di Giuseppe R. PANICO
Ma chi siamo? Cosa vogliamo? Con quali mezzi e con quali risorse umane impostare un programma e una idonea strategia per il futuro? Strategia è un termine militare con accurati piani e conseguenti azioni per il loro successo.
Da tempo è diffuso anche in altri settori, compresa la politica che lo usa spesso come parola magica che, con la semplice enunciazione, possa pure dare il via ad uno sviluppo sostenibile, in linea con l’identità geografica, civica ed economica del luogo. In particolare, se trattasi di un comune costiero come Tricase che soffre di vincoli territoriali, ritardi programmatici, opere pubbliche incompiute o realizzate o recuperate ma poi ben poco impiegate.
Da Otranto a Leuca, Tricase è il comune costiero con più popolazione (ma in calo e invecchiamento) e, dopo Otranto, quello con più territorio; ha circa 9 km di costa, due preziose marine, un rinomato ospedale, un rilevante centro scolastico e un crescente polo commerciale, attrattivo anche per i comuni vicini.
Ma ha una economia primaria basata essenzialmente sui proventi statali (scuole, ospedali, settori pubblici, pensioni etc.) che poi ricadono su quella secondaria dei tanti servizi (edilizia, commercio, manutenzioni, studi professionali etc.) e un limitato turismo, di breve durata e risorse contenute.
I pubblici interventi sono poi spesso diretti verso scopi non di rado pretestuosi e di scarsa utilità. Manca dunque, oltre al PUG, una strategia di più ampio respiro verso le potenzialità in essere e i ritardi accumulati.
Ne soffre così anche una attività imprenditoriale con nuove più redditizie professionalità e lo sprone per i cittadini ad investire in loco i loro risparmi.
A cominciare dalle campagne, funestate, oltre che dalla xylella, da una mancata valorizzazione, dopo oltre 14 anni e milioni di euro spesi, con acque reflue e piovane. Riversate invece nel Rio ci impediscono finanche il sogno di una bandiera blu per il turismo e il recupero come parco di quella stupenda vallata.
Per proseguire con un palazzetto dello sport, semi costruito e abbandonato come “regalo” ai giovani e al loro anelito sportivo.
Segue un centro storico che, trascurato in passato e già abbandonato da rilevanti servizi (farmacia-biblioteca etc.), va ora perdendo la sua centralità pubblica e funzionale per il trasferimento degli uffici comunali all’ACAIT. Gli aspetti storici e culturali del luogo vanno così a risentire di una minore frequentazione, a meno della “movida” di maggior rilievo in estate.
Sulle marine continua l’inefficacia del Piano Coste, l’assenza dello stesso PUG e dei previsti piani particolareggiati per alcune aree, dichiarate fruibili già dal passato millennio. Portualità e balneazione, facilmente incrementabili, soffrono poi di un approccio troppo conservativo, trascurato sulla scogliera e nelle discese a mare e poco attrattivo per un turismo di più alto profilo.
Tricase, come comunità più importante sulla costa Otranto- Leuca, trae dunque poco per l’intera comunità. Su questa, come conseguenza, grava anche, come indica il mercato immobiliare, lo sminuito valore del suo entroterra con case, campagne e proprietà vare. Necessità, dunque, di un concreto sviluppo economico/imprenditoriale e attrattivo di nuovi investimenti.
Con una strategia basata anche nel favorire quelle forme di energia rinnovabili che i nostri decantati “u sule, u mare, u jentu” consentono anche al largo e per alleviare i gravi problemi ambientali ed economici di questo triste periodo, aggravato anche dai rumori di una guerra europea.
Strategia anche per il turismo della terza età che, già favorito dal clima, dal mare, dall’albergo diffuso e da un rinomato ospedale, necessiterebbe di incentivi e servizi. “Il valore di una popolazione legata al mare, anche se poco numerosa, è nettamente maggiore di quello di una popolazione più numerosa ma più legata alla terra”.
Lo scriveva l’Ammiraglio americano Mahan, nel suo “L’influenza del potere marittimo nella storia”, diventato dottrina geo-strategica di nazioni che col mare e sul mare intendono rafforzarsi. Verità storica e più coltivata in località minori a noi prossime, ma con diversa identità e più vincente strategia.
I fondi (in prestito) del PNRR, la collaborazione politica con i comuni vicini e il motivato pensiero di cittadini e associazioni potrebbero essere d’aiuto sia per i problemi vecchi e nuovi che per una strategia che non sia solo lo spolvero e la continuità col passato.