di Giuseppe R. PANICO

Vi sono molteplici fattori che possono avviare la decadenza di una comunità, ma progresso economico e formazione dei giovani di certo incidono più degli altri.

Se il primo si basa essenzialmente sull’esistenza ed efficacia dei piani di sviluppo territoriale e sulla capacità della politica locale di portarli avanti, il secondo si basa, oltre che su una valida sinergia fra scuola e famiglie, anche su una politica nazionale di ben più ampio respiro a loro dedicata.

Purtroppo, i sintomi della decadenza, pur evidenti, sono spesso considerati non come problemi da risolvere o mali da curare ma come diversità locali di cui solo parlarne e alle quali adattarsi o estraniarsi anche emigrando.

Aveva forse ragione il giornalista/filosofo Pietro Gobetti nel dire che “cambiano i nomi e le occasioni della storia ma, in definitiva, i nostri mali e i nostri vizi rimangono sempre desolatamente uguali”. In particolare, quelli della politica, nel minimizzare i danni prodotti o nasconderli dietro le cortine fumogene del proprio vociare.

A volte decantando come successi dell’oggi quello che andava fatto già decenni prima o l’arrivo di finanziamenti per lavori che poi rimangono infruttuosi/superflui.

I simboli più evidenti del declino si vedono nell’anagrafe in calo numerico, nell’età media in aumento, nel costo delle abitazioni in calo e nella mancanza di investimenti sia di origine locale che esterna/straniera.

Se tali aspetti sono frequenti anche in altri comuni minori, montani o dell’entroterra, è indubbio che sono meno giustificati in una cittadina come Tricase che, pur avendo come “miniera reddituale” un ben noto ospedale, un rilevante polo scolastico e ben due marine per oltre otto km di costa, non ha saputo far sorgere una credibile linea di sviluppo, oltre alla piccola imprenditoria nel settore commerciale e dei servizi essenziali.

Nel turismo, il permanere di un Piano Coste deludente e l’immobilismo sulle marine, portualità e balneazione non può che incentivare la sfiducia nelle istituzioni, con assenza dalle urne e invito ai giovani ad alzare gli occhi dal loro smartphone e cercarsi un futuro altrove.

Alla emigrazione giovanile va purtroppo sommandosi la sempre più scarsa natalità e il crescente e sottaciuto malessere, indotto oltre che dal consumo di social, dal consumo di droghe.

L’uso dello spinello, la coltivazione casereccia di marijuana e i pusher diffusi sono ormai nel Salento argomenti di cronaca giornaliera che si sommano a un Salento ormai crocevia della droga coltivata massivamente al di là del Canale D’Otranto.

Il fatto poi che molti politici e persone di cultura siano favorevoli a liberalizzare il consumo di marjuana, sottacendo come tante droghe, pur minori, incidano su sviluppo e comportamento giovanile e siano l’anticamera di droghe ben più pesanti indica come tali consumi siano socialmente tollerati anche in ambienti prossimi alla scuola.

Le dinamiche comportamentali si ripercuotono pure sulla casistica degli incidenti stradali (sono la prima causa di morte dei nostri ragazzi) e sulla loro frequentazione del gioco d’azzardo.

Anche questo liberalizzato e diffuso da una politica che ha inteso far soldi appropriandosi e gestendo una attività prima illegale.

Purtroppo, senza alcun riguardo verso gli enormi costi sociali e sanitari che ne derivano e a carico di Stato e famiglie. Non dunque investendo massicciamente in funzioni ben più formative e, ove occorra, repressive ma sostituendosi alla criminalità o rendendo questa “legale”.

Ma una migliore formazione giovanile non può certo prescindere dalla disponibilità di lavoro che la buona politica locale deve saper creare con i suoi piani di sviluppo anche a favore del l’imprenditoria privata e per creare le fondamenta e i pilastri per un futuro che, in mancanza d’altro e come da sempre altrove, non può essere che verso il mare e la costa.

Un mare sul quale non abbiamo oggi nemmeno, una più comoda sdraio o ombrellone ove far accomodare chi intende anche pagare, ma sul quale si fa invece strada l’altrui progetto per decine e decine di pale eoliche galleggianti, produttrici di energia a basso prezzo e soprattutto di lavoro tecnologicamente avanzato.

Anche per i tanti giovani che, politica consentendo, intendono localmente avanzare e far avanzare un paese che sappia aiutarli, meglio formarli e non certo perderli o viziarli.

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