La cerimonia di commemorazione delle vittime dei recenti attacchi terroristici a Parigi, conclusasi con un toccante “Va Pensiero” di Giuseppe Verdi”, non può che evidenziare ancor più il difficile momento che attraversiamo. Una minaccia chiaramente diretta al nostro modo di vivere in libertà e che Francia, Russia, Germania, Inghilterra ed altri hanno deciso di contrastare con massicci interventi militari. La guerra, quale eterna compagna della pace, e la morte, quale eterna compagna della vita, sono riuscite ancora una volta a prevalere e a scrivere pagine di sangue sulle tante tombe delle loro vittime. Sembra proprio difficile curare tali cruente “imperfezioni” umane con il diffondersi della cultura e del rispetto delle altrui opinioni, religioni e modi di vivere. Ma anche con le Costituzioni dei vari Stati o Nazioni che, recependo la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, emanata dall’ONU nell’ormai lontano 1945, potrebbero produrre buone regole, buone leggi e buona formazione dei cittadini per una più diffusa convivenza civile, multinazionale e multiculturale. E, soprattutto, libertà, democrazia e parità di diritti fra uomini e donne non come vuote parole ma fatti concreti. Valori, in Europa, faticosamente conquistati e che vanno difesi e protetti anche da chi, formatosi sotto altre culture, li disprezza e li combatte facendo leva su una diversa religione. Una diversità che prevede ancora la lapidazione per le donne adultere, regolando anche le dimensioni delle pietre da scagliare, e la pena di morte per chi manifesta contro il regime; che sostiene la distruzione di uno stato vicino di cultura occidentale (Israele); che limita l’accesso delle donne alla attività politica, sociale e culturale e che, per decisione religiosa, condanna a morte anche gli autori di libri ritenuti blasfemi. Una civiltà ben diversa, che antepone, ovunque i suoi fedeli si trovino, i suoi dettami religiosi alle leggi locali, e che, sostenuta e finanziata da stati e governi teocratici, ha, come anelito o missione, la sua continua diffusione anche attraverso la guerra santa. Diffusione che trova alimento nella debolezza di molte nostre istituzioni e non ultimo, come riportano recenti fatti di cronaca, di alcuni ambienti scolastici, ove i principi, se non religiosi, etici e morali da coltivare dovrebbero essere quelli che i nostri padri ci hanno insegnato e che ai nostri figli dovremmo insegnare. Se con una guerra giusta fatta con cannoni, navi, aerei, bombe intelligenti e teste pensanti si cerca di indebolire, se non distruggere, le basi più aggressive e pericolose di tale minaccia, è sicuramente necessaria una più efficace integrazione di quei tanti migranti che arrivano da noi. Ma avente come riferimento i valori della nostra civiltà e non la sottomissione ai valori, a noi estranei, di chi prima ospitiamo e poi rendiamo cittadini nostri pari. Natale, ormai prossimo, è l’occasione per credenti e non credenti, per riappropriamoci, anche nelle scuole, delle nostra identità e tradizioni, compresa quella del presepe e del crocefisso, quali simboli di un passato ancora così vivo nel nostro presente. A Natale si scambiano anche doni ed auguri e regalare ai tanti immigrati di altra fede e cultura il tradizionale panettone, con una copia della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sarebbe certamente un bel gesto. Ma in cambio della loro promessa a rispettarne i contenuti e ad isolare coloro che, all’ombra della loro stessa religione o con il loro silenzio, coltivano ostilità e terrorismo. Alla nostra accoglienza dovrebbe corrispondere la loro volontà di integrazione che è accettazione e rispetto delle regole ove si vive. Il “va pensiero”, composto da Giuseppe Verdi per un popolo sofferente (gli Ebrei), dedicato alle tante vittime del terrore di questo novembre di sangue, mi riporta ad un tempo non troppo lontano, quando, ancora in servizio attivo, al termine di una accorata conferenza su intifada e terrorismo, tenuta da un alto ufficiale dell’esercito israeliano, mi colpì il suo augurio finale. L’augurio che tale modo di vivere, fra attentati e guerriglia urbana, non si estendesse anche alla nostra Europa, alle nostre città, ai nostri quartieri per colpire le nostre famiglie. In questo Natale, visitando il nostro ormai celebre Presepe Vivente, forse è il miglior augurio che possiamo farci. Meglio ancora se lo facciamo anche ai fedeli di altre religioni o culture e se questi vorranno farci lo stesso augurio. Il Monte Orco saprà certamente accogliere anche altri credenti pacifici o moderati, ma lontano dagli “orchi umani” che seminano sangue e terrore, nel nome di un dio unico che vorrebbe raccogliere ben altro.

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