incredibile rapidità con cui è stato realizzato questo monumento al malgoverno, spuntato come un fungo all’inizio di questa estate come se una legione di angeli lo avesse deposto, già bello e finito, sugli attoniti ulivi. Per cui, alla luce di tutte queste stranezze ci piacerebbe sapere: di chi era il terreno, chi ha progettato questa costosissima idiozia, chi ha deliberato la sua necessità e chi, e a che prezzo, si è aggiudicato l'appalto? Detta in breve: “Cosa c’è sotto?”. Qui non vogliamo spiegare l’inesplicabile, compito che esula da quelli di un settimanale locale, ma segnalare il fatto a chi di competenza e, al contempo, aprire una “inchiesta diffusa”: invitiamo chi ha delle risposte motivate a condividerle su queste pagine. Intanto, fonti non confermate ci dicono che: – questa rotonda è stata eseguita con lo stesso progetto realizzato negli anni ‘90, quando il calzaturificio Adelchi era operativo. Siccome questa azienda faceva uso di vagoni trasportati su gomma fino alla stazione, i tecnici avrebbero progettato una rotonda così ampia “per favorire la sterzata delle motrici” (?!); – il terreno era di gente comune che ha subìto l’esproprio per quattro lire; – l'opera è stata ideata e commissionata dal SISRI: lo stesso ente che ha commissionato la progettazione della nuova S.S. 275; – Ministero dei Trasporti, Dipartimento per i Trasporti Terrestri Direzione Generale della Motorizzazione, Divisione VIII - Parere 15 maggio 2008, Rif. nota fax del 23.11.2007, oggetto: Circolazione su rotonde. “...in base al diametro della circonferenza esterna, si distinguono rotatorie convenzionali (tra 40 e 50 m), compatte (tra 25 e 40 m) e mini-rotatorie (tra 14 e 25 m); per sistemazioni con “circolazione rotatoria” che non rientrano nelle tipologie di “intersezioni a rotatoria” descritte dal par. 4.5.1 delle suddette norme, le immissioni devono essere organizzate con appositi dispositivi [...]”. E le rotatorie da 150 metri in quale categoria rientrano?

la rotonda di forlì

la rotonda di gatwick

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