Lunedi,15 giugno 2020

di Giuseppe R. Panico

A gestire proficuamente un insieme di beni immobiliari ci vuole esperienza e motivazione, capacità amministrativa ed un elevato senso del dovere, oltre al profondo rispetto degli interessi della collettività che li possiede. Nel caso di immobili di Stato, o di un Comune come il nostro, ci vuole anche il voto, ovvero essere eletti amministratori.

Ma sovente il voto non è accompagnato dalle necessarie qualità manageriali e disponibilità finanziarie ed allora il bene collettivo, fatto di edifici antichi e moderni, locali, appartamenti, terreni etc. si degrada per carenza di uso e manutenzione. Senza nemmeno valutarne la locazione o la vendita a terzi per produrre reddito, lavoro e più ricchezza comune.

Altre volte se ne fa un uso personalistico a favore di amici di partito o di corrente per sostegno a un proprio discutibile agire politico. Ne deriva il dispendio di risorse immobiliari ed economiche, di improduttivi, tardivi e più costosi recuperi,dopo decenni di abbandono, di concessioni troppo simili a donazioni e un marginale e improprio utilizzo.

I danni che ne derivano non possono che essere dolorosamente spalmati sui già tartassati cittadini. Da noi gli esempi sono tanti: l‘Acait, la chiesa dei diavoli, i locali di Tricase Porto, l’ex macello sulla via per Marina Serra, il relativo porticciolo, alcune ex scuole etc. Sfogliare l’elenco delle nostre proprietà immobiliari, esaminarne la storia, l’utilizzo e l’utile che rendono o potrebbero rendere per le pubbliche casse, dovrebbe essere compito primario dei nostri “amministratori delegati”.

Forse un giorno qualche nostro giovane laureando presenterà una sua tesi di laurea sul nostro sottosviluppo e su quanto abbia su questo inciso anche il carente modo di gestire i pubblici immobili.

Adesso che il virus infettivo sembra quasi passato e quello sociale e politico sembra da noi mutare verso uno sperabile “rinascimento”, evidenziato dalla reazione di tanti nostri tecnici verso il PUG, dagli imprenditori del commercio verso la disattenzione comunale, dalla libera stampa locale verso carenze, incongruenze, pareri ed opinioni dei cittadini, assistiamo anche ad una politica cittadina che, in questi giorni, ha saputo fare “piazza pulita” di sé stessa.

Non senza un continuo stridulo vociare, scalpitare, accusare e inveire a volte più degni, a Palazzo Gallone, della scuderia, con gli odori e i nitriti di un tempo, che della dignità, pacatezza e diplomazia dovute alla soprastante Sala del Trono.

Nella attesa che questa venga occupata da una nuova amministrazione con un meno divisivo “stil novo”, si potrebbero ivi convocare, come intende fare il Governo a Roma, gli “Stati Generali”, ovvero gli organismi più rappresentavi della nostra cittadina e, sentite le varie campane, delineare le linee di sviluppo cittadino.

Purtroppo, senza una autorità a livello “Mosè” cittadino, non avremo le Tavole della Legge o i Dieci Comandamenti da imporre alla nuova amministrazione, ma avremmo almeno delle linee guida sulle quali i prossimi candidati dovranno confrontarsi, prepararsi e acquisire fiducia.

Compresa ovviamente la nostra comune ricchezza “immobiliare”, visto che il Governo, proprio per risanare le pubbliche casse, ora ancora più vuote per gli interventi dovuti al virus, intende favorire proprio la vendita degli immobili pubblici non strettamente necessari.

Siamo ormai in estate e, come ormai triste consuetudine, risalta il nostro immobilismo costiero, anche in termini di beni sia pubblici che privati. Non basta certo un po’ di lifting e imbellettamenti rivieraschi a darci speranza, a fronte delle nostre “Sette Meraviglie” che fronteggiano il Mare Nostrum.

Da Nord verso Sud, la Torre del Sasso, ove di sassi uno sull’altro ne rimangono ormai pochi; Il ben noto rudere di Punta Cannone oggetto anche di recenti, costose ed infruttuose azioni legali; la banchina di Tricase Porto con quel misto pericoloso, affollato ed unico di balneazione portuale e nautica balneare; il “Grande Hotel” sul Quadrano che, incompiuto nel passato millennio, pare voglia esserlo anche per questo; il solito Rio ove la nostra politica, ormai decaduta, ha predisposto una nuova attrattiva turistico -gastronomica, quella del pesce fresco locale dissetato con acque dolci piovane costosamente depurate; la torre di Palane che, abbandonata da troppi anni ai sogni di un mega recupero, non è stata degnata di pur miseri lavori conservativi e, per finire, il porticciolo di Marina Serra, chiuso alla nautica, chiuso alla balneazione e dunque all’elementare buon senso economico e turistico.

Dipenderà anche da noi tutti se la futura amministrazione ci porterà a meno immobili e più efficace gestione, più ricchezza e meno indolenza, più vere meraviglie costiere, come la piscina di Marina Serra e le vicine grotte, e meno abbandoni, nuove facce degli eletti e meno shows di facciata.

Ma bisognerà essere più vigili e meno immobili, e ricordare quello che Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione diceva in un suo libro a proposito dei troppi mali italiani. “Per prima cosa si dovrebbe introdurre la rotazione degli incarichi delicati”. Per gli “eletti” c’è la rotazione col voto e/o, come in questi giorni, la sfiducia; per gli “assunti”, in assenza di norme adeguate o decisa volontà politica, certe “meraviglie” non ruotano ma rimangono; per noi tutti, con il delicato incarico di elettori, quello di non ridursi al mero valore cartaceo di una scheda elettorale, ma di sentirsi dinamici tasselli di una più partecipata democrazia.

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