Tricase,25 aprile 2020

o l’insofferenza del Potere

di Alessandro Distante

In un articolo uscito nel numero scorso avevo parlato dell’intervento del Comune di Tricase nella distribuzione di buoni mensa. Indicavo numeri e modalità di gestione. Ponevo in evidenza luci ed ombre e, a difesa dei più indifesi, evidenziavo la triste vicenda di una fila fatta sotto il Palazzo Municipale, senza alcuna privacy; in uno spirito di sano e costruttivo confronto, suggerivo, ad esempio, la consegna a domicilio dei buoni mensa.

A conferma della verità del fatto pubblicavo una foto giunta in Redazione.

Dopo qualche giorno, l’Amministrazione sentiva la necessità di rassicurare i tricasini che nessuno sarebbe rimasto indietro e fin qui tutto bene, ma riteneva di non dover accogliere i suggerimenti. E anche questo ci può stare, ci mancherebbe altro.

Il punto è che i Consiglieri di maggioranza e i componenti della Giunta passavano a censurare chi aveva scritto l’articolo e pubblicato la foto, accusandolo di aver portato all’evidenza una vicenda che non doveva essere resa pubblica, perché tutti in Comune lavorano e lavorano bene e quindi la denuncia era ingiusta, infondata e pericolosa.

Il tutto evidenziando, ancora una volta, l’insofferenza per la critica e mal nascondendo la minaccia a stare zitti, ad essere sordi e a chiudere gli occhi.

Un altro attacco al Giornale (o alla “testatina” come simpaticamente ribattezzata dal Primo cittadino) e ai Giornalisti (ricordo un “chissà perché” per il quale la Giunta decise di procedere contro il corrispondente de Il Quotidiano); un attacco, ancora una volta, senza stile, al punto che gli Amministratori hanno ritenuto di non dover inviare la risposta a Il Volantino ma agli altri due giornali locali.

La Città di Tricase –è bene dirlo- non accetta nessun virus e, tanto meno, un virus che intacchi il confronto democratico che passa anche dalla libertà di stampa e soprattutto dalla stampa libera. 

P.S. In Redazione sono giunte alcune email di chi in fila, o che ha saputo della fila, ha condiviso il mio pezzo e questo mi basta.

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