di Virginia DE GIUSEPPE
È strano scrivere nello spazio di mio padre, speriamo sia una situazione passeggera e assolutamente momentanea, perché questo è il suo spazio, e so bene quanto lui sia legato alla redazione, al giornale e ai lettori.
Ma in questi strani giorni di marzo il caso ha voluto che sia io ad occuparlo, in fiduciosa attesa che torni a comunicare lui in persona, con i suoi voti, le sue opinioni e quant'altro.
Di cosa possiamo parlare questo periodo se non del Covid?
A quanti di noi pare un argomento ormai perfino banale, che ha "stufato", stancato, annoiato?
Forse ormai ci pare la solita "solfa", per non parlare che c'è perfino chi crede che sia una semplice influenza e che "tanto colpisce solo gli anziani con patologie pregresse", ebbene non è così.
Io stessa, devo ammetterlo, quando mio padre mi ha dato la notizia di esser positivo al Covid, non mi sono allarmata più di tanto: mi trovavo a Milano e ho letto il suo messaggio WhatsApp, certo con dispiacere, una lieve preoccupazione e un senso di stupore sapendo quanto lui facesse attenzione, ma lì per lì non mi è parsa assolutamente una cosa terribile, anzi la mia risposta è stata un vago incoraggiamento, lo tranquillizzavo di aver la pazienza di sopportare il necessario isolamento e che in un paio di settimane se la sarebbe cavata con una febbriciattola e qualche colpo di tosse, così come appariva in quel momento e così come avviene per molti.
Quanto mi sbagliavo: il Covid è davvero imprevedibile, è nella sua natura avere cento sfumature, che va dall'essere completamente asintomatici, al presentare appunto sintomi lievi e non preoccupanti, ma posso purtroppo testimoniare quanto questo virus possa portare anche a situazioni cliniche decisamente più gravi e improvvise.
Questo non vuole ingenerare paura negli animi, quanto di più lontano, ma cerca di essere un invito sentito a tutta la cittadinanza a non abbassare la guardia, a non sottovalutare la questione e a mantenere alti i livelli di attenzione e responsabilità individuale e collettiva.
È una di quelle situazioni in cui davvero si vince tutti insieme, queste credo sarebbero le parole che anche mio padre pronuncerebbe in questa circostanza, ed è un onore per me come sua figlia primogenita, oltre che come sociologa, poterle pronunciare metaforicamente "insieme" a lui, qui in questo suo spazio.
Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutti gli amici che con il loro affetto ci sono vicini in questo momento e teniamo le dita incrociate per il bene collettivo. Voto 10 a tutti coloro che in questo periodo si comportano responsabilmente
Un caro saluto