di Alfredo DE GIUSEPPE
Luigi Za, professore universitario in pensione, Gigi per tutti, ha dato alle stampe un libricino davvero molto interessante, “Percorsi di un sociologo” (Edizioni Ergot, - 2022- € 10,00), dove è possibile rintracciare le forme di sociologia più avanzata ma anche di quella più tradizionale, dove, come dice l’autore “non sono i luoghi che mi hanno colpito, vissuti sempre come scenari, ma è la gente incontrata che è rimasta impressa nella mia testa e che ha reso concreti i luoghi”.
Il libro, in appena 120 pagine, condensa molti lavori di Gigi, partendo dalla sua introduzione, dove ci fa partecipi (forse per la prima volta) delle sue scelte, ci fa intuire i suoi pensieri fondanti e i suoi migliori maestri, a cominciare da quel Marcello Fabbri, che era un grande ingegnere urbanista di scuola olivettiana, col quale collaborò in numerosi progetti, fino a Charles W. Mill, il sociologo statunitense, il meno accademico e il più critico degli studiosi americani.
Il libro è una raccolta di interventi, alcuni inediti, di Gigi Za, sviluppati in ordine cronologico, a partire dal 1984 al 2018. L’autore è stato molto attento nel selezionare i temi da inserire in questa pubblicazione, quasi a riassunto ideale e paradigmatico dei mondi che ha percorso, studiato, amato. In esso infatti emergono ben chiare le sue passioni, non solo quelle civili, politiche e professionali, ma anche quelle più personali e astratte, come può essere il cinema balcanico, certa letteratura e la raccolta di manufatti in giro per il mondo.
In queste pagine c’è spazio per la relazione tenuta a Graz in Austria sulla trasformazione dei villaggi contadini nel Sud Italia e uno spaccato sugli “Oggetti della memoria” dove già emerge un suo preciso credo, che poi ritroveremo in quasi tutti suoi scritti, allorquando puntualizza che “l’obiettivo non deve essere il semplice recupero delle vecchie culture: queste potrebbero essere in alcuni casi sclerotiche, a volte moribonde, e il loro recupero potrebbe essere solo operazione da museo o, peggio, folcloristica, forse godibile da altri, ma di nessuna utilità per le popolazioni interessate”. Quando disserta sul Sud e la letteratura, non dimentica l’impegno civile e attribuisce a Carlo Levi, Silone, Jovine, Scotellaro il primo contributo alla presa di coscienza collettiva della realtà di arretratezza in cui versava il Sud.
Gigi Za è molto interessato ai fenomeni migratori: molto accattivante risulta la traduzione del suo intervento apparso in tedesco dal titolo “Incontri e scontri in terre di mezzo”, dove si legge: “la storia ci aiuta a capire chi siamo e da dove veniamo, ma non è molto d’aiuto per superare le contraddizioni impellenti della quotidianità. Per affrontare i problemi posti dalle nuove figure di immigrati e rispondere alle loro esigenze, non bastano la “buona volontà” ovvero i “buoni sentimenti”, in nome di un attraente, ma spesso anche generico richiamo alla pacifica convivenza…”
In questi percorsi c’è molta Lucania e molta Albania, quest’ultima vissuta come esemplare continuità della prima, dove Za ha dato molti contributi, molte idee, molte iniziative di sviluppo, a cominciare dall’esperienza di Guardia Perticara. Non andrò oltre nell’analisi degli scritti per non togliere l’interesse al lettore che intenderà approfondirli con maggiore professionalità e competenza.
Il libro si è arricchito della prefazione di Mimmo Sammartino, giornalista e scrittore di Potenza e del commento di Mariano Longo, sociologo dell’Università del Salento, che molto bene hanno disquisito intorno agli aspetti più salienti delle opere di Gigi Za che, lo ricordo, sono numerose e apprezzate in molte università italiane e straniere.
Non posso non chiudere con un’annotazione personale e leggermente polemica (che probabilmente a lui non piacerà). Gigi Za, docente fino al 2010 di Metodologia e tecniche della ricerca sociale nonché di Politica Sociale presso l’Università del Salento, originario di Montesano Salentino, vive da decenni a Lucugnano di Tricase. Al contrario di altri soloni e pomposi retorici del politichese non è stato mai contattato da nessuna Amministrazione Comunale del Basso Salento per ragionare intorno a temi e progetti sociologici ed urbanistici, dove avrebbe potuto dare un grosso contributo (come invece è successo di frequente in Basilicata). Una risorsa di respiro internazionale, amante del Sud e dei paesi che ha vissuto, che nessuno ha saputo e voluto utilizzare. E i risultati dei disastri strutturali socio/urbanistici del nostro territorio sono sotto gli occhi di tutti. Auguri Gigi per i tuoi prossimi ottanta.