di Alessandro Distante

Mi sembra questo il dilemma di fondo: se cioè un Comune, come quello di Tricase, debba essere considerato un condominio o magari un super condominio oppure se non sia invece una comunità.

E’ questo un dilemma che riguarda innanzitutto gli Amministratori ma che non risparmia neppure i cittadini.

L’arte del governare è un’arte difficile, complessa e perciò stesso affascinante. Il coniugare domande e risposte in un contesto caratterizzato, da un lato, da difficoltà legate ad una congiuntura che ormai dura da decenni con risorse private e pubbliche sempre più ridotte, e, dall’altro, dal crescere, al contempo, delle esigenze e delle emergenze.

Un compito non facile e che richiede sacrificio di tempo, che comporta logorìo fisico e mentale ma che è conseguenza della dichiarata disponibilità all’impegno e della volontà democraticamente espressa dai cittadini.

In questo quadro difficile, e che perciò richiede un governo, occorre districarsi, avendo ben fissa la meta e cioè il bene comune.

Ma la questione è di fondo e ritorno al dilemma di partenza.

Una amministrazione di un Ente locale non può certo ridursi ad una gestione dell’esistente e al rincorrere le emergenze oppure a inseguire finanziamenti purché siano; questo è proprio di una gestione condominiale dove il quotidiano (pulizia delle scale, dell’androne di ingresso, manutenzione dei solai, pitturazione delle pareti esterne, ecc.) prevale sulle pressocchè inesistenti esigenze di apportare migliorie ed abbellimenti; un bravo amministratore di condominio gestisce l’esistente preservandolo da incuria e deterioramenti.

L’amministrazione di un Comune deve assicurare non solo il buon funzionamento del super condominio ma deve necessariamente andare oltre; a stare insieme in un Comune non sono le proprietà e quindi le cose ma le persone e quel portato di idee, di passioni e di emozioni che contraddistinguono e differenziano una comunità da un condominio.

E’ per questo che bene ha fatto l’Amministrazione Chiuri ad incontrare i cittadini discutendo sul cosa fare per l’ACAIT e bene ha fatto una Associazione a creare un’altra occasione di incontro.

Sono positivi ed importanti segnali nella direzione di una dimensione comunitaria dove devono emergere le passioni e le idee di fondo.

Si rimarrebbe però insoddisfatti se si sprecassero queste occasioni; se si riducessero ad un elenco di difficoltà ed inadeguatezze che dipingono un quadro fatto di “sarebbe bello ma non si può” oppure di “vorremmo ma non è possibile” o, peggio ancora, “tutti bei discorsi ma che non tengono conto della mancanza di soldi e di personale”.

Ancora peggio se ci si consolasse con il parlare di eredità pesanti accettate necessariamente senza beneficio di inventario.

La Città non può avere una rappresentazione delle sole difficoltà ed essere tentata dal vittimismo o cadere nella rassegnazione. Ancora peggio sarebbe far passare un altro messaggio che è quello del lasciateci lavorare perché tutto il resto sono parole destinate a rimanere parole, in quanto troppe sono le carenze che rendono inutile qualsivoglia idea ambiziosa o qualsivoglia idea di programmazione.

Compito della politica, e soprattutto di quella che governa, è creare un ponte tra le esigenze e le aspirazioni o, perché no, tra i sogni dei cittadini e la storia concreta.

Anche i cittadini devono tuttavia ragionare ed agire in termini di comunità.

Non è possibile che si pongano all’Amministrazione questioni prettamente privatistiche oppure che interessano soltanto il proprio gruppo o la propria associazione.

Se così si facesse si finirebbe in una comunità fatta di corporazioni o si finirebbe per essere soltanto rivendicativi perdendo di vista il bene comune.

Il governare non ha scorciatoie se non passa attraverso la partecipazione e il dialogo.

La partecipazione deve vedere i cittadini protagonisti e responsabili, consapevoli cioè delle difficoltà dell’amministrare; il dialogo impone una capacità di ascolto, richiede una reciproca fiducia ed impone una capacità di sintesi.

Solo così si può creare e vivere una comunità; diversamente, saremmo solo un super condominio magari pulito ed efficiente, bello ma senza anima, svuotato cioè di quell’afflato che è il connotato tipico di un insieme fatto di persone e non di cose, di un insieme, cioè, che è una comunità e che non si rassegna ad essere un condominio.

 

 

  

 

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